Margherita Lollini - Io, sopravvissuto di Marzabotto
Foto di Elio Scarciglia

Margherita Lollini - Io, sopravvissuto di Marzabotto

diFloriana Coppola

 Storia di un uomo, storia di una strage.

Margherita Lollini scrive la storia di Ferruccio Laffi, sopravvissuto alla strage di Marzabotto. La strage di Marzabotto fa parte dell’eccidio di Monte Sole, sull’Appennino bolognese, avvenuta tra il 29 settembre e il 5 ottobre del 1944, efferato atto compiuto dalle truppe nazifasciste in Italia.

Può essere considerato uno dei crimini contro l’umanità, uno dei più gravi crimini di guerra della seconda guerra mondiale contro la popolazione civile. Le vittime, secondo l’anagrafe, furono 1830.   I nazisti setacciarono ogni casa, scuola chiesa e casolare, mitragliarono la popolazione civile innocente senza nessuna pietà, accanendosi con le baionette sui cadaveri, sventrando donne incinte e mutilando i bambini uccisi, per vendicarsi degli italiani traditori e per spezzare la resistenza partigiana. Ferruccio aveva appena sedici anni e ricorda ogni dettaglio, ogni particolare di quella tragedia che travolse la sua famiglia.  Margherita Lollini, usando egregiamente la formula dell’autofiction, riesce a recuperare la memoria intera di quelle terribili vicende. Lo strazio di essere sopravvissuto alla sua famiglia porta Ferruccio ai limiti della pazzia e proprio questa scelta di diventare testimone di questo memoriale terrificante gli offre il senso più profonda della vita che gli rimane da vivere. Nei suoi sogni ancora oggi ritorna l’incubo di quel giorno, l’ultimo pranzo intorno al tavolo, la corsa nel bosco, le fiamme che mandano in rovina il casolare, il cortile con i corpi senza vita dei suoi familiari. Ferruccio sopravvive a quel trauma, affronta altre indicibili avventure, riesce a fuggire e si salva. Sopravvive ai ricordi che lo distruggono ma aspetta per poter parlare, per poter far conoscere la sua storia, la storia del Monte Sole e di Marzabotto.  Testimonia in tribunale e contribuisce alla condanna all’ergastolo di dieci ufficiali e soldati nazisti.

 

“La vita mi ha concesso di restare vivo, il mio destino è stato diverso da quello degli altri.

Potrei essere là, a Sperticano, sepolto con la mia famiglia, e invece sono ancora qua, a raccontare.

Sono diventato un sopravvissuto, senza premeditarlo, senza volerlo, quasi.

E se la vita mi ha concesso questo, il mio compito è raccontare la mia storia, che è la storia di tutti quelli che quel giorno erano insieme a me e che poi non ci sono stati più.”

 

Il passato angosciante di questa ferita è ancora presente nelle comunità di questa zona dell’Appennino settentrionale, ferita aperta mai rimarginata. Ci vogliono ancora tanti anni per rielaborare quei lutti orrendi, un passato traumatico per tutte quelle famiglie colpite dalle stragi. E’ necessario quindi conoscere cosa era successo per trasmetterlo agli altri, alle nuove generazioni. Il presente non deve dimenticare il passato, per non cadere ancora in queste atrocità. Intorno alle famiglie del Monte Sole, si forma una catena di solidarietà motivata fortemente dalla consapevolezza etica che la memoria va difesa e custodita. Nel presente si costruisce la pace del domani. È urgente diffondere e raccontare per creare un antidoto reale e profondo alla violenza, a ogni gesto di violenza contro gli innocenti. Il racconto di Ferruccio Laffi viaggia da tempo, è autobiografia tragica e resiliente, gesto doveroso per non dimenticare quello che è successo. La responsabilità di sapere rende Ferruccio instancabile testimone di ciò che ha vissuto. Le vittime di Marzabotto vanno ricordate. Nella narrazione emerge lo spirito coeso, semplice e corale, delle comunità contadine dell’Appennino settentrionale.

Margherita Lollini, con uno stile fluido e realistico, offre la sua voce a Ferruccio Laffi. Lo aiuta a recuperare in modo integrale e preciso ogni passaggio di quella atroce avventura. Attraverso la scrittura, restituisce la commozione e l’indignazione della profonda ferita di un’intera comunità. La memoria delle comunità del monte Sole è viva attraverso il racconto di Ferruccio e Margherita.

La scrittura narrativa, appassionata e precisa nella ricostruzione e storica di questo eccidio, permette una totale immedesimazione da parte di chi legge. Questa operazione culturale diventa strategia politica, perché serve a immettere antidoti contro ogni violenza.

L’errore della divisione e della mattanza, dove gli uomini non hanno pietà ma diventano strumenti feroci e incontrollabili di un inconcepibile delitto contro uomini donne e bambini indifesi e innocenti, va evitato. Bisogna superare il grumo di dolore, il blocco traumatico della sopravvivenza alla strage per fare testimonianza viva di una tragedia.  

Il romanzo di Lollini entra con merito nella letteratura italiana che dal dopoguerra fino ad oggi ha provato con coraggio e tenacia a non perdere i ricordi di un passato vicino ma che rischia di essere dimenticato, cancellato dalle nuove generazioni.

I sentieri dei nidi di ragno di Italo Calvino, Il partigiano Johnny di Beppe Fenoglio, Le uova del drago di Pietrangelo Buttafuoco sono solo alcuni dei romanzi che hanno raccontato la seconda guerra mondiale, cercando di offrire un punto di vista diverso. La Storia è l’intreccio articolato e complesso di tante piccole storie e spesso la gente comune non ha voce nel decidere le sorti di un paese e di un popolo. La letteratura ricorda allora il dolore immenso che tante famiglie hanno attraversato senza colpa, senza ragione. Diventa obbligo morale non dimenticare, per estirpare quell’odio, quella violenza scritta nel sangue, che portò Caino ad accanirsi su Abele, nella notte buia dei tempi.




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