Dorothy e Dorothy: primi amori
Alessandra Gasparini, Ritratto di Dorothy

Dorothy e Dorothy: primi amori

diAlessandra Gasparini

Dorothy Strachey, OLIVIA, Astoria Edizioni.

Gli incontri raramente sono casuali: non lo è stato il mio con il romanzo di Dorothy Strachey, “Olivia”. Cercavo una lettura al femminile , non sapevo cosa, la mia attenzione è stata catturata dall’intenso sguardo della ragazza in copertina, aprendo leggo “Alla cara memoria di V.W.”. La scrittrice che prediligo fra tutti, Virginia Woolf. Sei mio, dico al libro, qualunque cosa tu contenga. Arrivata a casa scopro che Dorothy, sorella dello scrittore Lytton Strachey e dell’eminente studioso James (siamo nell’ambito del famoso gruppo di Bloombsbury) ha scritto questo suo primo romanzo a settant’anni e che l’argomento era tale da suscitare scandalo nell’Inghilterra vittoriana, in cui la Strachey era vissuta. Di famiglia nobile, terza di dieci figli, con una madre molto impegnata nella causa femminista, Dorothy ha un’intelligenza vivace, riceve in famiglia un’educazione laica e illuminista, ha poco spazio in quella movimentata congerie per ricercare una propria collocazione, sia emotiva che intellettuale. Trascorrerà un anno in un collegio francese, a Fontainebleu, e scoprirà l’intensa, avvolgente e dolorosa sensazione che si prova nell’amare per la prima volta , nell’amare chi non si dovrebbe, chi non può ricambiare, chi non può alleviare in alcun modo questo desiderabile, struggente brivido provocato dalla mancanza dell’altro , oggetto della propria totalizzante passione. 

Olivia

Così Dorothy aspetta una vita intera prima di  raccontare la storia che l’ha segnata per sempre, nonostante le tante esperienze vissute in seguito. Tra queste, l’essere la traduttrice in inglese di uno scrittore molto importante, André Gide, suo grande amico .  Nel dicembre 1933 invia proprio a lui il manoscritto, timorosa ma  fiduciosa di un suo giudizio positivo, di una esortazione a pubblicare. Delusione, l’amico è troppo egocentrico per curarsi di lei, accenna al suo scritto in modo superficiale, chissà se lo ha letto, e comunque a lui importa  solo parlare delle sue creazioni. Così Dorothy lo tiene nel cassetto. Solo nel 1949 deciderà di pubblicarlo, forse perché i tempi sono cambiati, forse perché il ricordo della persona che tanto ha amato è ormai lontano, di lei non vi è più traccia. Il  romanzo racconta di Dorothy, ma la protagonista si chiamerà Olivia. Nella prima edizione non compare il vero nome dell’autrice. Anche l’autrice si chiama come la protagonista. Olivia di Olivia.

Mlle Julie

La sedicenne Olivia, in cui la madre ha sempre stimolato un forte interesse per la letteratura, dopo un’esperienza negativa in un college inglese viene inviata ad arricchire la sua cultura in Francia,  in una scuola dove due direttrici, Mademoiselle Cara e Mlle Julie, si contendono l’affetto di un gruppo ridotto di alunne, quasi tutte di condizione sociale elevata. Olivia non ha molta stima  di se stessa, sia dal punto di vista fisico che intellettuale. Al contrario, per chi legge il romanzo, si dimostra molto vivace e senza inibizioni, poiché il magico ascolto della lettura di un brano di Racine               da parte di Mlle Julie, bella, vivace e intrigante, così totalmente coinvolta e partecipe dell’opera a cui si sta dedicando, la perderanno per sempre. Olivia la ama, questo le risulta subito certo, anche se non saprebbe definire quel miscuglio di stati d’animo contrastanti, ora tendenti all’esaltazione, ora disperatamente cupi e indecifrabili. Il suo amore è rivolto ai particolari, la posa della mano  dell’amata durante la lettura, le impronte di espressione, la curva del profilo … È un amore anche decisamente fisico, che per la prima volta le fa prendere in considerazione il suo corpo. Mlle Julie coglie la speciale intelligenza e sensibilità di questa sua alunna, tanto da coinvolgerla in alcune sue gite in città, per condividere con lei esperienze culturali e momenti divertenti. Olivia ormai pende dalle sue labbra, che in ogni momento possono decidere della sua felicità come della sua profonda tristezza.

