Come il giorno e la notte. L’antitesi fondamentale
Foto di Elio Scarciglia - Venezia, Carnevale 2018

Come il giorno e la notte. L’antitesi fondamentale

diElisabetta Baldisserotto

“Diversi come il giorno e la notte” è un’espressione colloquiale che si usa per indicare caratteri opposti, complementari e per lo più inconciliabili. 

Spetta a C. G. Jung il merito di averli studiati e di essere approdato a una teoria dei tipi psicologici che si basa su un’antitesi fondamentale, quella tra l’estroversione e l’introversione. 

“Tutti conoscono quelle nature chiuse, impenetrabili, spesso timide che formano un così netto contrasto con gli altri caratteri che sono invece aperti, socievoli, spesso allegri o almeno gentili e affabili, che vanno d’accordo con tutti e che magari litigano, ma anche litigando mantengono rapporti tali che attraverso di essi esercitano un’influenza sugli altri, e si lasciano a loro volta influenzare. Viene naturale di interpretare a tutta prima tali differenze solo come casi singoli dovuti a una particolare formazione del carattere. Chi però ha modo di conoscere a fondo molti esseri umani finirà facilmente con lo scoprire che il contrasto non riguarda affatto casi individuali isolati, ma atteggiamenti tipici che sono molto più diffusi di quanto si possa immaginare. Si tratta, infatti, di un’antitesi fondamentale, ora più, ora meno esplicita, ma sempre constatabile quando si tratta di individui dalla personalità in qualche modo spiccata” (Tipi psicologici, 1921). 

Così comincia la descrizione generale dei tipi psicologici di Jung, che prosegue affermando la natura biologica, quindi innata, della disposizione all’estroversione o all’introversione. Entrambe sono forme diverse e opposte di adattamento all’ambiente: laddove infatti l’estroverso si adatta bene al mondo esterno, l’introverso si trova più a suo agio nel mondo interno.

Questa divisione dell’umanità in due categorie psicologiche è una chiave interpretativa illuminante che ha avuto grandissima fortuna, tanto che i termini corrispondenti sono entrati nel linguaggio comune. E il loro significato è intuitivamente noto a tutti. In occidente, però, il termine introversione ha assunto un’accezione negativa, essendo considerato alla stregua di un difetto da correggere a favore di una maggiore apertura e disponibilità verso gli altri. Ciò comporta la penalizzazione degli introversi che vengono giudicati poco simpatici, se non addirittura snob e sfuggenti, e che fanno più fatica a ottenere riconoscimenti e visibilità sia in ambito professionale che sociale.

Ancora più importante, tuttavia, è tener presente che queste differenze caratteriali sono alla base, spesso, di contrasti e incomprensioni non solo a livello individuale ma anche collettivo. Possono infatti mettere in crisi la coppia, la famiglia, le amicizie, le associazioni, i gruppi di lavoro, le aziende, e perfino i rapporti diplomatici internazionali. Ciò è dovuto al fatto che, come afferma Jung, quello che per l’estroverso è un valore per l’introverso è un disvalore e viceversa. Essendo i valori principi morali, nonché criteri di valutazione di azioni e comportamenti, è evidente che la loro influenza sulla nostra visione del mondo e sul nostro modo di vivere è determinante.

Per esempio, il valore supremo per l’introverso è il bene dell’individuo, i cui diritti la società deve salvaguardare e garantire. Per l’estroverso invece il valore supremo è il bene collettivo, a cui quello del singolo deve sacrificarsi. 

L’introverso si trova spesso nella posizione di chi cerca di difendere “il proprio territorio” da incursioni esterne. Sente minacciata la propria libertà dalla volontà altrui, tiene perciò il prossimo a distanza per evitare condizionamenti di sorta. 

L’estroverso invece mette al primo posto la relazione, poiché l’altro non è per lui fonte di stress, ma di curiosità e di stimoli, senza i quali tende a deprimersi. Stimoli che l’introverso preferisce trovare dentro di sé, nella propria testa. Niente lo rende più felice, infatti, che starsene chiuso in casa a leggere, scrivere, disegnare, ascoltare musica.

Due posizioni non facilmente conciliabili, soprattutto nella coppia. 

Tuttavia, estroverso e introverso sono molto attratti l’uno dall’altro. Ciò avviene, secondo Jung, perché si compensano a vicenda. Ciascuno vede nel partner ciò che gli manca, la sua parte inconscia, e ne è affascinato. Inoltre, dal momento che, anche sul piano pratico, le capacità dell’uno sopperiscono alle manchevolezze dell’altro, per lo meno nei primi tempi la coppia sperimenta una sensazione di completezza appagante. Le difficoltà intervengono quando le differenze caratteriali non sono più valorizzate come tali ma vengono giudicate comportamenti “sbagliati”. Facilmente, allora, un estroverso giudicherà freddo, egoista e/o timoroso il proprio partner del tipo opposto, così come quest’ultimo giudicherà l’altro incostante, dispersivo, mai contento e troppo esigente. 

Secondo Jung, noi possediamo entrambi i tipi di atteggiamento, estroverso e introverso, solo che uno è conscio e l’altro inconscio. A volte l’atteggiamento inconscio emerge, anche con grande forza, facendo precipitare il soggetto nella polarità opposta. 

Abbiamo così introversi che in certe circostanze parlano troppo, dicendo cose inopportune o imbarazzanti ed estroversi che sprofondano nel mutismo e nella tetraggine. 

Uno degli scopi dell’analisi, ci insegna Jung, è arrivare ad accettare le caratteristiche della propria tipologia e, nello stesso tempo, portare alla coscienza i bisogni della polarità inconscia, raggiungendo così una maggior tolleranza nei rapporti interpersonali.





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