Silvano Lazzeri e il restauro di grandi opere
Paola Casulli - New York

Silvano Lazzeri e il restauro di grandi opere

diLorena Fiorini

Quali tappe hai percorso nella tua formazione per arrivare alla professione di restauratore che hai svolto con tanta passione? 

La mia gioventù passata tra i Salesiani di Don Bosco, mi ha permesso di portare avanti una preparazione sufficiente (per le mie forze) su entrambi i due valori che intimamente uniti, sono stati il faro che ha guidato le scelte della mia vita, ossia la passione per teologia e tutto quello che mi aiutava a trovare una risposta alle domande sul mistero della Vita che mi ha portato a conseguire il diploma di Baccalaureato in Teologia presso la Pontificia Università Gregoriana dal titolo Esperienza Estetica come via all’Assoluto; il secondo valore è stata la passione per l’arte  che è stata consolidata con l’Abilitazione Artistica, presso il Liceo Artistico di Carrara, seguita dal Diploma di Laurea Magistrale di Restauratore nel 1980, conseguito presso l’O.P.D. (Opificio delle Pietre Dure di Firenze), del cui primo Corso Istituzionale ho fatto parte. Dopodiché ho iniziato la professione di restauratore lavorando a Napoli, agli affreschi di Giorgio Vasari nella sacrestia della Chiesa S. Anna Dei Lombardi. Infine, vinto il Concorso Nazionale, nel 1983 entro come dipendente del Ministero dei Beni Culturali, nella Soprintendenza di Arezzo, a contatto stretto con gli affreschi di Piero della Francesca del ciclo pittorico della Legenda della Vera Croce nella Basilica di S. Francesco in Arezzo, la Resurrezione nel Museo Civico di Sansepolcro e la Madonna del Parto di Monterchi e tante altre opere di tanti altri illustri e meno illustri autori di cui è molto ricca la Provincia di Arezzo.

Silvano, sei reduce dal raggiungimento di un ambito obiettivo. Ce ne parli?


Si, molto volentieri. Appena andato in pensione, più libero dai miei impegni di lavoro, mi sono iscritto al Biennio di Arte Sacra istituito dalla Facoltà di Teologia dell’Italia Centrale con sede a Firenze dove ho potuto portare a termine un percorso che vedeva confluire in un’unica meta ideale i due interessi che avevano guidato la mia vita, ottenendo dall’Istituto Superiore di Scienze Religiose della Toscana Santa Caterina da Siena la Laurea Magistrale in Scienze Religiose con specializzazione in Arte Sacra, Conservazione dei Beni Ecclesiastici e del Turismo Religioso dal titolo: Restauro: momento privilegiato di approfondimento della conoscenza di un’opera d’arte e metafora del cammino di ogni uomo alla riscoperta della propria immagine divina.



Un risultato prestigioso che corona un sogno.  Qual è la spinta a impegnarti?


Il sogno coronato non è tanto il titolo raggiunto quanto l’unione di due istanze profonde che tengono vivo il mio spirito: quella religiosa e quella estetica. La profonda e quanto mai attuale, concezione antropologica che la teologia cristiana ha prodotto a partire dalla rivelazione biblica sull’uomo, inteso come Immagine di Dio trinitario, che espongo nel primo capitolo della tesi, alla luce dell’esperienza vissuta dall’uomo del 2000, risulta molto annebbiata e sfigurata e al suo ‘restauro’ devono collaborare tutti gli uomini di buona volontà. E’ ad essi che si rivolge l’enciclica Laudato sì di Papa Francesco sollecitando un’autentica conversione, non più rinviabile pena la distruzione dell’intero pianeta. La spinta ad impegnarmi, come mi chiedi tu, nasce da qui: contribuire nel mio piccolo a creare una nuova coscienza umana poiché le ferite profonde prodotte sul volto dell’uomo moderno dalle ideologie totalitarie e disumanizzanti e le guerre che ne sono seguite, hanno talmente sfigurato l’immagine dell’uomo da non riconoscervi più un’origine divina. Al paragrafo 207 dell’Enciclica si afferma:

[…] La Carta della Terra ci chiamava tutti a lasciarci alle spalle una fase di autodistruzione e a cominciare di nuovo, ma non abbiamo ancora sviluppato una coscienza universale che lo renda possibile. Per questo oso proporre nuovamente quella preziosa sfida: ‹‹Come mai prima d’ora nella storia, il destino comune ci obbliga a cercare un nuovo inizio […] Possa la nostra epoca essere ricordata per il risveglio di una nuova riverenza per la vita, per la risolutezza nel raggiungere la sostenibilità, per l’accelerazione della lotta per la giustizia e la pace, e per la gioiosa celebrazione della vita››.

La convinzione che un autentico progresso umano non è tale se non è anche etico, è sempre più diffusa, soprattutto oggi alla luce dei disastri provocati dallo sfruttamento scriteriato delle risorse del nostro pianeta. ‹‹Il cristianesimo moderno, di fronte ai successi della scienza nella progressiva strutturazione del mondo, si era in gran parte concentrato sull’individuo e sulla sua salvezza. Con ciò ha ristretto l’orizzonte della sua speranza e non ha neppure riconosciuto sufficientemente la grandezza del suo compito››, dice nella sua enciclica “Spe salvi” Benedetto XVI°. Per un cristiano che vuol vivere in pienezza il suo tempo Cristo rimane l’Immagine Divina ideale da incarnare per indirizzare il progresso umano verso un’ecologia “integrale” che sappia guardare anche al mondo dello spirito e la sua dimensione agapica.



Molti cicli pittorici che i nostri giovani accostano nei loro studi parlano di questo umanesimo soprattutto dopo che approfondimenti sono stati resi possibili da restauri condotti in modo “critico” in tutti gli aspetti, materici, storici, estetici e contenutistici. Tali interventi hanno permesso, oltre che un superamento delle cause di degrado (quasi sempre dovute anche all’inquinamento ambientale prodotto dall’uomo), anche di rimuovere criticamente e documentandolo, tutto ciò che per le vicissitudini storiche si è andato depositando negativamente su di essa, e riconsegnando la superficie pittorica originale, recuperata in salute, al godimento estetico ancora possibile, permettendo una lettura sia dei particolari che dell’insieme. Così concepito e attuato, l’intervento di restauro diventa, per analogia, anche metafora del cammino che ogni uomo motivato, sia come singolo che come comunità, cerca di fare nel ritornare alle origini per ritrovare quell’Immagine di Dio Trinitario persa nei meandri della storia, privata e collettiva.


Il restauro oggi.  I giovani hanno passione per questa arte?

Penso di si tendenzialmente, in quanto appassionati a ciò che è autentico e non falso, ed è proprio ciò che fa l’operazione di restauro di un’opera d’arte quando recupera l’immagine originale ed il suo autentico messaggio, come è capitato per la Legenda della Vera Croce di Piero della Francesca di cui riporto un significativo esempio nelle immagini (prima e dopo) dove la luce, divinamente naturale, colpisce lo stupendo volto femminile e, di riflesso, da lei si riverbera sul volto del giovane, rivelandolo in tutti i suoi particolari. Come negli anziani progenitori c’è stata solidarietà nel peccato, inteso come allontanamento da Dio Creatore e Padre, qui, nella bellezza dialogica della giovane coppia si legge la solidarietà nella speranza di Salvezza, realizzata nel Cristo Risorto. 

L’uomo “persona”, immagine di Dio Trinitario, è meravigliosamente raffigurato in questa giovane coppia di Nuovi Adamiti, capaci di dialogo (problematica attualissima)


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