Da un settembre lontano
Elio Scarciglia, processione venerdì santo, Gallipoli

Da un settembre lontano

diTeresa Mariniello

Non faccio in tempo a legare la bici alla cancellata della casa vicina che ecco mi viene incontro urlando a gran voce Indiano Sioux; mi guarda ammiccando con uno strano sorriso sulle labbra, attraversa poi a grandi passi l’ingresso della scuola, eccitato nel darmi chissà che notizia su chissà che cosa. 

Infatti mi fa: “La sai la novità?”.  

Proprio così, neanche ciao, o un come va…ma si sa, lui è indiano non solo per il codino striminzito in cui raccoglie ciò che resta dei capelli, e sioux non solo per il colorito rossiccio da buon vino, ma pure ‘pe sta franchezza e cerimonia’.

Ignara gli faccio. “Cos’è, la nuova riforma?”

    “Ma quale riforma!” E piega sotto il braccio una copia del giornale insieme a un piccolo tascabile. “Di più! Spezzatino si è fidanzato con una alunna che fa l’ultimo anno, se l’è portata pure al mare quest’estate e col consenso della madre! Eh, bella mia…hai capito che riforma? 

Resto confusa, metto a fuoco Spezzatino che ho sempre evitato lungo i corridoi e ancor più in sala professori. Giacca spesso a quadri, abbinata a pantaloni e camicie dai colori improponibili aperte su un petto villoso con catenina d’oro e crocifisso bello pesante. 

Intanto Indiano Sioux fa per avviarsi con un: “ti saluto, bella mia!”. Vuol approfittare del mio sconcerto per mollarmi dopo la notizia bomba…

  “Ma staj a pazzià! E chi su pigl’ a Spezzatino! E poi dove vai, fra poco c’è il collegio di apertura d’anno, stanno arrivando tutti. La vedi? La carica dei centouno, abbronzata e profumata si avvicina col sorriso dell’inizio. Dai, sali su con me.”

   “Eh, no! Le notizie le ho prese, un po’ ne ho date, altre le trovi su, dunque vado. Ci ho un impegno io, mica posso perdere tempo con le minchiate di un collegio! Ci si vede…a bella…”

Faccio un profondo respiro, penso a Rossella Hoara con indosso il suo bellissimo e scollato vestito mentre entra a casa di Melania per la festa dei bambini, mi faccio coraggio e scendo nell’ arena. 

So già che il primo quarto d’ora se ne andrà in iniziali domande sull’estate trascorsa e poi su come saremmo contenti di avere le stesse classi, o di non avere le classi in cui c’è quello che non combina niente e si sa che poi arrivano i genitori… 

Cambio gruppo. Le triglie come le ho mangiate lì in riva al mare a Pescuddu, mai! Ma che si va a fare all’estero, se l’Italia è così bella… per non parlare della cucina nostra così varia, ma lo sai che hanno fatto un sondaggio internazionale e la cucina italiana è sempre la seconda. Ah, bè, e come è? È che la prima è quella del proprio paese. Hai capito? 

Cambio gruppo. Ma la macchinetta del caffè l’hanno aggiustata? chè fra una lezione e l’altra bisogna un po’ riscaldarsi quando è inverno, e spesso non c’è tempo per scendere giù al bar. Ma…

Zitti! Arriva Spezzatino, ben rasato e capelli lunghi, brutto come il peccato e con un sorriso beato.

Tutti devono sapere già qualcosa se i gruppi si muovono come un’onda al suo passaggio. Lui si crede molto figo, e mi viene il sospetto che lo sia visto che si porta a letto una che ha quaranta anni di meno…

Le donne lo guardano schifate, gli uomini un po’ meno, lui guarda altrove, straordinariamente e ottusamente impavido.

Ma un altro sguardo attraversa la ampia sala; è disincantato e leggermente ironico, dritto e con residui di certezze.

Il Principe ha modi di antica cavalleria verso le donne, potrebbe aprire un valzer qui con una splendida ragazza vestita di bianco con tutto il collegio aperto intorno, e sarebbe miglior spettacolo di quello che ci attende; la musica ci trasporterebbe in alto, al di sopra delle bassezze dei governi di turno, delle finanziarie, delle manovre, riforme, calendari scolastici; sì, e poi il chiarore delle candele, delle tante candele accese, illuminerebbe con dolcezza il suo inchino alla bella Angelica. Lo vedo.

Ma chi posso mettergli sotto il braccio? Noi tutte non siamo adatte a questo ruolo, allora qualche nuova supplente? Dallo sguardo penetrante e ombreggiato da lunghe ciglia?

Mi guardo intorno speranzosa…ma la desolazione è evidente. Non è qui. La nuova finanziaria ha falciato i giovani.

D’accordo, elimino la fantasia e lo prendo io sotto il braccio, senza danzare chè tanto lui non lo sa che ci avevo pensato, e insieme saliamo le scale.

Di sicuro lui vorrà sedere in fondo, dove si accampano solitamente gli ultrà, i nostalgici rivoluzionari, i cattolici, i pettegoli e quelli che hanno da lavorare; si portano dietro i portatili con programmi complessi, i cellulari con le foto da inviare, i compiti da correggere, i lavori a uncinetto, i libri da leggere. Piccoli, se no si vedono anche da lontano.

Il Principe mi fa sedere come se fossimo in un palco a teatro e mi dice sottovoce: “non smettere di scrivere, non smettere mai.”

Gli sorrido: “e tu non smettere di disegnare, anche quando ti senti stanco.”

Lui fa un gesto vago e ampio nell’aria come a voler lasciar andare qualcosa, poi posa la sua mano sulla mia un attimo appena: “godiamoci lo spettacolo ora.”

Sappiamo entrambi che questa atmosfera serena e rilassata fa parte del rito iniziale, che già verso metà del collegio inizierà la contestazione di qualcuno per il puro piacere di farsi notare e di avere una platea, che verso la fine poi si noteranno le sedie rimaste vuote di quelli che hanno detto: “mi chiami se c’è qualcosa da votare? Solo un attimo e arrivo”. 

Sappiamo entrambi che già alla seconda settimana di lezione, in orario provvisorio, più colleghi accuseranno altri di avere un orario migliore del proprio, con meno buchi e miglior giorno libero! Ci sarà chi passerà i pomeriggi a controllare gli orari di tutti per sapere se è lui il più sfigato di tutti, ma, soprattutto, se gli amici del “vertice” hanno avuto come sempre un orario perfetto.

Qualcuno invocherà la 104, qualcun altro minaccerà di ammalarsi molto e spesso, cose ben peggiori di un cattivo orario.

Forse noi due ci incontreremo in sala professori per scoprire lo stesso buco in orario e subito dirci: “guarda che fortuna! Possiamo anche uscire e raccontarci di quel dubbio su Platone.”


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