Lo spazio poetico e simbolico II^ parte
Elio Scarciglia, artisti a Montmartre, Parigi

Lo spazio poetico e simbolico II^ parte

diVincenzo Crosio

 Michelangelo Buonarroti

L’altro autore in questione per quest’epoca è, per l’appunto il più noto dei pittori, colui che portò il dipinto, la forma figurale, alle dimensione di un’epica questa volta sacra. Il cavapietre toscano -fu dato a balia ad una famiglia di scalpellini- Michelangelo Buonarroti sceglie nella scultura,come nella pittura più tardi,di immortalare Dio e soggetti dell’epica religiosa.Il suo è un eroico sforzo, indomito, quasi fisico, verso un’ascesi di tipo Mosaico, di tipo antico testamentario, al fondo. Non so se esiste nella letteratura critica un giudizio di questo tipo, ma quello che colpisce è che, tranne le varie Pietà e i cosiddetti Prigioni, opera tarda di Michelangelo, ormai vecchio e cieco,non c’è nessuno idea tradizionale cristiana di Dio. Un autorevole studioso come Andrè Neher in un capitolo di un libro dedicato al Maharal di Praga,Faust e il Golem, avvalora questa tesi. Voglio dire che quella di Michelangelo non è una stucchevole,melensa o timorosa rappresentazione di una Commedia come le altre e come la rappresenta la maggior parte dei suoi predecessori e contemporanei. E stiamo parlando di Raffaello che contemporaneamente dipingeva nel Vaticano. E’ un Dio quello cui combatte pittoricamente Michelangelo, di tipo abramitico. Sembrano le sue , storie uscite dal vecchio Testamento.Come se l’epica cristiana e la pietistica rappresentazione delle Storie riferite a  Gesù, non lo interessassero.La dimensione spaziale e corporea in Michelangelo prende la dimensione del Gigantesco, nella scultura e nella pittura, prende la forma di una lotta inquieta e titanica. Solo in qualche tratto del Tondo Doni,nella Madonna della Scala, oltre che nelle notevoli Pietà, emerge uno sguardo umano e tenero del Dio.

Aveva già scolpito opere come la Pietà e il David, La Madonna col bambino di Notre-Dame a Bruges con risultati clamorosi per bellezza e arditezza di contorno, proclamandosi come il successore di Donatello in Firenze,quando Giulio II gli diede l’incarico di progettare la sua tomba e poi, come ricompensa alla sua mancata realizzazione perché troppo indaffarato a far la guerra a Bologna contro Ferrara, gli affreschi nella cappella Sistina nel 1508.Dovevano essere 12 figure di Apostoli secondo il papa, ma Michelangelo da solo si lancia in una impresa unica nel suo genere.Un trattato di estetica teologica squadernato con rara potenza e bellezza di risultato sulla volta e sulle lunette laterali, inserite - le figurazioni- in una architettura dipinta di finestre e lunette fittizie, in cui si susseguono una dopo l’altra dal centro della volta La genesi e i principali episodi del vecchio testamento: La separazione della Luce dalle Tenebre, La creazione degli Astri,La separazione della Terra dalle Acque,La Creazione di Adamo, la Creazione di Eva- seguiti  da La cacciata dal Paradiso terrestre e dai tre episodi fondamentali della vita di Noè raffiguranti il Sacrificio, il Diluvio e l’Ebbrezza.Ai lati dei riquadri minori coppie di Ignudi, che per la loro bellezza possono essere considerati angeli apteri.Costruiti ai quattro lati in una rara forma di simmetria asimmetrica. Ai lati delle figurazioni principali cinque Sibille e sette Profeti, a sottolineare l’importanza dell’aspetto arcaico e addirittura pretestamentario dell’Antica Teologia, la prisca teologia, come fondamento di continuità nella disciplina teorica fondamentale, l’equivalenza per il Circolo fiorentino di Marsilio Ficino, di Teologia Testamentaria (Vecchio e Nuovo Testamento) e Teologia antica, quella che Aristotele chiamò l’epistème theoretikè, la conoscenza contemplata del Divino.Confermato questo complesso programma iconografico dai quattro pennacchi con le raffigurazioni di Giuditta e Oloferne,David e Golia,La punizione di Aman e il Serpente di bronzo,come manifestazione del disegno divino per la salvezza del popolo d’Israele.Riconfermata quest’antichità testamentaria, dalle successive sculture del Mosè e delle quattro allegorie del Giorno e La Notte, dell’Aurora e del Crepuscolo, come meditazione qhoeletica, malinconica, del rapporto dell’uomo con se stesso, la natura miracolosa ma sconcertante del Creato, e il Creatore. Il Giudizio Universale poi,affrescato sull’altare maggiore della stessa Cappella dal 1536 al 1541, e i Sonetti, meravigliosi oggetti di artigianato orafo-poetico della letteratura italiana,daranno il senso di questa Meditazione filosofica e teologica del Michelangelo che ne fanno la prima Riflessione seriamente considerata della Storia dell’Arte e della Umanità.Una simile potenza di espressione al riguardo l’avranno solo l’Opera filogenetica di G.B.Vico e la Fenomenologia della Storia e la Fenomenologia dello Spirito di Hegel, oscure tutt’e tre e per lo stesso motivo: la considerazione che la storia umana discenda da una schisi profonda tra l’essere nella storia e l’essere della storia, tra Creatura e Creatore, tra somigliante transeunte e origine eterna.Tra ciò che nella realtà muta e muore, l’essere per Sé immanente ma impermanente e l’essere per Sé ma eternamente Vero. Questa visione realistica e melanconica, filosoficamente attrezzata dalla frequentazione di Marsilio Ficino, Lorenzo de’Medici,Pico della Mirandola,Leon Battista Alberti, cioè il meglio del Neoplatonismo fiorentino, produce simbolicamente la Realtà dei Corpi sempre quasi nudi o seminudi che emergono da un fondo che non è un paesaggio ma che provengono direttamente da un antequem, un prima di questo, esplodendo nella scena del mondo come Annuncio ed Enunciazione. Che è il richiamo più evidente all’aspetto trinitario del tempo: un prima del Padre, Genitore, Creatore, un adesso dopo del padre Figlio, Seme di quel Genesi, e il mondo che verrà, l’Abbà olàm, la Presenza dello Spirito, il questo e il quello sempre presente, l’essere del tempo che è. La presenza dello Spirito Sempreterno Glorioso di questa Provvidenzialità, la Resurrezione dei corpi Trasformati nel Trionfo sulla morte. Queste sono le enunciazioni evidenti: L’indice del Padre che crea con questo gesto indicativo, digitale, Adamo, il gesto perentorio che comanda il processo della Separazione duale del mondo, la creazione molteplice del mondo e la pluralità immensa dei Corpi che il gesto di Gesù -Incipit e Giudice- istituisce come Redenzione in una  universale e perentoria Genesi pittorica. In una rappresentazione totale di singolarità che passano, da quel gesto in una ascensione ritmica da destra di Gesù dal mondo dei morti al trionfo dei Corpi redenti, trasformati nella Santità e dall’altro dalla precipitazione nel mondo della trasformazione brutale ed infera dei Demoni.Accanto a Gesù siede ferma con un gesto insieme delicato e fermo voltando lo sguardo , Maria, nulla potendo alla Volontà giudicante del Figlio. Bellezza ed eleganza nella figura, nel volto e nella fattezza della madre. Gioiello raro di femminilità perfetta che rispecchia la delicatezza delle figure minori ai lati delle lunette, che sembrano esser riprese nel tempo dalle numerose Damigelle al Bagno dell’Ottocento e Novecento pittorico.

