La cattedrale
Opera di Luciano Schifano - per gentile concessione di Lorena Fiorini

La cattedrale

diMonica Silvestrini

Si racconta del continuo fare, senza pensare, di uomini imprigionati in una finta cattedrale. Della fretta, dell'incapacità di attendere. L'uomo in-trasformazione sta per diventare automa. La cattedrale è una parodia delle cattedrali vere, degne del proprio trono, i cui decori preziosissimi sono frutto di amore per il bello e per la vita. 

Quale sarà la sorte dell’uomo se si offusca in noi la luce del mistero, il più grande dono che viene con la Vita? 


L’uomo in-trasformazione sta costruendo una Cattedrale. 

Lavora per ore. A letture e sogni ruba tempo. Non sa fermarsi.


Qualche uomo, il cui processo di allontanamento da sè ancora non attecchisce, 

emette suoni lievi ma il rumore sordo degli attrezzi li annienta. 


La speranza sta su un ramo e veste veli bianchi. Nulla può, la speranza.

E’ leggera, sempre sola. Bellissima. Lontana.


 Del fato si sa poco. Solo importa il lavoro cieco. 


Milioni di braccia dentro le nuvole

per creare l’opera astratta.


Ha un’accezione nuova - ancora - in - conoscenza 

questa bella parola, che per illuminati artisti altro non era

che una possibilità di rivelazione e auto - rivelazione.


Non sarà la Cattedrale un edificio religioso. 

Sarà indegna del proprio nome. 

Nessuno siederà sul trono. Perché essa non avrà trono.


Il caos regnerà. Non un re siederà sul trono.

L’uomo in-trasformazione vuole dare ordine al caos.

L’uomo in trasformazione porta all’ordine il caos.


Nell’ordine dell’universo nasce e muore l’uomo. 

Crede l’uomo – costruttore di vivere.

Crede l’uomo – costruttore di morire. 

Ma egli non vive e non muore.

L’uomo - costruttore non muore perché non vive.


Non uno avrà braccia forti. Non uno deporrà pietre.

Né s’ergeranno alte, le colonne.

Invisibile il trono vacante. Invisibili cose. 

L’uomo non ancora.



La libertà nel tempo è solo fare. 

Inconsapevole forse non colpevole. 

Vittime di un tempo e del proprio sfortunato io.


Sarà enorme.

Altissima.


Non conterrà nulla. 

Non sarà fatta di materiale alcuno.


 La scorciatoia è morta. 


Muore  sterrata la stradina.

Muore il trofeo dell’esploratore e del pellegrino.

Muore il passo dei cavalieri del tempo esteso. 

L’idea muore.


Muore l’idea del tempo che ci ospita. 

Una creatura nuova nasce.

La complicazione del tempo nel tempo.


E’ nera sposa di grigi nembi.

Le finestre non danno sul mare.


 Chi guarda in alto non vede il cielo.

 Cerca l’intersezione. Dall’una una cosa.


 Nulla accade. Solo passa il tempo.


La Cattedrale prende il posto dei sogni la notte. 

Invisibile il buio. Lo cela agli occhi l’incontro di combinazioni.


Al trono falsamente impavida aspira l’inconsapevole supponenza.

Alla creazione meccanicamente ci si appresta. 

Vie per la destinazione. Sopra il sentiero sotterrato del vento.

Cerchiamo l’altro che è un altro e un altro ancora. 

Interazione di compiacenza e di approvazione. Indifferenza.


L’altro davvero non si cerca. La nuova via non lo contiene. 


Ogni ricerca è improduttiva. 

Riempiva l’acqua solchi naturali.

Fama plastificata soffoca naturali solchi.


Non è ovunque l’uomo.

Sta l’uomo a malapena dove sta. 

Almeno una volta nella vita, se non mai, a sé si congiunge. 

Gli io in perfetta sovrapposizione una volta almeno (o mai).


L’illusione di essere dove è impossibile essere arreca falsa gioia. 

