Bar Samarcanda
Foto di Elio Scarciglia

Bar Samarcanda

diAntonio Fiori

Si legge volentieri la poesia di Luigi Palazzo, immersa nel presente e latrice di una visione filosofica della contemporaneità. Si avverte nitidamente l'ansia di risposte alla domanda che attraversa l'intero lavoro - che ne sarà di tutto? - un'ansia esistenziale profonda e inesaudibile. Stilisticamente simile alla precedente raccolta - Non raccontarmi il cielo, Manni, 2019 - ne sviluppa i temi, soffermando ora maggiormente lo sguardo sulle persone incontrate e sulle loro storie, con ricchezza di rimandi socio-culturali e pastiche linguistici che rendono molti testi originali e vivaci (simpatici anche i post-it, in particolare il quarto: Credete/ che/ questa/ sia/ poesia?). Prevalgono però, nell'insieme, le amarezze, le vite spezzate, i sogni irrealizzati. Non parla quasi mai di sè il poeta - anche se è lui a chiedersi che ne sarà di tutto? e ancora lui a nascondersi in Un uomo - dà voce invece, come si diceva, agli altri, costruendo una strana galleria di vivi e di morti che sono passati al Bar Samarcanda, in qualche luogo del tempo. Tra le poesie più riuscite vorrei citare: I sette, Uccio, L'Alfredone, Rita, Il ladro gentiluomo, Il sonetto di Rossana, Retro bottega, Felicità, Mariana, Un ragazzo a un tavolino con una ragazza, Nico e Sara, Un padre, Quando segnava Shevchenko, Corsaro che va alla luna.

 

L’Alfredone

 

Mentre racconta di come ha trovato su internet

un’offerta per viaggiare in Egitto

col braccio destro

tatuato di una croce e una farfalla

sposta l’amico che vuole pagare gli amari.

 

La scorsa settimana

ha caricato in macchina

il cane del vicino

un rottweiler nero

che aveva morso la figlia al polpaccio

e lo ha portato in campagna

sotto a un ulivo

lo ha tramortito a bastonate

gli ha strappato la mandibola con una tenaglia

e lo ha seppellito che ancora ansimava.

 

* 

Il sonetto di Rossana

 

Mentre ascolta l’amica divorziata

che le ostenta in accento milanese

com’è duro arrivare a fine mese

– e a Milano però non c'è mai stata –

 

rosicchia un’oliva e beve aranciata.

Vorrebbe avere un figlio e fare spese

ma difende il padre dalle pretese

per debiti che stringono a ogni rata.

 

Quando è sola balla Puttin' on the Ritz,

si divide tra lavoro e palestre,

si rifugia in un sonetto di Dante.

 

La luce di un lampione, tra le tante,

va a benedire tra teste e finestre

le guance rosse di livore e spritz.

 

 

*

Un uomo

                                         "...Drive fast, fall hard, I'll keep you in my heart..."

Abbi cura

di perderti in un sorriso

non avere paura

della luce

e delle nuvole

che appaiono e scompaiono

come autobus

di passaggio

dalla fermata vuota.

 

Tieni stretto

il tuo diario

in mezzo all'uragano

che mi sradica.

 

Vado

lontano.

 

Una stella

veglia sul nostro passaggio

e ogni sguardo al cielo

ci avvicina

alla memoria

di ciò che siamo

adesso.




 


 

 


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