I sognatori _ Atto unico
Gaspare Canino, Tutto cielo

I sognatori _ Atto unico

diAlessandra Gasparini

Strato, attore sessantottenne non vedente, di bassa statura e con occhiali neri, è seduto su una sedia. Il suo volto e la postura esprimono saggezza. Poiché di origine partenopea, parlerà con leggero accento napoletano.  Ale, autrice adulta vedente, sessantenne, di capigliatura bruna, è seduta per terra, con la schiena appoggiata alle sue gambe. La sua espressione e il suo atteggiamento hanno qualcosa di infantile , scherzoso e mutevole. 


STRATO: A volte mi sento strabico.

ALE: Beh, anch’io, a volte. (Pensa)  A volte mi sento bionda.


STRATO: Sì, ma io anche muto e sordo.

ALE: E cieco?

STRATO: Sì, anche. A volte.

ALE: Io pure.(Pensa) In questo momento , però, no. I ciechi sono …

STRATO: Tu no. Neanche io.

ALE: Tu di certo no.

STRATO: Tu nemmeno.

ALE: Sì, appunto, siamo solo confusi.

STRATO: Sì, confusi.

ALE: E fusi! (Ridono) Ti dispiace se sonnecchio un po’?

STRATO:  No , no, fai pure. (si guarda attorno ma non trova niente d’interessante. Cerca quindi di sonnecchiare anche lui. Si addormenta e russa. Poi, in preda a un incubo, grida)

STRATO:  Lasciatemi in pace!

Strato si sveglia, ansimante.

STRATO: A volte vorrei svegliarmi e trovarmi in un pianeta differente.

Strato estrae il cellulare dalla tasca, cerca ‘pianeta’. Finge di leggere.

STRATO: Il pianeta è un corpo celeste che orbita attorno a una stella, il Sole. Non emette luce propria. Vediamo,  escludendo la terra, l’unico con forme di vita da evitare accuratamente, piena di virus politici e di politicanti evirati, abbiamo Marte, il Pianeta Rosso. Lì ci sta pure il Monte Olimpo, pensa un po’ se ci incontro un qualche dio dell’antica grecia . Bello, bello. Non vorrei però che mi capitasse di morire soffocato dalla polvere rossa, eh beh, ce n’è tanta parrebbe … Allora piuttosto Giove, ma quanto è grande ,più della somma degli altri pianeti. Non scherziamo, che lì mi perdo , di sicuro. Vediamo poi che c’è. Ah sì, Saturno, c’ha gli anelli ghiacciati che gli girano intorno, rabbrividisco solo a pensarci. E va beh! 

Rimette in tasca il cellulare. Ale sta ancora sonnecchiando.

STRATO: Allora che fai? (La scuote) Dormi? Guarda che ci stanno osservando.

ALE:  Osservando , ma chi?

STRATO: ( Indicando il pubblico ) Loro.

ALE: Scusate, ma io non ho più voglia di parlare con voi. Qualche mese fa mi hanno costretta a scendere dall’autobus. Mi hanno bloccata mentre correvo per prendere la metro. Mi hanno chiuso in faccia il portone del teatro, dove da più di trent’anni facevo le prove ogni settimana. E tanto altro. Mi sono sentita molto umiliata. Ma voi non c’eravate. 

STRATO: Non essere poco gentile. E poi qualcuno c’era!

ALE: Erano pochissimi.

STRATO: Contali.

ALE: Se vuoi. ( Li conta con le dita) Sette, erano sette.

STRATO: Un buon numero, direi. Non lamentarti.

ALE: Non mi lamento. Come sta andando il mondo?

STRATO: Così così. Respirare, si respira.

ALE: Sei sicuro?

Strato alza le spalle. Tirano assieme un gran respiro.

Si scambiano il posto.

ALE: A volte mi sento giovane.

STRATO. Beh, anche io. A volte. Mi sento più che altro … alto.

ALE: Uhm, a volte anch’io.

STRATO: Sì, ma io anche decrepito.

ALE: Come il mondo. Pure io.

Ale circonda Strato con le braccia, affettuosamente. Lo fa alzare e fanno tre passi di walzer.

Si fermano. Si abbracciano. Rimangono abbracciati per metà.

ALE: A volte mi sento felice.

STRATO: Come mai?

ALE:  Sogno che fuori c’è il sole.

STRATO: E dopo?

ALE: Dopo mi sveglio, mi alzo, apro la finestra e piove. Ma verrà sera e mi addormenterò di nuovo.

STRATO: Cosa sognerai stavolta?

ALE: Che la guerra finisce

STRATO: Finisce o è finita?

ALE: Finirà

STRATO : Cosa serve per farla finire?

ALE: Uhm. Non so.(Ora seria, si sposta  in disparte).

Cambio di situazione.

STRATO: A volte mi sembra che gli uomini siano buoni.

ALE: Quanto dura?

STRATO: Un attimo. Ma è l’attimo più intenso della giornata.

ALE: Quasi sempre mi sembra che gli uomini siano stronzi e che dormano.

STRATO: Sognano il sole?

ALE: No, sognano la guerra.

STRATO: Che finisce?

ALE: Che continua

STRATO: Che vince?

ALE: Che perde. (Pausa) Tu te lo puoi immaginare il futuro ?

STRATO: Provo. È un’immagine sfuocata, in genere.

ALE:  Proviamo a dire dei nomi per il futuro.

STRATO: Che nomi?

ALE: Non so, per esempio ‘vegetale’.

STRATO: È un aggettivo.

ALE: Nomi o aggettivi, è uguale.

STRATO: Allora io dico : semplicità.

ALE. Umiltà

STRATO: Inizio

ALE: Fine della fine

STRATO: Inizio dell’inizio.

ALE: Rispetto

STRATO: Soggetto

ALE:  Unione

STRATO: Intenzione

ALE: Campione

STRATO: Djokovic

ALE: Svegli

STRATO : Attenti

ALE: Dignitosi

STRATO: Buddisti

ALE:  Animisti

STRATO: Libertà per gli animali

ALE:  Sensibilità

STRATO: A braccia aperte

ALE: Alberi

STRATO: Abbracciare

ALE: Abbracciare gli alberi

STRATO: Ascoltare

ALE. Liberare

STRATO: Liberare

ALE: Liberare

STRATO: La libertà condizionata libera

ALE: L’ora d’aria libera

STRATO: La zona rossa libera

ALE: Liberi i sapori e gli odori, anche le puzze

STRATO: Liberi i suoni e i rumori, anche i rutti

ALE: La natura liberata

STRATO: La giornata vissuta

ALE: L’azione sensata

STRATO: La zona gialla libera

ALE: Liberi i colori, tutti.

STRATO: La scrittura, la voce

ALE: La negoziazione

STRATO: La pace

ALE: La parola data non ripresa

STRATO: Sensata

ALE: Illuminata

Pausa 

STRATO: Diciamo il verso di un poeta, così, per finire

ALE: Buona idea. Diciamolo.

STRATO: Scegli il tuo ma non dire il nome.

ALE: Mi piace. Inizia tu.

Strato recita i versi iniziali della poesia “Io vulésse truvà pace” di Eduardo De Filippo. 

STRATO:” Io vulesse truvà pace, ma na pace senza morte. Una,  mmieze’a tanta porte, s’arapesse pè campà!”

Ale recita i versi finali della poesia di Charles Baudelaire “Lo straniero”.

ALE: “Amo le nuvole, le nuvole che passano, laggiù, le meravigliose nuvole”.

Si mescolano le voci , si fondono i suoni, e ripetendo i versi sempre più  sommessamente,  i due escono.


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