Lino Angiuli e il premio di Terra d'ulivi edizioni

Lino Angiuli e il premio di Terra d'ulivi edizioni

diDaniele Maria Pegorari

Motivazione per il conferimento del Premio di poesia

‘Terra d’ulivi – Riconoscere una storia’ (II edizione, 2022)

a LINO ANGIULI



Nato a Valenzano, in Terra di Bari, il 6 giugno 1946, Lino Angiuli è, come ama dire ironicamente, coetaneo della Repubblica. Della storia repubblicana, in effetti, egli ha incarnato il costruirsi e il decomporsi delle speranze di riscatto delle masse, facendone la cifra distintiva della sua parabola stilistica. Guardando ai dibattiti del nostro Paese dall’angolazione della cosiddetta école barisienne negli anni Settanta, Angiuli declina presto il suo pensiero in modo autonomo e per certi aspetti appartato, scegliendo la poesia come strumento di comprensione del mondo e dando alla sua scrittura due caratteri riconoscibili: il plurilinguismo e l’ironia. Per il primo aspetto l’autore è riconducibile alla ‘tradizione sperimentale’: il Pasolini dialettale, la neoavanguardia (che nel Mezzogiorno ha coinciso con la vocazione civile), ma anche, meno avvertito ma forse più significativo, l’espressionismo medio-novecentesco, per la briosità dei registri e la mescolanza fra dialetti e lingua letteraria. Circa il secondo aspetto, va sottolineata la qualità critica dell’ironia di Angiuli, maestro del ‘rovescio’, dissacratore delle ‘aureole’ vanitosamente indossate e analista delle miserie che si celano sotto l’ideologia del progresso.

Da Liriche (1967) e La parola l’ulivo (1975) fino ad Amar clus (1984) la tradizione meridionalistica trovava nei suoi versi una variazione aspramente sperimentale; in una seconda stagione, da Di ventotto ce n’è uno (1991) a Cartoline dall’aldiqua (2004), Angiuli si è fatto cantore non pacificato e non nostalgico di una ruralità minacciata dallo sviluppo; infine è giunto il tempo della piena maturità, con i quattro libri editi da Aragno fra il 2005 e il 2020 (Un giorno l’altro; L’appello della mano; Ovvero e Addizioni) in cui il dialogo fra italiano e dialetto, all’interno della babele globale, si coniuga alla critica dell’antropocentrismo. Vanno poi ricordate le raccolte di saggi e novelle, e l’instancabile attività di organizzatore di eventi, curatore di collane e fondatore di riviste letterarie e di attualità sociale che lo hanno visto impegnato negli ultimi quarant’anni («Fragile», «in oltre», «Porta Nuova», «incroci») all’insegna della progettazione collaborativa, della contaminazione fra le arti e dell’impegno civile.

Per queste ragioni la Giuria all’unanimità individua in Lino Angiuli un esempio di vita dedicata alla poesia e gli conferisce il Premio ‘Terra d’ulivi – Riconoscere una storia’, II edizione.

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