Diario da un interno
Paola Casulli “Ladakh, i monasteri sopra le nuvole”

Diario da un interno

diCarol Guarascio

Un semplice compito scolastico. Con questi intenti inizia il resoconto di una giovane studentessa di seconda media che ha tanta voglia di condividere le sue emozioni e che decide così di raccontare un’esperienza tutta sua ma in fondo di tutti gli uomini del mondo. Il primo lockdown.

È limpido il suo sguardo da quel balcone che per mesi rappresenta il suo unico punto di osservazione. Da lì si può guardare il mondo che si ferma, sempre più, che rallenta i suoi ritmi, si può constatare che l’aria si fa pulita e cristallina, si può aspettare la primavera e interagire con i condomini improvvisando canzoni e flash mob. Si può anche assistere ai litigi di qualcuno che forse non ce la fa a restare tranquillo in un momento così difficile.

Micol è una ragazza come le altre ma ha un modo singolare di guardare le cose, che dimostra maturità, serietà nell’aver colto subito la gravità della situazione. Certo, intorno a lei ci sono figure fortemente positive: i genitori che continuano a lavorare rischiando il contagio ogni giorno, l’insegnante di lettere che la sprona a scrivere invogliandola a mantenere un ritmo costante nella redazione del suo diario, i nonni di cui sente la mancanza ma che restano i suoi confidenti. Grazie a queste persone Micol riesce a dare sistematicità al suo racconto, riesce a credere totalmente in quello che sta facendo.

 

Come scrive Kristian Guttadauro, giornalista e scrittore siciliano che vive in Irlanda, nella prefazione al Diario da un interno, Terra d’ulivi Edizioni, 2020:

Un giorno ricevetti via email alcune pagine scritte da Micol. Un resoconto della sua nuova quotidianità che stava scrivendo, inizialmente come compito assegnato a scuola, ma che poi aveva deciso di continuare, sem­plicemente perché aveva bisogno di esternare in qual­che modo le sue emozioni in un periodo tanto dram­matico che stava mettendo in ginocchio il mondo intero, figuriamoci una ragazzina di quasi tredici anni.

Lo lessi avidamente e le chiesi di mandarmi sempre più pagine di quello scritto attraverso cui provavo a sentire ed immaginare la vita nel mio paese, mentre si era costretti a stare in casa e la televisione mostrava le bare di decine e decine di morti portate via da Berga­mo dall’esercito.

 

Un giorno Micol chiese alla madre di mettere una pan­china fuori in balcone. Dall’ottavo piano poteva guar­dare la sua Palermo, le montagne che la circondano da un lato e il mare che la abbraccia dall’altro, ma che in quel momento sembrava solo un deserto silenzioso, un luogo quasi oscuro dove il pericolo era sempre dietro l’angolo.

Da quel giorno, in posizione comoda, Micol riesce ad elaborare le difficoltà che via via si presentano, la distanza dai nonni, che non si possono andare a trovare o l’impossibilità di incontrare le sue più care amiche. Inizia un percorso costellato da piccole conquiste quotidiane, dai successi nello studio pur con le difficoltà di fare scuola a distanza, al riuscire a mantenere un atteggiamento ottimistico sforzandosi di nascondere la tristezza soprattutto per non far soffrire i suoi genitori. Micol non perde la speranza che prima o poi si potrà tornare a una vita normale, che lei potrà riabbracciare nonni e amici.

Ma non mancano i momenti difficili, in cui niente sembra rallegrare il suo sguardo:

 

Sono in un periodo strano… ad esempio mi viene spesso da piangere e non so il motivo. Quindi mi di­straggo, magari stando al telefono, e può sembrare che sia triste o arrabbiata, quando probabilmente sto solo pensando o cercando di distrarmi. Però, in realtà, non so neanche io quale sia il problema e quindi la solu­zione.

Il 4 maggio finalmente arriva, le misure si allentano ma Micol, ormai diventata molto coscienziosa, si chiede se sia corretto concedere nuovamente alle persone la libertà di muoversi come prima. Ha ancora un po’ di paura di quel mostro invisibile che si è insinuato nella vita di tutti cambiandola per sempre.

Finalmente però Micol può uscire, può vedere il mare. Le dispiace che il 23 maggio non ci siano le migliaia di persone che normalmente celebrano la figura di Giovanni Falcone ma capisce perfettamente che è giusto così.

Può passare una giornata meravigliosa con Caterina, la sua migliore amica:

Siamo andate insieme con le nostre famiglie a fare un’escursione in montagna.

È stato bello rivederci ed entrambe abbiamo intuito la nostra voglia di abbracciarci, nonostante questo però ci siamo trattenute.

È stato rilassante rivedere gli alberi, le rocce e la natura in un ambiente tranquillo e silenzioso.

C’è l’incontro con i compagni di classe e con alcuni insegnanti. Finita la scuola, Micol è pronta per nuove avventure, ovvero l’estate da vivere al meglio con tutto quello che il Covid-19 le ha insegnato, la terza media a settembre, con cui concluderà un importante percorso scolastico, e magari, un nuovo progetto letterario…

Noi glielo auguriamo di cuore!








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