Le altre

Le compagne del collegio  sono per lo più indifferenti  o, in alcuni casi, simpatiche a Olivia, perché sembrano non invidiarla, nonostante la spiccata preferenza che Mlle Julie ha per lei. Tuttavia è gelosissima di chiunque desti l’attenzione della sua insegnante.  In particolare di una bellissima ragazza americana, di cui la direttrice riconosce e afferma le doti fisiche. In questo ambiente quasi solo femminile (gli insegnanti  maschi sono pochi, si incontrano sporadicamente e sono  descritti come privi di qualunque attrattiva) le passioni si consumano tra donne. Passioni che possono diventare morbose e laceranti. 



Mlle Cara

L’altra direttrice, Mlle Cara, è molto gentile, ma di una gentilezza artificiosa, rivolta a raccogliere maggiori consensi da parte delle alunne. Afflitta da terribili emicranie e da instabilità emotiva, non sopporterà la dura competizione con l’affascinante Julie, a cui è legata da un ambiguo rapporto di odio-amore. Muore molto giovane, per una dose sbagliata della medicina che dovrebbe curarla, in circostanze non chiare. Da questo momento Julie cambia, si ritiene responsabile dell’abbandono morale dell’amica con cui ha fondato il collegio e condiviso tanti momenti importanti della sua vita. Si sente coinvolta da Olivia, ma non potrà mai accettare la natura di questo coinvolgimento, e la allontana da sè , in modo  crudelmente definitivo. 


“Iniziavo la mia nuova vita in condizioni molto diverse dalla vecchia. Qui non sarei stata una paria, una capra rimasta fuori dal recinto della salvezza e squadrata con sospetto dalle pecore metodiste ammassate al sicuro nell’interno. Al contrario, sentivo di partire con tutta la simpatia delle autorità e il rispetto delle compagne, figlia preziosa di un’amica riverita; e se, ragionavo, c’è tanta amicizia tra le signorine francesi e mia madre, vuol dire che sono al corrente delle sue ‘convinzioni’ e magari le condividono.”

“Ho sentito leggere Racine da molti, e molti erano uomini famosi, ma non ho mai sentito nessuno leggerlo bene come Mlle Julie. Lo leggeva in fretta, con semplicità, senza gli artifici e i vezzi degli attori, senza gonfiare la voce, senza gesti,  solo alzando ogni tanto la mano che stringeva un lungo tagliacarte d’avorio. Ma la solennità del suo atteggiamento e della sua voce mi trasportò di colpo alla corte di principi e in presenza delle grandi emozioni … Quella notte andai a letto in preda ad una specie di stordimento, dormii come se fossi stata drogata e al mattino mi destai a un mondo nuovo –un mondo elettrizzante- un mondo in cui ogni cosa era violenta e affilata, ogni cosa era carica di strane emozioni, ammantata di misteri straordinari, e in cui io sembravo esistere solo come nucleo interiore di un fuoco palpitante.” (pag.51)

“Capisco tutto -gridavo a me stessa- finalmente ho capito. La vita, la vita, la vita, questa è la vita, piena fino all’orlo di ogni estasi e ogni tormento. È tutta per me , è mia da prendere a piene mani, da consumare, da prosciugare.”

All’armonia e ricchezza stilistica Dorothy Strachey unisce una semplicità espressiva che è al tempo stesso  sapiente e originale, unitamente a una capacità non comune di esprimere attraverso il linguaggio della narrazione le emozioni più intime, indefinite, spesso contraddittorie della protagonista , così come il mistero doloroso e pieno di fascino che avvolge Julie ai suoi occhi.  


Dorothy Tse: “ Il professore e la ballerina del carillon ”, edizioni e/o.

