Armonia e luce. Il monumento a Luca Fieschi.
Disegno di Eleonora Liorsi

Armonia e luce. Il monumento a Luca Fieschi.

diAlessandra Gasparini


Genova, 18 giugno 2025. Sono nei pressi della splendida chiesa di San Matteo, che dà nome alla piazza, e mi dirigo verso uno dei più bei musei della città, il Museo Diocesano, in via Tommaso Reggio. Ricchissimo per le numerose e preziose opere d’arte contenute, è poco noto ai non genovesi, mentre si tratta di un autentico gioiello, da scoprire visitando la città che tanto amo. A partire dal magnifico chiostro della fine del XII secolo, quando qui risiedevano i Canonici della Cattedrale, San Lorenzo, per arrivare al polittico di San Bartolomeo (secolo XIV) di Barnaba da Modena e agli incredibili cinquecenteschi teli blu, che in un tessuto identico al jeans vedono mirabilmente rappresentata la Passione di Cristo. Questo luogo che raccoglie un significativo patrimonio di opere d’arte è carico di sorprese, ma il gioiello forse  splendente occupa l’intera parete di una stanza e la illumina con le  elegantissime  opere di marmo bianco apuano. Figure diverse realizzate dai medesimi artisti compongono un insieme unico, che tenta di ricostruire quella che forse in origine era la Cappella Fieschi, nata per volontà del giovane cardinale Luca e collocata nella cattedrale, per costituirne il monumento funebre. Lui che amava l’arte ed era committente e collezionista di opere volle, per ospitare i suoi resti, un’opera grandiosa. Fu il primo sepolcro collocato in San Lorenzo, famoso per la sua magnificenza. Quando la cattedrale venne restaurata le parti architettoniche furono trasferite nel museo Sant’Agostino e infine, nel 1991, nella sede attuale.

Nel 2020 questo complesso scultoreo ha vissuto una significativa fase di restauro, durata quattro anni. Ha comportato l’assemblaggio di ben 120 frammenti, nel tentativo di ricostruire  un esemplare il più vicino possibile all’originale. L’esposizione attuale è disposta su una parete di 850 cm, con la possibilità di ammirarne da vicino la parte superiore grazie a un affaccio che consente di godere dell’intera opera dall’alto, salendo ad un piano successivo.

Tuttavia esaminiamola partendo dalla parte bassa, dove, protette ciascuna da uno splendido leoncino di marmo a fauci spalancate, si ergono le quattro Virtù Cardinali, di Lupo di Francesco e Bonaiuto di Michele, che risalgono circa alla seconda metà del 1300.


Le statue, che furono divise dal monumento quando nel Cinquecento venne trasportato in San Lorenzo, compaiono nel Settecento sulla facciata della chiesa di Santa Maria Maddalena, sempre a Genova. L’affinità di stile con i leoni e le dimensioni hanno consentito di reinserirle nel sepolcro del Fieschi, a rappresentare le grandi qualità politiche del cardinale. Da sinistra a destra, le quattro figure femminili simboleggiano la Giustizia, la Temperanza, la Fortezza e la Prudenza. Questa è la parte dell’opera che più mi cattura, i leoni mi sembrano teneri più che feroci, mi paiono cuccioli che mostrano i denti per sembrare adulti. Le donne hanno un’espressività popolare, mi ricordano certi indimenticabili volti della Roma dei film di Pasolini, tuttavia con abiti elegantemente drappeggiati. Giustizia tiene nella mano sinistra le tavole della legge e nella destra una spada con la punta rivolta verso l’alto. Sembra guardare la compagna a fianco, chiederne la collaborazione. Sull’abito compare una bilancia, nel drappeggio a livello del seno, e porta, unica tra le quattro, una semplice corona sul velo che le ricopre il capo. Temperanza appare riflessiva, il volto appoggiato alla mano destra, con la sinistra regge un’anfora. Accanto a lei Fortezza, l’espressione è accesa, una corda fa da cintura al suo abito e il velo lascia intravedere i capelli ricciuti. Con la mano destra regge per la coda un animale feroce, che si appoggia alla sua veste. Infine Prudenza sembra guardare con diffidenza le altre, il mento appoggiato alla mano sinistra, con la destra regge la veste drappeggiata.


L’intensità degli sguardi delle quattro donne emana un fascino inconsueto, l’artista le coglie nella loro specifica umanità.

Si può definire Luca Fieschi come un collezionista e un committente, poiché possedeva numerosi oggetti di grande valore e fece a suo tempo erigere varie chiese nei domini feudali della famiglia. Di queste a Genova resta S. Maria di Carignano, sul colle in cui avevano preso residenza i membri principali della sua casata.


Sopra il sarcofago della camera funeraria vediamo giacere il corpo del cardinale, ai cui lati lo onorano due splendidi angeli che reggono le cortine, forse i più grandi dell’iconografia gotica in Italia, che paiono soffrire e sospirare per la perdita di un grande religioso e politico. Il volto del defunto conserva i tratti nobili e decisi del cardinale. Sopra agli angeli, la Vergine Maria e il bambino affiancati da santi.

Lo splendido sarcofago, collocato sopra le virtù, rappresenta la scena della verifica delle piaghe di Cristo da parte degli apostoli, di cui ci parla il vangelo di San Giovanni, che vuole riferirsi alla speciale relazione tra i cardinali e il pontefice¸ come successore di Cristo. Gesù ha le braccia spalancate come per riunire gli apostoli ai suoi lati e ai suoi piedi, e la cristianità tutta attorno a sè.

La purezza, l’equilibrio, ma anche l’umanità pregnante di ciascuna di queste figure, l’espressività  incisiva dei loro volti, concorrono a comporre un’ opera che, nel suo insieme, induce alla contemplazione di figure e gesti e trasmette una sensazione di perfetta, luminosa armonia di ogni elemento, inclusi i buffi leoni, più simili a gattoni che giocano a esseri feroci. Un misto di austerità, rigore, zelo religioso, al tempo stesso volontà di celebrare un personaggio all’epoca importante e potente, ma anche un senso di profonda umanità, colta in varie  sapienti sfaccettature.

Per chi passasse da Genova, assolutamente da vedere!

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