L'amore al tempo dei vecchi
Gaspare Canino, senza titolo 3

L'amore al tempo dei vecchi

diAldo Viano

Lo vedo dalla finestra lavorare nell’orto. Oh, non è un granché il suo piccolo paradiso di cui, lo ammetto, sono un po’ gelosa. Si aggira tra le piante con prudenza e il suo modo di prendersene cura mi ricorda le sue attenzioni d’innamorato per me. Da giovani eravamo entrambi più irruenti e non provavamo vergogna a mostrare la nostra parte più appassionata.


Si è alzato presto perché a metà mattina il caldo si fa già sentire. Gli insetti sgusciano dai fiori di zucca, gialli di polline, per poi svolazzare tra le canne dei pomodori. A lui non danno fastidio come a me, li allontana dolcemente con un gesto ampio della mano quando gli ronzano troppo vicino. Innaffia, taglia le foglie secche, raccatta qualche pietra ingombrante da ammonticchiare di lato e poi prepara la cassetta di plastica che riempirà con il suo bottino quotidiano. 


Non alzerà lo sguardo, non prima d’aver finito il suo lavoro. È solo con le sue creature e con qualcosa da cui in qualche modo sono esclusa. O forse è solo la mia immaginazione. Ci conosciamo da bambini e, nonostante tutti gli anni passati insieme, ci è difficile non continuare a pensarci un po’ come eravamo all’inizio, con progetti e fantasie, in un’attesa che è la condizione principale delle persone che si vogliono bene. Il desiderio non fa mai parte del presente, anche se lo costruisce, e quello passato, seppure remoto, oggi si fa sentire come un ricordo armonioso e pacifico, odoroso d’erbe estive che impregnano l’aria. Non so se ci conosciamo davvero e tutto sommato non m’importa se non si è mai del tutto svelato, se ha omesso qualcosa, poco importa quanto importante. 


In mezzo alle bietole gli è nata una pianta strana. All’inizio non l’ha voluta strappare e da ieri ha incominciato a fiorire con una campana rovesciata, bianca, dalle punte attorcigliate. Ne ignora il nome, ma lui dice cha ha una fragranza particolare, dolciastra e leggermente agra. Gli ricorda una marca di eau de toilette che usavo tanto tempo fa e per questo motivo l’ha battezzato il “fiore del profumo”.


Lo vedo chinarsi: annusa la corolla aperta, regge il gambo e lo recide alla base. La cassetta colma di verdura riposa in un angolo all’ombra. Un’urgenza più cogente lo spinge a tornare.

Entra in casa, mi chiama e mi porge il fiore del profumo. Avvicino le narici, ne godo la delizia. Mi guarda finché il mio respiro non lo raggiunge.


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