Che muove il lago immobile dell’inconsapevolezza di sedicente soddisfazione.


Non può colmare l’uomo tutti i solchi. 


In vero


In ogni varco che si forma, dove conoscenza non arriva, 

in mancata soddisfazione c’è un rimando.

così va verso la felicità, ancora cercando, 


l’uomo. 


Suona il conto alla rovescia note cupe. S’alza la cattedrale. 

Senza pensiero instancabili gesta.


Ogni giorno sembra.

Conquista sembra. 

Senza una scoperta. 


Nulla di questo vagare resterà. Vuoto contenitore - la memoria -.


Esisterà l’uomo costruttore in-trasformazione solo nella cattedrale.

Ciò che siamo stati, difettosi come la realtà, si estinguerà.

Non vivrà nella Cattedrale l’autoconsolazione.


Voci poche rincorrono il grigio sciame.

Fumo vagante con tentacoli forti.

Insegue la debolezza innamorata il finto sogno.


Così nasce la nuova idea di amore.


Potere sempre. Ostentato eroismo. 

Palcoscenici che agli occhi della Verità non sono altro che gogne.


Libera, impazzita, come una mosca prima della morte,

non impavida ma sfrontata, la parola.


S’aggirano nella cattedrale incompiute, 

paurosamente s’aggirano le nulle occupazioni del tempo. 

Nulla dietro di loro, neppure un’ombra.


Ogni cosa dovrebbe avere un’ombra. Tutto dovrebbe avere uno scopo. 

Supponente convinzione di avere uno scopo.

Una destinazione.

Un merito. 

Senza possedere nulla. 

Né uno scopo. 


Né una destinazione. Né un merito. 

Nella cecità negli intenti lo spreco. 


Nel nulla calandosi credendo di varcare la soglia .


Che bella la volpe che insegue se stessa, un’ispirazione, rossa. 

Lascia impronte nella neve e illumina la notte dei suoi occhi.

Lo scopo è dove la volpe arriva. 

Lo scopo è la volpe e la volpe è lo scopo.

Sono in tre per il pensiero.


E la poesia? La poesia è assistita da anime ribelli.


S’erge la cattedrale opposta alla sopportazione.

Al recupero e al compimento. 

S’erge opposta alla comprensione.

Alla pazienza e all’attesa. 

S’erge opposta all’inazione. Al riposo e al raccoglimento.

La si innalza ma la si potrebbe tracciare su un piano.


Ci saranno tende isolanti e specchi incantati.

Un giardino pensile con frutti già maturi e accattivanti. 


Una nuvola sempre la separerà dal cielo. 

Nuvola svuotata di pioggia.

 

Nuvola fumosa e grigia svuotata di pioggia.


 Suoi abitanti non esisteranno fuori dalle stanze.

 Esseri invisibili oltre il cancello.

 Non riconosceranno chi è rimasto di qua. 

Tra loro non un cenno. 


Soli attimi di consapevolezza, cose strane

disturbano l’impresa. Vecchi incagli, non saggi suggeritori.

Semplici non onerosi atti. Primordiali. Ignorati. Trapassati. 

Non interessa il vero. Necessita il non vero solo di tempo.


Generano alberi ancora foglie. Fiori. Frutti

Generano madri ancora figli. Lasciano maree, spiagge.


 La pioggia rende verdi i prati.  


Nulla nella cattedrale. 

Si lavora moltissimo.


Non il giorno. 

Non la notte. 

Non il vagito dell’alba. 

Non il vento.

Non un tramonto. 


Non sempre sa l’uomo di aver bisogno di occhi.

Suo è il suono.


 Il giovane uomo in-trasformazione 

 è consapevole talora di volere 

                                                                       occhi. 


Soccorrono gli emissari dell’uomo. Pensieri donano. 


Al pensiero induzione. Nella foresta oscura. 

Dove si danno appuntamento le ruspe la notte per abbattere idee.


