Dalle radici del mondo di Pierre Each-Ardour
Elio Scarciglia, particolari, Villa di Chiavenna

Dalle radici del mondo di Pierre Each-Ardour

diElisabetta Biondi Della Sdriscia

Dalle radici del mondo (Depuis les racines du monde), l’interessante antologia bilingue uscita nell’aprile di quest’anno per i tipi di Terra d’ulivi Edizioni, colma una lacuna del nostro panorama editoriale: è infatti la prima volta che le poesie del poeta francese Pierre Each-Ardour vengono pubblicate in Italia. L’antologia di Terra d’ulivi Edizioni ha il merito di proporci le poesie dell’autore di Nancy in lingua originale con a fronte il testo italiano, nell’elegante traduzione di Claudia Piccinno, la curatrice dell’opera: in tutto sono venticinque poesie, tratte dalle sue raccolte precedenti pubblicate tra il 2016 e il 2024, disposte in rigoroso ordine cronologico. Sfogliando il testo, arricchito dalla bella copertina che riproduce un dipinto ad olio di Laurent Grison, (Bleuité rimbaldienne), colpisce subito la mancanza di prefazione o di note introduttive: una scelta editoriale trasparente, in linea con il desiderio dell’autore di non legare il lettore ad un’interpretazione prestabilita dei suoi testi. Deve essere la poesia stessa, con il suo fluire di suoni ed immagini, ad evocare significati possibili in chi legge, in base alla sua sensibilità e al suo vissuto: il lettore è dunque invitato ad ogni verso a farsi parte attiva, a decriptare il linguaggio segreto della poesia. Anche il fatto che le liriche si presentino senza titolo, al massimo, se necessario, contraddistinte da lettere dell’alfabeto o da numeri, nasce da questa esigenza di non limitare la libertà interpretativa, mentre l’assenza di punteggiatura, soprattutto nel verso conclusivo, e talvolta l’uso della minuscola ad inizio opera, suggeriscono un continuum poetico, che prosegue idealmente pagina dopo pagina, da un libro all’altro, senza soluzione di continuità. Un continuum di grande musicalità, sensuale – intense le parole dedicate all’amata – e avvolgente, in cui il significante non è subordinato al significato e contribuisce a creare un universo poetico dove non c’è posto per l’io lirico e che dà vita ad una poesia universale di profonda spiritualità, anche se non religiosa stricto sensu. Fin dal titolo, Dalle radici del mondo, questo libro, infatti, fa riferimento alle origini, al mistero della vita che non muore e sopravvive a se stessa e al tema delle radici, un tema che attraversa diacronicamente l’opera del poeta ed è strettamente legato al suo opposto, all’assenza di radici, quindi allo sradicamento, all’esilio. Temi che scaturiscono dalle origini ebraiche e sefardite del poeta ma che travalicano la sua esperienza personale e finiscono per assurgere a metafora della condizione di tutti gli esseri umani sulla terra. I miei antenati perseguitati furono espulsi/ non mi hanno lasciato la chiave mancante/ dalla nostra casa sefardita derubata, scrive il poeta nella prima lirica della raccolta e alla fine della poesia successiva, dopo versi di luminosa sensualità, aggiunge: le tue variazioni risvegliano/ il vagabondare dell’esilio; e ancora, (pag. 29): ti sussurra, nella sera una luna dal profumo orfano con occhi superstiti, una poesia dell’esilio; e a pagina 39: nel silenzio riappare lo spettro/sgorgato dall’esilio; oppure: ancore radicate le corolle dell'esilio/ nell'humus dell'abisso (pag. 75). L’antologia termina con due testi tratti da una delle ultime raccolte di Pierrre Each-Ardour, Riportateli a casa, una raccolta dedicata agli ostaggi dell’attentato terroristico del 7 ottobre 2023, scritta per testimoniare la solidarietà del poeta – una solidarietà sul piano umano, priva di valenze politiche - alle vittime incolpevoli di quel terribile giorno. Il verso conclusivo della sezione e di tutta l’antologia - Siamo forse colpevoli di essere ebrei? - lascia sospesa nell’aria una domanda che punta direttamente al cuore dell’antisemitismo e di ogni altra forma di razzismo, ed è espressione dell’impegno dell’autore contro ogni discriminazione. Ma anche se la poesia di Pierre è intrisa d’impegno civile ed umano – un’altra sua recente raccolta Pire est la mer que les déserts! è dedicata al dramma dei migranti dispersi in mare - arrivati alla fine del libro ci si ritrova pervasi da un senso di leggerezza, con la sensazione che lo sguardo del poeta sul mondo ci inviti a coglierne la bellezza e l’armonia, inviandoci un messaggio di speranza che prevale sull’abisso del reale: al di là delle ingiustizie e dell’oscurità l’amore e la poesia permeano il creato e per qualche mistero, se il mondo crollasse e si dislocasse, la speranza di un grande nuovo inizio aleggerebbe sulle sue rovine di isolamento.


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