I sessanta gloriosi anni del Poeta Laureato
Elio Scarciglia, Matera, Particolare portale cattedrale

I sessanta gloriosi anni del Poeta Laureato

diMonica Silvestrini

Non possiamo sapere ( ma potremmo chiederglielo) per quale delle sue vocazioni il talentuoso Simon Armitage vorrebbe essere ricordato. La risposta potrebbe valere un viaggio nel West Yorkshire, dove egli vive, nell’Inghilterra del nord; la stessa contea in cui vissero le Brontë,

dove aree industriali si alternano a bellezze naturali aspre e selvagge; dove oggi, come allora, il vento di “Wuthering Heights” audace soffia. Tuttavia, tale molteplice natura merita un’attenzione preventiva e un’indagine accurata; merita di essere conosciuta davvero, attraverso i suoi vari volti, con le diverse espressioni d’occhi, occhio esploratore, sguardo stupefatto, voce inclusiva, come la sua poesia. Non è quella singola risposta, ma la ricerca di un’unità nella molteplicità, che ci deve interessare, mentre ogni aspetto della sua personalità ci irradia e ci conquista.

E’di fatto il poeta che introduce il resto. E lo fa in veste di Poet Laureate in carica nel Regno Unito. Intanto, mentre facciamo la sua conoscenza, stringiamo la mano anche al professore universitario, al lead singer, al lyricist, allo sceneggiatore di film per la televisione, al traduttore, al pioniere del docu –musical, al narratore di racconti di viaggio, all’autore di testi per BBC radio, al prosatore non – fiction, all’autore di libretti per l’opera, come: “L’albero assassino” di McRae; stringiamo la mano al drammaturgo che vestì a nuovo un testo di Euripide e fu insignito dell’oro allo Spoken Word Award, nel 2005, per la drammatizzazione dell’Odissea, al menestrello di corte che nel 2018 ottenne la medaglia d’oro della Regina. 

Perché è il poeta che osserva minuziosamente la realtà e che ci vorrebbe osservatori, di ogni parola che egli sceglie, e viaggiatori, attraverso i versi, fino alla fine. Sempre con gli occhi spalancati, per non lasciarci sfuggire nulla, per respirare la sua stessa aria, inalarla ed espellerla, dopo averla fatta nostra, con un approccio gnoseologico alle cose e agli eventi. Perché è la poesia stessa, secondo Armitage, che ci insegna ad essere attenti, a cogliere i particolari, a rispettare i diversi tipi di linguaggio, in una costante disposizione per l’Universo Tutto. Abbiamo l’impressione che per lui la vita sia un’immensa ampolla da cui attingere, che lui stesso contribuisce a riempire e a svuotare. Tutto ciò ha a che fare con l’amore per la vita, con la quale la poesia si fonde, percorrendone i luoghi più oscuri. 

E’ vivace anche nel relazionarsi con gli studenti, il professore, con i quali parla di poesia, perché è Poesia che egli ha insegnato presso le università di Sheffield e Oxford e ora a  Leeds, dal 2017.  E’ come se li guidasse, zaino in spalla, lungo il flusso della vita, aiutandoli a coglierne le sfumature come luce sull’acqua, della natura che si riflette, delle correnti, delle secche, dei voli che sovrastano il capo pensante, del gorgoglio che attraversa il silenzio, del silenzio che non tace. Li porta in giro, il professore contemporaneo, concedendosi soste per una battuta ironica e una risata all’unisono, così come fece Meghaduta, il nuvolo messaggero, che consegnava messaggi d’amore alla consorte dello yaksha esiliato. E’ infatti al grande poeta indiano Kālidāsa che Armitage si riferisce nella bellissima poesia “Lockdown”, scritta nel 2020, durante la pandemia di Covid 19. Nel ventunesimo secolo, come nel 1666 nella vecchia Eyam, quando due innamorati non potevano che contemplarsi, ognuno al di là della linea di quarantena, finchè un giorno lei non venne più. Lo definì, il poeta, alla fine della poesia, “ ponderous and slow”, quel viaggio che abbiamo tutti noi vissuto durante il Covid, per concludere poi con  “necessarily so”.

Già c’era, in “Zoom”, la poesia che diede il titolo alla sua prima raccolta del 1989, quella consapevolezza di essere piccolo di fronte all’universo, il mondo stesso “ridicolo nella sua minutiae”- Il poeta partiva da una villetta a schiera, per approdare alla vicina galassia, passando per la città con un istituto per meccanici, la banca, un quotidiano, una squadra di calcio, prima di essere risucchiato da un buco nero. E ancora una volta è la poesia quell’elemento unificante, sono le parole, solo parole, dove però, non sempre si arriva: 

 

   It's just words

   I assure them. But they will not have it.


Sono le parole, così coralmente comunicanti, che gli consentono di vagare per l’universo e di portarci con lui.

Armitage e le Arti, o come dicevamo all’inizio, alla ricerca di quella unità nella molteplicità, Armitage e l’Arte, sono compagni di viaggio, nel viaggio che il Poeta Laureato ama percorrere, lucido nel suo ruolo di osservatore e interprete della realtà e delle strade del pensiero, accogliendoci nei suoi anfratti più remoti. E noi, che lo leggiamo, e godiamo della sua vasta prolificità di autore, ci concediamo una tantum una pausa musicale con gli Scaremongers, il gruppo musicale di cui ha fatto parte, che produsse il primo album“ Born in a barn” nel lontano 2009 e mixarlo con l’ultimo pezzo dei Land Yacht Regatta, gruppo nato dalla collaborazione tra Simon Armitage e gli artisti e produttori Richard Walters and Patrick Pearson. E poi potremmo continuare senza annoiarci: la produzione è vasta e abbraccia diversi generi letterari.

Proviamo, al suo cospetto, un insieme di sensazioni che lasciano disorientati. Simon Armitage è l’attuale  Poet Laureate d’Inghilterra, ma è anche “un uomo tra gli uomini”, come scrisse W. Wordsworth, suo romantico predecessore nel ruolo di Poet Laureate, nel definire la figura del poeta.

Una delle sue ultime poesie è stata scritta per l’incoronazione di re Carlo III. Si intitola “L’ospite inattesa” e racconta di una donna invitata all’evento, che raggiunge Londra in treno, prenota una notte in hotel e assiste, ancora incredula, alla parata di personalità presenti e alla cerimonia. Ancora una volta il poeta giustappone, riecheggiando i modernisti del primo novecento, il presente al glorioso passato, riportando, alla Eliot, parte del racconto di Samuel Pepys, che nel suo diario ricordava l’incoronazione di Carlo II nel 1660. 

Charles III aveva già incontrato Armitage, con il quale aveva anche conferito sulla natura, tema che il re ha sempre avuto caro e che in passato aveva condiviso con il Poeta Laureato Ted Hughes,  molto vicino alla famiglia reale, in particolare alla Regina Madre. 

Dopo la morte di Hughes nel 1998, il titolo di Poeta Laureato, dapprima a vita, divenne decennale. Le sue radici sono antichissime: d’origine greco – romana, la carica divenne ufficiale in Inghilterra nel 1616 quando Ben Jonson, a seguito della nomina, ottenne una pensione da re Giacomo I. Il poeta del re, componeva versi per occasioni private e celebrazioni ufficiali nella vita dei reali. Molti altri lo seguirono. Dal 2019 è Armitage, che lo scorso 26 maggio ha compiuto sessant’anni, a portare l’alloro sacro al dio Apollo, protettore della Poesia. 



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