E’ un complotto la costruzione della Cattedrale.


Non ha vetri in colore la Cattedrale. Solo fori per respirare.

 

Sopravvivenza solo garantita.


Crede il giovane uomo di volere colori e fuochi.

Prende forma la cattedrale. Dovrà migrare il pensiero. 


Si adeguerà ogni cosa alla sua assenza. Non se ne avvedrà chi l’avrà perduto. 


Dovrà, chi vedrà negli altri la perdita,

chi ancora vivrà in vortice d’argento d’energia, 

dare nuovo nome alla parola Vita, nuovo nome alla parola Uomo.

O non esisterà più. Sarà incompatibile con il nuovo sistema. 

Inadeguato meccanicismo.

Sarà vita nella Cattedrale. Insieme e ammassati. 


Crederemo di avere tentacoli e mille teste.

Crede l’uomo in-trasformazione di avere teste e tentacoli 

per fare più cose.


Corre su un unico binario. Corre lungo un tronco senza rami. 

Vengono e vanno incontrollati  moti, irrispettosi di segnali, 

inconsapevoli di limiti e confini entro limiti e confini. 


Volontà immediata senza sosta incoronata s’aggira.

Ignara di naturali confini. La base portata a compimento.


Ci sono stati incidenti. Qualcuno è passato ad altra vita.

Chiede impegno ogni atto dell’uomo. Quell’uomo che lavorava accanto al cielo

ne conosceva il rischio. Si sta senza pensieri in questo nuovo cantiere.


Parole spruzzate formeranno cascate nella campagna senza profumo. 

Parole scenderanno a cascata 

in un pozzo stagnante. 


Così le eredi delle antiche rune celebreranno

l’attimo grigio che fugge.


Non avrà uno scop la cattedrale . 

Non un canto racconterà la musica della vita.

Si creperanno le viscere di musica sepolta.

Non ci sarà via di evacuazione. 

Se  tremerà la terra, nella cattedrale non si avvertirà nulla.

Se qualcuno appiccherà un fuoco,

le mura antincendio isoleranno il trovarsi dentro dall’essere fuori.


Crederanno i suoi abitanti di essere fortunatissimi e immortali.

Potenti e sovrani dell’attimo. Capaci di fare.


Saranno uomini del fare.


Nuove parole verranno coniate. Si penserà ad una evoluzione del linguaggio. 


Non si evolverà l’uomo. 


L’uomo si estinguerà.


Io penso, io credo e vorrei si estingueranno.

Faccio e faccio saranno diffusi.


Ritenzione di parole e pensieri. Infinite scomparse.


Ora. 


Continuamente ripetuta. 


Un unico coro.


Di musicisti senza accordi.


Volano le api verso il favo. Planano. 

Seguitano a planare cariche di nettare in fioritura. 

Trabocca il favo di miele. E’ una struttura naturale.


L’uomo in-trasformazione saprà dove trovare le informazioni.

Ognuna nella propria celletta, le prenderà al momento opportuno. 

Sarà felice l’uomo in trasformazione al compimento dell’opera.

All’onorato ospite offrirà prelievi d’azioni. 


Non sappiamo se l’occhio necessiti di bellezza per continuare a vedere.

Come le api temeremo il buio?

Subirà il nostro moto rallentamenti?

Si arresterà  il nostro moto per sempre?


L’uomo per come ancora lo intendiamo è una mappa di strade in colore. 

E’una città grande, un paese.

Il centro è verde.

E ci sono isole di fiori che certi uomini estirpano. 

Ci sono vie chiuse che uomini ostinati vorrebbero aprire.


La vita in cattedrale sarà tutta lì. Per cercare non si dovrà partire.

Pochi fedeli attraverseranno luoghi deserti per visitare la tomba dell’Idea,

che accanto al Caso riposerà.

Qualcuno ancora crederà all’Idea per sempre sposa del Vento. 

Altrove forse i due, nel soffio, continueranno a vivere.. 


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