I sognatori _ Atto unico
Strato, attore sessantottenne non vedente, di bassa statura e con occhiali neri, è seduto su una sedia. Il suo volto e la postura esprimono saggezza. Poiché di origine partenopea, parlerà con leggero accento napoletano. Ale, autrice adulta vedente, sessantenne, di capigliatura bruna, è seduta per terra, con la schiena appoggiata alle sue gambe. La sua espressione e il suo atteggiamento hanno qualcosa di infantile , scherzoso e mutevole.
STRATO: A volte mi sento strabico.
ALE: Beh, anch’io, a volte. (Pensa) A volte mi sento bionda.
STRATO: Sì, ma io anche muto e sordo.
ALE: E cieco?
STRATO: Sì, anche. A volte.
ALE: Io pure.(Pensa) In questo momento , però, no. I ciechi sono …
STRATO: Tu no. Neanche io.
ALE: Tu di certo no.
STRATO: Tu nemmeno.
ALE: Sì, appunto, siamo solo confusi.
STRATO: Sì, confusi.
ALE: E fusi! (Ridono) Ti dispiace se sonnecchio un po’?
STRATO: No , no, fai pure. (si guarda attorno ma non trova niente d’interessante. Cerca quindi di sonnecchiare anche lui. Si addormenta e russa. Poi, in preda a un incubo, grida)
STRATO: Lasciatemi in pace!
Strato si sveglia, ansimante.
STRATO: A volte vorrei svegliarmi e trovarmi in un pianeta differente.
Strato estrae il cellulare dalla tasca, cerca ‘pianeta’. Finge di leggere.
STRATO: Il pianeta è un corpo celeste che orbita attorno a una stella, il Sole. Non emette luce propria. Vediamo, escludendo la terra, l’unico con forme di vita da evitare accuratamente, piena di virus politici e di politicanti evirati, abbiamo Marte, il Pianeta Rosso. Lì ci sta pure il Monte Olimpo, pensa un po’ se ci incontro un qualche dio dell’antica grecia . Bello, bello. Non vorrei però che mi capitasse di morire soffocato dalla polvere rossa, eh beh, ce n’è tanta parrebbe … Allora piuttosto Giove, ma quanto è grande ,più della somma degli altri pianeti. Non scherziamo, che lì mi perdo , di sicuro. Vediamo poi che c’è. Ah sì, Saturno, c’ha gli anelli ghiacciati che gli girano intorno, rabbrividisco solo a pensarci. E va beh!
Rimette in tasca il cellulare. Ale sta ancora sonnecchiando.
STRATO: Allora che fai? (La scuote) Dormi? Guarda che ci stanno osservando.
ALE: Osservando , ma chi?
STRATO: ( Indicando il pubblico ) Loro.
ALE: Scusate, ma io non ho più voglia di parlare con voi. Qualche mese fa mi hanno costretta a scendere dall’autobus. Mi hanno bloccata mentre correvo per prendere la metro. Mi hanno chiuso in faccia il portone del teatro, dove da più di trent’anni facevo le prove ogni settimana. E tanto altro. Mi sono sentita molto umiliata. Ma voi non c’eravate.
STRATO: Non essere poco gentile. E poi qualcuno c’era!
ALE: Erano pochissimi.
STRATO: Contali.
ALE: Se vuoi. ( Li conta con le dita) Sette, erano sette.
STRATO: Un buon numero, direi. Non lamentarti.
ALE: Non mi lamento. Come sta andando il mondo?
STRATO: Così così. Respirare, si respira.
ALE: Sei sicuro?
Strato alza le spalle. Tirano assieme un gran respiro.
Si scambiano il posto.
ALE: A volte mi sento giovane.
STRATO. Beh, anche io. A volte. Mi sento più che altro … alto.
ALE: Uhm, a volte anch’io.
STRATO: Sì, ma io anche decrepito.
ALE: Come il mondo. Pure io.
Ale circonda Strato con le braccia, affettuosamente. Lo fa alzare e fanno tre passi di walzer.
Si fermano. Si abbracciano. Rimangono abbracciati per metà.
ALE: A volte mi sento felice.
STRATO: Come mai?
ALE: Sogno che fuori c’è il sole.
STRATO: E dopo?
ALE: Dopo mi sveglio, mi alzo, apro la finestra e piove. Ma verrà sera e mi addormenterò di nuovo.
STRATO: Cosa sognerai stavolta?
ALE: Che la guerra finisce
STRATO: Finisce o è finita?
ALE: Finirà
STRATO : Cosa serve per farla finire?
ALE: Uhm. Non so.(Ora seria, si sposta in disparte).
Cambio di situazione.
STRATO: A volte mi sembra che gli uomini siano buoni.
ALE: Quanto dura?
STRATO: Un attimo. Ma è l’attimo più intenso della giornata.
ALE: Quasi sempre mi sembra che gli uomini siano stronzi e che dormano.
STRATO: Sognano il sole?
ALE: No, sognano la guerra.
STRATO: Che finisce?
ALE: Che continua
STRATO: Che vince?
ALE: Che perde. (Pausa) Tu te lo puoi immaginare il futuro ?
STRATO: Provo. È un’immagine sfuocata, in genere.
ALE: Proviamo a dire dei nomi per il futuro.
STRATO: Che nomi?
ALE: Non so, per esempio ‘vegetale’.
STRATO: È un aggettivo.
ALE: Nomi o aggettivi, è uguale.
STRATO: Allora io dico : semplicità.
ALE. Umiltà
STRATO: Inizio
ALE: Fine della fine
STRATO: Inizio dell’inizio.
ALE: Rispetto
STRATO: Soggetto
ALE: Unione
STRATO: Intenzione
ALE: Campione
STRATO: Djokovic
ALE: Svegli
STRATO : Attenti
ALE: Dignitosi
STRATO: Buddisti
ALE: Animisti
STRATO: Libertà per gli animali
ALE: Sensibilità
STRATO: A braccia aperte
ALE: Alberi
STRATO: Abbracciare
ALE: Abbracciare gli alberi
STRATO: Ascoltare
ALE. Liberare
STRATO: Liberare
ALE: Liberare
STRATO: La libertà condizionata libera
ALE: L’ora d’aria libera
STRATO: La zona rossa libera
ALE: Liberi i sapori e gli odori, anche le puzze
STRATO: Liberi i suoni e i rumori, anche i rutti
ALE: La natura liberata
STRATO: La giornata vissuta
ALE: L’azione sensata
STRATO: La zona gialla libera
ALE: Liberi i colori, tutti.
STRATO: La scrittura, la voce
ALE: La negoziazione
STRATO: La pace
ALE: La parola data non ripresa
STRATO: Sensata
ALE: Illuminata
Pausa
STRATO: Diciamo il verso di un poeta, così, per finire
ALE: Buona idea. Diciamolo.
STRATO: Scegli il tuo ma non dire il nome.
ALE: Mi piace. Inizia tu.
Strato recita i versi iniziali della poesia “Io vulésse truvà pace” di Eduardo De Filippo.
STRATO:” Io vulesse truvà pace, ma na pace senza morte. Una, mmieze’a tanta porte, s’arapesse pè campà!”
Ale recita i versi finali della poesia di Charles Baudelaire “Lo straniero”.
ALE: “Amo le nuvole, le nuvole che passano, laggiù, le meravigliose nuvole”.
Si mescolano le voci , si fondono i suoni, e ripetendo i versi sempre più sommessamente, i due escono.
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