La carta si fa tutta parlare
Opera di Luciano Schifano - per gentile concessione di Lorena Fiorini

La carta si fa tutta parlare

diPaolo Beretta

Racconti, AA.VV., Terra d’ulivi edizioni.

Un titolo evocativo, tanto da meritare di essere mantenuto negli anni – dichiara l’editore, Elio Scarciglia, per essere il segno di una buona tradizione che si rinnova ogni anno con nuove voci, nuove ispirazioni. Un’immagine di copertina, altrettanto significativa, espressione del breve passo che unisce – non separa – diverse forme d’arte e delle infinite possibilità di contaminazione e suggestione reciproche: un foglio di carta scarabocchiato, istoriato di appunti e segni grafici, e altrettante parole, grafemi che compongono insiemi significanti e interpretabili, raggruppate in blocchi, versi, che, nel loro flusso libero narrano storie e immagini; due mondi che si intrecciano fra loro. Una frase, scritta in corsivo a pennarello nero, svetta in basso a destra per dimensioni e molteplicità di significato, così come, dirimpetto, a sinistra, l’accenno stilizzato in rapidi tratti di un paesaggio d’alberi, che circondano uno spazio circolare vuoto e invitano l’occhio a una fuga prospettica verso l’alto e l’indefinito. “È solo caduta la linea”. Linea di disegno, caduta, posata sul foglio; grafema di parola scritta, graffiata, incisa, frutto di un pensiero slegato e libero; linea della comunicazione, che non è affatto scontata, bensì spesso fragile, soggettiva, bisognosa di attenzione e dedizione, così difficili in tempi come i nostri, in cui ci siamo abituati a concedere solo pochi secondi alla comprensione di un messaggio, in qualsiasi forma esso ci venga proposto e la parola è spesso ritenuta troppo faticosa.

Un libro, invece, è fatto di parole ed è uno scrigno pronto a schiudersi nelle mani di chi decide di varcarne la soglia e prendersi il tempo di viaggiare con la mente. Un libro di racconti di autori diversi è un coro, in cui si possono riconoscere voci e timbri diversi, partiture, orientamenti diversi; un concerto in cui si susseguono brani e movimenti caratterizzati da stili, percorsi e passioni molteplici.

Il viaggio in La carta si fa tutta parlare si compone di sedici brani, sedici tracce di un LP molto variegato, che affrontano temi anche molto delicati, muovendo da punti di vista e con approcci fra loro anche molto diversi. Pk-956, di Franco Allegranzi, ad esempio, è un racconto che prende vita nella testa di una giovane donna affetta da un tumore. Nonostante l’imponenza e la minacciosità delle incognite che incombono sul futuro, ma anche sul presente immediato della protagonista, che affronta con le prevedibili paure la sua prima giornata di terapia in ospedale, il racconto rimane fresco, interpretando al meglio la vitalità e il carattere della donna: un personaggio a tutto tondo, un timbro femminile e schietto, un animo indipendente e combattivo, giovane ed empatico, ben consapevole di quali siano le cose che veramente contano nella vita, che si confronta con lucidità con l’esperienza degli altri pazienti. L’acuta capacità di osservazione e immedesimazione dell’autore ci prende con sé e ci introduce in un faccia a faccia con il destino, la sofferenza e la morte, declinandolo con maestria sui propri personaggi.

L’entusiastica perfidia del piccione, di Maria Perella parla con la dovuta crudezza i fatti di una cronaca nera fin troppo verosimile, prossima, quotidiana, cui siamo ormai quasi assuefatti. E lo fa, con la precisione e l’apparente freddezza di un bisturi, attraverso la lente di ingrandimento della ricerca di un medico di frontiera, che si confronta quotidianamente con la realtà della clandestinità, dello sfruttamento, delle vite fatte di stenti di chi non ha possibilità di scegliere e deve fare i conti con il cinismo e la violenza di chi approfitta della fragilità delle loro esistenze. Ma anche lo sguardo del protagonista, pur attento e vigile, manifesta una forma di stanca accettazione, che risuona tristemente come una resa di fronte a una realtà abominevole, apparentemente priva di soluzione.

Il cortile dei libri, di Giancarlo Locarno è un delizioso racconto del proprio innamoramento per la letteratura. Certe cose avvengono per caso, come il fortunato sovrapporsi di gusti e attitudini fra il giovane protagonista e lo zio un po’ dandy e inconcludente. Oppure è tutto già scritto ed è solo questione di tempo, prima o poi verranno a galla. La storia di Giancarlo Locarno fa pensare più a una serie di incontri fortunati (persone, libri, poesie) che a un destino segnato da inclinazioni e forza di volontà. E l’innamoramento non origina proprio così, da un colpo di fulmine? Ma la storia di Locarno ha anche il sapore di tempi e usanze andate; della vita rurale, operaia, dei luoghi in cui i libri non venivano presi in considerazione se non come carta per accendere il fuoco. Del miracolo di un seme che trova terreno fertile nell’animo di un bambino, curioso e sognatore, ma anche umile e coraggioso, che non si ferma di fronte alle prime asperità a all’austerità del volto che può mostrare la letteratura. Cosa assai più difficile per un adulto. Il racconto di Locarno ci ricorda con piacere che in letteratura, come nella vita, sono l’amore e le passioni più genuine a vincere.

Risveglio, di Bruno Di Marcello, è invece un’efficace fotografia nitida e onirica al contempo di un esistere al limite fra sonno e veglia. In un abile, inquietante e commovente gioco di specchi l’autore fa percepire al lettore la vita e la realtà da entrambi i lati. L’analisi è perfetta, il lettore viene attratto e avvolto dalla vera e propria geometria surreale della scena. Il finale è straziante, disarmante e perfettamente riuscito. Sogno, attesa, razionalità e balìa: l’insieme di sensazioni potentemente trasmesse dal brano, che ci consegna un epilogo di solitudine, sospeso e indefinito.

Con Il miracolo, Teresa Mariniello ci consegna invece una vera e propria storia dal vago sapore verghiano, seppur inscenata e interpretata in lingua partenopea. È la storia di Nina, giovinetta attraente, chiesta in moglie dal figlio di un possidente, un buon partito, non particolarmente brillante, ma di buoni sentimenti. Nina, invece, è una ragazza che sa il fatto suo, non ha timori né soggezione e sa tenere a bada le spavalderie del pretendente. Se infine cede alla richiesta dei genitori e acconsente allo sposalizio è perché ha in mente un progetto, che è assolutamente intenzionata a realizzare. In breve sarà Nina, infatti, a prendere le redini di casa, a farsi notare e apprezzare dal suocero, severo e capace, ad acquisirne fiducia e deleghe. Sarà Nina, con la sua prole, ad assicurare una discendenza e un futuro alla famiglia e all’azienda del suocero e del marito, cui per sua stessa scelta rimane solo un ruolo marginale. Quello di Teresa Mariniello è racconto vivace, dalle tinte forti delle belle storie del sud. È una storia al femminile, protagonista una donna onesta e coraggiosa, volitiva, una vera e propria imprenditrice. Lavoratrice, moglie e madre, ma prima di tutto donna e sognatrice.

Queste sono solo alcune delle diverse e caratteristiche voci narranti racchiuse nella raccolta La carta si fa tutta parlare, edita da Terra d’ulivi. Un libro, un invito al viaggio che merita di essere intrapreso.


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