Ascoltare la rondine ficcata in testa
Foto di Elio Scarciglia - Alba sulle saline

Ascoltare la rondine ficcata in testa

diCarol Guarascio

Convinto che “Ogni dove è speranza. Anche un solco/di terra infeconda/può nascondere un cenno di luce argentata, Francesco Russo ci fa tornare in mente Piccarda quando dice: “ogne dove in cielo è Paradiso” a voler dire che, una volta raggiunto lo stato di grazia, esso è uguale per tutti i beati. Dunque il segreto è accedere a questa consapevolezza.

Francesco Russo con il suo libro “Poesie della ricucitura”, uscito nel 2017, incarna la lungimiranza dei giovani sguardi e, con un linguaggio quasi ieratico, dimostra che oltre a guardare lontano, ha imparato anche ad osservare il mondo dalla giusta distanza. Proprio come insegnava Magrelli: “La miopia si fa quindi poesia,/dovendosi avvicinare al mondo/per separarlo dalla luce”. Russo ci racconta esattamente questa separazione, questo necessario cesareo tra l’io e il mondo, e per farlo indossa gli occhi di un bambino.

Al bambino infatti è più consono il buio, tutto è più semplice per chi, per dirla con Pascoli, tutto vede e sente e del buio ha esperienza diretta e immediata, di chi sa che nel buio trova un’altra realtà altrettanto interessante rispetto a quella ordinaria. In un certo senso, appunto, il buio non solo è assenza di luce, ma è paradiso nero, luogo altro in cui esperire la beatitudine. Di conseguenza anche la morte diventa un elemento che suscita grande fascino (da sempre!), perché il bambino è colui che un giorno, di colpo, senza preavviso, scopre che la morte è reale e si chiede come abbiano fatto fino a quel momento gli adulti a sopportarne l’esistenza e soprattutto perché non gli abbiano svelato prima il segreto della vita (e della morte) così da metterlo in guardia.

C’è una sorta di inganno, dunque, alla base della relazione che intercorre tra il figlio e i due adulti che lo hanno messo al mondo:



Qui le madri sono fuggite e i padri non sono mai esistiti.

Quando la scheggia di essere padre

finisce nella carne di figlio

tutto il mondo si chiude in pianto

e la madre è chiamata ad usare

il bisturi di essere madre.

La lacerazione è nella carne, c'è una condivisione dei tessuti, dei corpi, ma ciò che si condivide primariamente è il dolore, anche in termini chirurgici.

...come nulla la madre mi generò mostro

dagli occhi del padre e in nulla ora mi è

la corda del cappio appesa al cielo.

Siamo figli fatti fuori dalla pace...

Senza dubbio Russo usa il tono di chi ha qualcosa da rimproverare agli adulti, forse rei di non saper tenere in piedi una casa, un nido, un luogo di empatia ed esperienza. Le case hanno qualcosa che le consuma da dentro, in esse si sviluppa una forza centripeta che le trasforma in baratri

...oh come pulsa. / il cuore nella casa in rovina.

E ancora:

Dev’esserci un nastro intorno al grembo

rosso come l’assenza che ci attanaglia

vertendo sull’abisso della casa.

Sopra il capo porta il marchio della sposa

sillabandosi madre nei tuoi gemiti

E dunque lo strappo, il “taglio”, parola cara al poeta, va riempito, risanato, avendo cura di mantenere sempre la visibilità della cicatrice.

Padre

non vedi che ho le vertigini

per il tuo taglio?

La poesia diventa strumento di ricucitura, la vita ha una trama e un ordito da intrecciare, il poeta è colui che solo conosce le formule per chiudere il cerchio e tessere la tela:

Il primo verso di ogni uomo è un vagito:

il poeta deve chiudere il distico

La lingua da utilizzare è essa stessa linguaggio formulare, pre verbale, dettata da entità che vivono dentro di noi ma vanno ricercate e plasmate intorno al dolore che provocano:

Ed io

già disperavo la convessità della mia rondine

ficcata nella testa.

Non preparammo la partenza

ma lei venne puntuale. Non ci resta

che non dire più. Che tornare

alla lingua apolide del pianto.

Francesco Russo chiude il cerchio con la speranza di cui si è detto all’inizio… l’immagine scelta è molto molto pregnante:

Un giorno avremo un quaderno

un grandissimo quaderno e dentro

il Vero salterà fuori come la foglia

a settembre. E avrà Pietà di me.




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