L'idrogeno dolce delle parole ... aspettando l'eternità
Gaspare Canino, In che lingua respiri

L'idrogeno dolce delle parole ... aspettando l'eternità

diClaudia Piccinno

Riportiamo i versi che Borce Panov ha scritto durante il primo isolamento pandemico dove l'autore s'interroga su quella che definisce l'Apocalisse, prevede il ritorno a tempi bui, precedenti la creazione. Solo la parola lo conforta e lo proietta in una dimensione onirica, in cui la rinascita è ancora possibile.



 THE TOWER OF BABEL 

Above a little and forgotten room - on the bottom of the Earth, 

the sky is like the Tower of Babel 

cities - placed on the top of each other and linked in non-reaching rings 

rising endlessly. The heights on the top 

speak one language only. In that little room, oh dear God, 

I convinced myself that You are that language 

that has got the words that we dream in, sometimes, 

and we wake up more or less occasionally. I wondered, 

when did clay start to grow in my mouth, 

and moss on my tongue as well and 

when will the past and the future stop hurting me 

like the ball-and-socket joint that rubs itself without the cartilage of the presence? 

And I wondered, could you, oh dear God, 

dream in my words, 

and could I wake up myself into yours at least once? 

Suddenly, a bird hit the glass. 

The sky is here, as well, I encouraged myself, and I opened the window… 



 LA TORRE DI BABELE  

Su una stanzetta dimenticata - sul fondo della Terra, 

il cielo è come la Torre di Babele 

le città - poste l'una sull'altra e collegate in anelli non raggiungibili 

aumentano all'infinito. 

Le altezze in cima 

parlano una sola lingua. In quella stanzetta, o mio Dio, 

mi sono convinto che Tu sei quella lingua 

che ha le parole in cui sogniamo, a volte, 

e in cui ci svegliamo ogni tanto. 

Mi chiedevo, 

quando l'argilla ha cominciato a crescere nella mia bocca, 

e anche il muschio sulla mia lingua 

e quando il passato e il futuro smetteranno di ferirmi 

come l'articolazione sferica che si strofina senza la cartilagine della presenza? 

E mi chiedevo, potresti, oh mio Dio, 

sognare con le mie parole, 

e potrei svegliarmi nelle tue almeno una volta? 

Improvvisamente, un uccello ha colpito il vetro. 

Il cielo è qui, mi sono fatto coraggio e ho aperto la finestra... 



THE SKELETON OF THE FUTURE 

the space elongates through the windows 

the sky plumb bob falls and breaks the three dots 

at the end of the sentence of the horizon 

the chisel falls from my hands too 

the chisel with which I chip the stones of the dream 

a man should stop for a moment 

to see the creations of his breath 

with curtains blown like white sails 

my rooms sail on the blue line of the morning 

behind the three dots of the time and the space 

people sleep waiting forf the eternity 

the wind is winded up like a spring 

in the mechanical toy of the apocalypse 

the owl of the prehistory lands at the book shelves 

and the tyrannosauruses and the reptiles 

still hunt the daylight from our eyes 

in the deepest night of our fear 

the prayer is like a trap of eyelashes 

in which we hold the Sun just for a moment 

while a bridge like a deer jumps from our side 

over the fog from which all the war moles 

come out one by one 

and the sleepwalkers are returning to us 

like a boomerang of the dream.

the theatre of our faces hovers down 

the walls of the lashes separate us from a world 

in which memories are clepsydra of the delusions 

sayng that we die being immortal 

with all the scenes of catharsis 

in which we don’t recognize the hell we have created 

while the mechanical key of the wind unscrews itself 

the labyrinth of the deceit is a house of a snail 

in his spiral we return to the beginning of Creation 

and we wonder 

why are we striving to be winners 

to snatch everything before others 

while from lips to lips the words travel 

with all sky lines of the arrivals and the departures 

while our shadows congeal on the skeleton of the future 

and we believe we have created time. 



