Idalberto Fei e l'arte di raccontare storie
Alberto Cini, Rete - per gentile concessione della galleria Sgallari Arte - Bologna

Idalberto Fei e l'arte di raccontare storie

diFloriana Coppola

Quando si racconta una storia ad alta voce ai bambini e ai ragazzini, si forma in pochi istanti quell’atmosfera incantata, gli occhi trasognati che seguono attenti la fiaba, il respiro che rallenta e il tempo che diventa fermo e tranquillo. Una bolla magica che unisce in un invisibile cerchio. Quando si incontrano persone capaci di raccontare ai piccoli, dovete stare attenti! Si tratta di persone speciali, che conoscono il significato della gratuità e del dono. Idalberto Fei è uno di questi. Regista e scrittore, ha scritto sceneggiature per la RAI; radiodrammi tradotti in otto lingue, testi per il teatro, libri per adulti e per ragazzi, favole e canzoni.  Ha collaborato con la Radio Vaticana e le principali radio europee. Il suo libro più recente è "Le Metamorfosi - Un viaggio fra i miti" ed.Giunti 2021, il poema di Ovidio raccontato ai ragazzi. Conduce dal 1979 la compagnia Il Laboratorio specializzata in teatro di figura. Il gruppo lavora per teatri, trasmissioni TV, festival, musei ed è socio dell'UNIMA (Union International de la Marionette). In questa sua nuova opera scritta per Armando Editore, TUTTA LA VITA IN TASCA, racconta la storia di Alì e di Alina e di nonno Ber. Il sottotitolo offre una pista importante: una grande avventura per raccontare ai ragazzi che esiste qualcosa che vale. Grazia Gotti confessa, nella prefazione del libro, che ha esortato Idalberto a scrivere questo libro,  perché nessuno più conosce il significato delle virtù cardinali: Fortezza, Giustizia, Prudenza, Temperanza. Nessuno le sa più nominare, ha detto accorata a Idalberto. E allora nonno Bertarè, che potrebbe essere un alterego di Idalberto, diventa testimone e artefice di tante avventure. In linea con  una delle matrici letterarie del Mediterraneo viene in aiuto del lettore un personaggio femminile, la tessitrice, che come Sherazad offre a ogni capitolo un altro frammento di storia e il suo punto di vista. È lei che sta tessendo la storia con il suo telaio, facendo muovere i personaggi, secondo il suo disegno. Già in questo ritroviamo tanti spunti mitologici che permeano ogni pagina. La trama è infatti una tela, i cui fili intrecciati ricompongono il  significato simbolico della comunità. Il campo semantico della mitologia orientale viene richiamato in ogni pagina: la tenda, il deserto, il dromedario, il telaio, il nome arabo di tanti oggetti. E così ciò che è lontanissimo diventa vicino,  comprensibile, accettato e accolto. All’interno di questa cornice corale, la storia si sviluppa secondo il sistema classico della fiaba: l’esordio, le peripezie, il climax e lo scioglimento fino alla conclusione positiva della vicenda. L’arte artigiana del raccontare della tessitrice scandisce magistralmente il ritmo incalzante delle azioni dei personaggi, che si articolano seguendo un obiettivo preciso: far comprendere pienamente cosa significa essere coraggiosi, giusti, prudenti e equilibrati. Il libro di Idalberto Fei si legge tutto di un fiato, una scrittura avvincente e colta, mai scontata e che non abbassa l’asticella nemmeno linguisticamente. Il giovane lettore dovrà impegnarsi a trovare il termine sconosciuto e questo lo immerge in una positiva palestra culturale. Inoltre rimane coerentemente rispettato l’impianto mitologico. I miti da sempre affascinano i ragazzi, perché realtà e fantasia si sovrappongono e muovono le persone, chiudendo e aprendo domande esistenziali. Nell’infanzia e nell’adolescenza i bambini e i ragazzi hanno bisogno di confrontarsi con l’immaginario mitologico, che da sempre ha avuto la funzione di educare le nuove generazioni ai valori che saldano una comunità. Ricordiamo come i poemi epici greci e romani spingevano i giovani verso il copione dell’eroe. Ogni adulto che narra una storia a un bambino e a una bambina ha una grossa responsabilità, perché può trasmettere archetipi ancestrali di antichissima origine tesi verso evoluzioni edificanti dell’individuo oppure stereotipie di genere, che possono scotomizzare parti di sé, generando un potenziale lesivo e autolesivo. Ma nel caso del racconto di Fei, Alì e Alina indicano comportamenti di rispetto e di libertà, capaci sempre di dialogare con gli altri e di porsi domande, vero antidoto contro ogni deriva ideologica che radicalizza i conflitti.



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