L'orizzonte di Loretto Rafanelli
Foto di Carlo Serafini

L'orizzonte di Loretto Rafanelli

diCarol Guarascio

Lo sguardo senza fine – Poesie scelte (1984-2025) è appena uscito per i tipi di Jaca Book: una raccolta antologica che raccoglie oltre quarant’anni di poesia, curata direttamente dall’autore. Nella nota in chiusura al volume, Rafanelli la definisce una “autoantologia”, spiegando di aver scelto i testi non seguendo un criterio cronologico, ma piuttosto tematico: la memoria, i luoghi, i temi civili, la dimensione più intima dell’esistere.

Loretto Rafanelli, nato a Porretta Terme (Bologna), ha diretto la casa editrice I Quaderni del Battello Ebbro e oggi è presidente del Centro di Poesia e altri linguaggi di Chieti, realtà a cui è legato anche il Premio internazionale di Poesia “Sinestetica” di Pescara.

Appena insignito del Premio Ceppo – Pistoia Capitale della Poesia 2025, riconoscimento che celebra il suo contributo alla letteratura italiana, Rafanelli si distingue per una scrittura che interroga profondamente la vita, ma soprattutto il tempo.

Vita che giungi nel segreti dell’attimo,
che ordini le trame e i vasti lungomari,
che porti gli estremi sipari,
che attraversi i secondi nella fissità
del nominare, qui nello spazio di una stagione
che va dal senso di precipitare
al sorriso lieve come il gioco
di un bimbo, osserva le coordinate
del nostro viaggio, conta le pause delle notti,
guarda l’eccedenza e i grani
del raccolto, quell’atto dell’incontrare
o l’estrema solitaria
oscurità.

Per Rafanelli, la vita non è un flusso continuo, né ovvio: è un evento che si manifesta negli attimi segreti, fugaci, rivelatori. Come se la vita fosse una regista invisibile che mette in scena luoghi dove quotidiano e infinito si sfiorano. La vita ci conduce al limite, ma lo fa con pudore. I suoi estremi non gridano: si manifestano con naturalezza. Il poeta immagina un tempo-luogo dove ci si muove tra la vertigine dell’esistere e un sorriso lieve, impalpabile.

Molte immagini provengono dal mondo agricolo, dalle piccole città, dai paesaggi appenninici tanto cari all’autore.


I volti, i luoghi, le ripide
vie, che passano nel cerchio
di un rigo, nella fissità di una soglia,
nel chiuso cortile della vita. Che tornano,
e si spengono, o vivono. Sono
tracce che sgrondano e stringo
nello schianto deciso degli anni.
Il passo che invoco è la goccia
del mare, il volo che sgrana
l’occhio, le voci nutrite dal segreto,
la luce solitaria di un altro giorno.
Osservare, intatti. Ancora, sempre.
Non chiudere all’invocazione, alle parole,
al decoro del mondo, alla balbuziente
visione. E non consumarsi nel buio
del grido.

“Lo schianto deciso degli anni.” Il tempo, in questa poesia, non è una linea dolce: è una forza impietosa, come un’auto che corre e si schianta contro un albero. Cambia tutto all’improvviso: ci si scopre adulti, poi vecchi. E tutto questo scorre dentro versi che tengono insieme dolcezza e urgenza.

La poesia di Rafanelli è fatta di immagini concrete, vitali: frammenti di esperienza che scorrono come sequenze di un film, si imprimono nella memoria, si compongono in spazi fisici ma contemporaneamente simbolici – come “il chiuso cortile della vita”.

Il tempo è una presenza costante: la memoria non è lineare, ma un’onda che affiora e svanisce, portando con sé ricordi che mutano. Il poeta li trattiene, anche nel dolore, e spesso si affida a una voce che ha il tono della preghiera o del desiderio, con parole che intrecciano immaginazione e speranza, e sempre affermano la purezza dello sguardo.

Il suo linguaggio è raffinato, la musicalità nasce da una ritmica spezzata, dai versi franti, come se l’autore stesso cercasse le parole giuste per dire l’indicibile. C’è una sacralità nelle cose semplici, un rispetto per l’imperfetto – come nella “visione balbuziente”, un’espressione chiave per capire  l’intera raccolta.

Quella di Rafanelli è una poesia dal tono filosofico, ma sempre umano: il pensiero astratto si incarna in immagini concrete, quotidiane – il sorriso di un bambino, il raccolto, le notti, i grani.

Versi delicatissimi, come: Improvvisa l’estate fu nel lampo / d’un mattino scivolano tra gli enjambement con una grazia rara, restituendo al lettore la bellezza discreta delle parole che sanno guardare davvero.

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