LO SCHELETRO DEL FUTURO  

lo spazio si allunga attraverso le finestre 

il filo a piombo del cielo cade e rompe 

i tre punti alla fine dell'orizzonte 

anche lo scalpello con cui scheggio le pietre del sogno 

cade dalle mie mani 

l’uomo dovrebbe fermarsi un momento 

per vedere le creazioni del suo respiro 

con le tende sventolanti come vele bianche 

le mie stanze navigano sulla linea azzurra del mattino 

dietro i tre punti del tempo e dello spazio 

la gente dorme aspettando l'eternità 

il vento è teso come una molla 

nel gioco meccanico dell'apocalisse 

il gufo della preistoria atterra sugli scaffali dei libri 

e i tirannosauri e i rettili 

cacciano ancora la luce del giorno dai nostri occhi 

nella notte più profonda della nostra paura 

la preghiera è come una trappola per le ciglia 

in cui tratteniamo il Sole solo per un momento 

mentre un ponte come un cervo salta dalla nostra parte 

sopra la nebbia da cui tutte le talpe di guerra 

escono una ad una 

e i sonnambuli stanno tornando da noi 

come un boomerang del sogno.

il teatro dei nostri volti aleggia 

sulle sopracciglia e ci separano da un mondo

in cui i ricordi sono clessidra delle delusioni 

stanno dicendoci che moriremo essendo immortali 

con tutte le scene di catarsi 

in cui non riconosceremo l'inferno che abbiamo creato 

mentre la chiave meccanica del vento si svita 

il labirinto dell'inganno è un guscio di lumaca 

nella sua spirale torniamo all'inizio della Creazione 

e ci chiediamo 

perché ci sforziamo di essere vincitori 

per raggiungere tutto prima degli altri 

mentre di labbra in labbra viaggiano le parole 

con tutte le linee del cielo degli arrivi e delle partenze 

mentre le nostre ombre si congelano 

sullo scheletro del futuro 

e crediamo di aver creato il tempo. 




THE SOFT HYDROGEN OF THE WORDS 


No one knows 

when the silence will condense its annual ring 

in the wood of my prayer 

no one knows 

that when I drink joy 

I run and I run, 

and the sorrow follows me slowly 

and it overtakes me - drunk of love 

no one knows 

that I constantly imagine a wind 

and I let the idea 

blow through the dreams’ hands 

no one knows 

that one “I” is constantly begging me 

to let the lake of desires go, 

and I ask him how will we survive the silence 

without which the water will not be burning anymore, 

if we know that the hydrogen gets softer, 

and the oxygen 

raises the flame of our lives 

lit by the atoms of the dreams... 



 

L'IDROGENO DOLCE DELLE PAROLE

Nessuno sa 

quando il silenzio condenserà il suo anello annuale 

nel bosco della mia preghiera 

nessuno sa 

che quando bevo gioia 

corro sempre più, 

e il dolore mi segue lentamente 

e mi raggiunge, ebbro d'amore 

nessuno sa 

che immagino costantemente un vento 

e ho permesso a un'idea 

di soffiare tra i sogni 

nessuno sa che 

quell'unico “io” mi supplica costantemente 

di lasciare andare i desideri, 

e gli chiedo come sopravviveremo al silenzio 

senza il quale l'acqua non brucerà più, 

se sappiamo che l'idrogeno diventa più morbido, 

e l'ossigeno 

accende la fiamma della nostra vita 

illuminata dagli atomi dei sogni... 


Borce Panov è nato il 27 settembre 1961 a Radovish, nella Repubblica della Macedonia del Nord. Si è laureato al ''Sts. Cyril and Methodius'' Università di Skopje in Macedone e lingue slave meridionali (1986). È membro della “Macedonian Writers’ Association” dal 1998. Ha pubblicato diverse opere in versi e la sua poesia è stata inclusa in numerose antologie e riviste non solo letterarie sia in patria che all'estero e i suoi lavori sono stati tradotti in inglese, ucraino, sloveno, serbo, croato, bulgaro, francese, catalano, mongolo, albanese, rumeno, polacco, e lingua danese. Panov lavora come consigliere per la cultura e l'istruzione presso il comune di Radovish, ed è anche coordinatore artistico per il "Festival internazionale della poesia di Karamanov", che si tiene ogni anno a Radovish. Questi testi sono tratti dalla silloge “Scultura del Respiro” tradotta in italiano da Claudia Piccinno.


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