Cambiamo epoca e collocazione geografica. Oggi, ad Honk Kong. Per incontrare un’altra Dorothy, ugualmente interessante. Lei è Dorothy Tse, insegnante di scrittura creativa presso la Hong Kong Baptist University, al suo esordio letterario con il romanzo “ Il professore e la ballerina del carillon ”, comparso in libreria, come “Olivia”, i primi di gennaio. Che cosa accomuna le due donne, a parte il nome? Un motivo personale. Le ho incontrate nella stessa occasione, ho comprato assieme i due romanzi. Mi sono accorta solo in un secondo momento della omonimia. Leggendo la Tse dopo la Strachey , colgo un altro più significativo elemento di corrispondenza: si narra di un primo amore passionale e totalizzante. E un secondo: è un amore fuori dalle regole sociali, proprio per questo sentito come profondamente autentico, travolgente. Tse ci racconta di una città fantomatica, Never (facilmente identificabile con Hong Kong, la sua città), che sorge sull’isola di Vitro ed è stata sottoposta prima a colonizzazione, poi a un regime autoritario. Il protagonista è il cinquantenne prof Q . Pensiamo a Kafka, la cui presenza si avverte, oltre che nel carattere di fusione tra onirico e reale, nella depressione che il rapporto con le autorità,  il dover sottostare a norme  poco gratificanti produce sugli esseri umani. Il professor Q, dicevo, vive in un mondo che da un po’, nel suo animo, si colora di grigio scuro. Ha una moglie bella “come un angelo”, con cui comunica solo all’apparenza, non sapendo avere con lei un reale trasporto fisico: il suo corpo è per lui “ un tempio, una fortezza, una chiesa senza entrata”, non profanabile, inarrivabile. La sua carriera universitaria non procede, nonostante il suo impegno, lo dichiarano meritevole, ma mai nessuno prende a cuore i suoi meriti.  Anzi, è oggetto di dileggio, quando non di malcelata indifferenza. Poi, qualcosa cambia. Nella vetrina di un antiquario scopre un carillon che contiene una danzatrice, nuda, seduta, si abbraccia le ginocchia e lascia intravedere un profilo ed un corpo che il professore avverte come carichi di sensualità. La incontrerà di nuovo, molte volte, prima su un cartellone pubblicitario che invita ad uno spettacolo teatrale, vestita di un tutu e danzante, poi su un palcoscenico, quindi in una scatola abbandonata in un bidone della spazzatura, raggomitolata, infine gli viene concesso di acquistarla/sposarla , per poi  incontrarla ogni volta in una oniricissima chiesa ( e qui non posso fare a meno di ricordare il  giapponese Haruki Murakami) rivestita da affreschi che rappresentano, assieme all’Eden, un inferno molto lussurioso. Questo sarà per il momento il luogo dei loro incontri segreti, in cui lui disperatamente, ma anche  gioiosamente, la possiederà, insaziabile. Questo e molto altro nel bel romanzo di Tse, dove le descrizioni continuamente mutevoli della città ricoprono un ruolo centrale e dove gli studenti stanno organizzando la ribellione al governo. Ma il professor Q, perso nei meandri della passione amorosa, non si cura neppure che i suoi cento studenti siano diventati solo tre, e nemmeno tanto svegli. Una narrazione sovversiva e potente.

Incontro con Eilis

“ Era stupito di essere stato l’unico a vederla. Possibile che nessuno si fosse accorto di quella ragazza con la pelle diafana, completamente nuda?! Stringeva le ginocchia al petto. Era raggomitolata come una palla, anche se il pallore cereo la rendeva più simile a un corpo luminoso. Era come se l’avessero abbandonata lì insieme agli altri oggetti d’antiquariato, un lampadario di cristallo, un vecchio orologio a pendolo … E non si muoveva di un millimetro, teneva il viso tra le ginocchia, il mento all’insù e gli occhi puntati su di lui … Era pallida come un cadavere, ma con lo sguardo abbracciava tutto, come se avesse una vista a trecentosessanta gradi sul mondo. Il professore ritrasse la mano dalla veneziana e chiuse le palpebre.” ( pag.19)

Il mago sposa Eilis e il professore

“ Il mago lo incalzava :- Su, dai, Dio ci è  testimone: Vuoi tu … Aspetta, chi sei? Non so neanche come ti chiami … Vuoi tu portare Eilis a casa con te? Vuoi tu, buon uomo, riconoscere l’esistenza di un’altra specie vivente in un mondo dominato dagli umani, nella buona e nella cattiva sorte, in ricchezza e in povertà, in salute e in malattia? – Stringeva forte Eilis tra le braccia. Sembrava un matrimonio con tutti i crismi, solo che non vedeva la sua sposa. – Dieci secondi a partire da adesso. Su, dimmi, lo vuoi?”( pag. 69)

Nella chiesa

“ Voltandosi, notò una toeletta con uno specchio a tre ante. Si avvicinò e si sedette, alla sua età non voleva ammirarsi ma studiare meglio gli interni della chiesa dagli specchi. Invece l’immagine era confusa, la realtà si ripiegava a fisarmonica, moltiplicata in una teoria di riflessi incongruenti. Improvvisamente pensò che la cosa più sorprendente non era avere ignorato per così tanti anni l’esistenza dell’isola con la chiesetta,  ma che in tutte le altre città in cui aveva vissuto non ci fosse un posto simile, capace di accogliere con la stessa generosità lui e i suoi tesori. Gli oggetti sino allora tenuti nascosti si sdoppiavano e si dilatavano in tutta la loro magnificenza. Eilis, la sua amante, lo fissava da vari mondi paralleli. Il suo sguardo non lo intimoriva più. I suoi occhi erano due soli che, come in un sogno, infondevano coraggio e nuova linfa a ciò che era proibito nella realtà piatta e opprimente.”


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