Conversando con gli angeli
Paola Casulli “Ladakh, i monasteri sopra le nuvole”

Conversando con gli angeli

diFloriana Coppola

Angeli superpop di Carol Guarascio

                                                                                                                                    

Il titolo in copertina a carattere cubitale, come un’insegna metropolitana: ANGELI SUPERPOP. Il libro inizia citando il film IL CIELO SOPRA BERLINO. Questo riferimento allude alla sostanza metafisica del testo. Gli angeli sono presenze silenziose che seguono gli umani. L’autrice li cerca e li vede. Una scrittura visionaria e scherzosa, a volte epigrammatica, che conduce verso la percezione di un estraniamento graduale dalla realtà. Una dimensione surreale e ipnotica, oggettivata da un iperdettagliamento materico, fatto di oggetti comuni, presi dalla vita vissuta. La linea spirituale e quella materiale si intrecciano di continuo, creando un contrasto e uno spaesamento che coinvolge, con una sua intermittenza originale. E con una leggera ironia, con la soavità di uno sguardo fanciullesco, Carol Guarascio ci conduce nel suo viaggio tra il mondo delle cose e il mondo dello spirito.

E c’erano nel sacco angeli buoni, /li portavamo un tempo sulla schiena,

un po’ sbattuti, strattonati a tratti, /però nessuno mai si lamentava.

Erano biondi ma non proprio angeli /asessuati, erano biondi pop, diafani

e pop. Erano in tanti anche nei prati/ sdraiati con chitarre tra le braccia,

sulle scale delle chiese.

 

Le cose cantano un altrove che sa di infanzia perduta e di nostalgia, con leggerezza e stordimento, quasi si avesse timore di sentire tutto il dolore insieme, in un sol colpo, e allora le parole in versi diventano strumento di redenzione, riescono a trattenere ogni stilla, versando il veleno della vita un poco alla volta. Quasi un esercizio di pazienza e di meditazione.

La natura diventa persona e l’umano prende connotazioni vegetali e animali. Una cosmologia in versi, un canto che rende fluido il passaggio da una dimensione all’altra. Surreale e fantastico danno vita a una ars combinatoria di antica memoria. La lezione dei futuristi russi, le avanguardie artistiche del Novecento, la filosofia greca e latina, un plurilinguismo letterario che mescola inglese francese e latino, tutto crea delle gemme esistenziali e filosofiche. La poesia diventa gestazione speculativa, riflessione sul tempo che passa e che scolora ogni cosa.

In ogni testo ritorna il carattere cubitale, la segnaletica verbale che prende alcune parole e le trasforma in oggetti luminosi, sintagmi fluorescenti, un’indagine intrigante che unisce altre parole. L’autrice offre il potere del verso come una lente di ingrandimento sulle cose. L’essere umano guarda il mondo e lo racconta con tutta la meraviglia attonita negli occhi, per la bellezza della creazione e per il danno inferto dall’esistenza. La poesia panifica il senso delle parole.

 

Con sguardo gentile /l’angelo dall’ala sola/ e graffi sul dorso / fa su e giù sull’altalena

ha bocca da bambina/ di fragola zuccherina/ intento a panificare/ buco e schiamazzo

altrimenti detti/ bandolo in comfort zone/ l’angelo verde/aspetta il finimondo

che ha annunciato / il suo padrone/ sa che la congiuntura/nel giorno del giudizio

è scavo nel tempo/ la ricompensa/ sarà la stanza posta /in una piccola boule de neige

senza stelle e senza neve.

 

Gli angeli ritornano nei versi con una cadenza ritmica. In nota l’autrice cita Emanuel Swedenborg, filosofo e scrittore teosofico. Egli parla della "corrispondenza" tra gli opposti, della relazione fra le cose del mondo materiale e quelle del mondo spirituale. Ogni cosa del mondo materiale ha un suo corrispettivo nel mondo spirituale, a partire dalla nostra natura umana, che è l'espressione naturale di Dio. Per Swedenborg gli angeli appartengono tutti al genere umano, sono uomini in uno stato di perfezione. Ogni uomo è destinato a diventare angelo dopo la morte, se ha condotto la sua vita nel bene e nella verità. 

Carol Guarascio mette in scena la conversazione degli angeli con gli esseri umani, indica con precisione e chiarezza la prossimità inquietante tra le due dimensioni. La parola “bambino” ritorna spesso nell’intera silloge e indica un’apertura dello sguardo interiore verso una percezione più ampia che lega la materia allo spirito. Anche Jung riprende questa intuizione filosofica e mistica di Swedenborg, dicendo che il nostro inconscio collettivo fa rifermento a un unico immenso essere umano che ci connette tutti.

Guarascio condivide con quieta leggerezza i piccoli cammei linguistici, descrivendo la sua esplorazione teosofica. Leggendo l’intera silloge, appaiono i frammenti di un dialogo interiore con l’altro, nomi che indicano questa urgenza di un compagno di viaggio.

La poesia riflette su questo continuo spostamento dall’io al tu, dal dentro al fuori, dal piano della materia al piano dello spirito. All’altro si chiedono risposte che rimangono disattese. Si offre voce all’urgenza di interrogarsi per condividere il viaggio della vta, per sentire un afflato, un’appartenenza che consola e affligge.

Nella parte finale, leggiamo testi bellissimi scritti sul crinale della citazione autobiografica, dove i vissuti formativi si intrecciano agli omaggi verso i maestri, creando una genealogia storico-culturale di grande prestigio. L’incipit si ripete come corollario di apertura: Io sono qui su una sedia.

Seduti su una sedia si aspetta l’altro, si conversa con una presenza, si medita e si ricorda. Una posizione che allude a un movimento interiore, a un’inquietudine che si placa nell’attesa e nella memoria del tempo passato. L’infanzia, la madre e il padre, il disagio, la disabilità e la diversità, i nomi illustri, la storia che si mescola alle piccole storie.

Carol, dopo aver citato Swedenborg, inserisce, per chiudere la sua opera, un’altra figura eccezionale, il filosofo e poeta Ralph Waldo Emerson. Il poeta, filosofo del trascendentalismo, espresse nella sua produzione saggistica e letteraria la sua particolare concezione del mondo e della teologia, dando estrema importanza al sentimento della trascendenza, alla sintonia empatica con la natura. Per tale aspetto viene ripreso da Carol Guarascio, come altro maestro spirituale, per dare spessore filosofico alla sua magnifica conversazione con gli angeli.   

La poesia è spesso la punta di un iceberg, tocca parte di un continente che va studiato, letto e riletto. Angeli Superpop  è la scrittura di un  viaggio interiore,  cartografia nascosta che viene svelata,  pagina del processo alchemico che  rende ognuno persona.

E questo viaggio infatti diventa perlustrazione infinita dell’esistente e dei suoi misteri.


leggere poesia - Carlo Di Maio- da "Quando l'aria aveva paura di Nureyev

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