Se questo tipo di meditazione teologica forte era,-ma non troppo- dentro l’orizzonte della Teoresi Rinascimentale, non era così scontata la soluzione pittorica e simbolica che ne diede il genio di Michelangelo. Un trattato a sua volta di come si dipinge miticamente una Poesi, una Creazione pittorica di una potenza talmente eretica che sconvolse – dentro un clamore sbigottito- il Papa, la Curia, i pittori, il popolo che si videro sbattuti in faccia i Corpi creati dal Creatore in un Trionfo di Resurrezione infinita, La Gloria.Il figurato è rapido e asciutto, fatto con una tecnica che mette insieme a fresco i vari strati in modo che i chiari scuri siano visibili anche da basso e il disegno molto evidente, poco paludato ed essenziale, quindi anche poco Rinascimentale e molto scultoreo.Nella Loggia del Raffaello, anch’essa nel Vaticano la differenza è evidente; da un lato forza, teoresi, interpretazione scritturale, dall’altro un sapiente ma inefficace spesso banale linguaggio narrativo, secondo la modulistica narrativa staticamente rigida perchè priva di questa motivazione teologica profonda: il corpo come essenza dello spirito divino incarnato nel corpo. E dunque simbolicamente significante. Gesù-Giudice e la Madre sono segnicamente presenti nella loro incarnazione corporea. Questo è sconvolgente pittoricamente, poeticamente e simbolicamente.Viene dunque fondata qui per via immaginale una teologia dell’incarnazione-inkarmazione di uno spirito nelle singolarità collettive dei corpi mistici. In questo il genio di Michelangelo esplora vie antiche  e nuove ma che hanno in comune lo spirito di un Annuncio Nuovo e Antico allo stesso tempo:con la realtà di questo mondo, così come è stato Creato, bisogna fare i conti, così come non si può fare a meno di non farli con la presenza del Dio Vivente e del suo annuncio di un Tempo nuovo. L’estetica teologica è per definizione una percezione anche artistica, poetica, immaginaria, del divino. E’ un render conto di come cioè la poiesi , la creazione artistica, l’agire poetico, l’arte, ci dia attraverso una forma immaginale, la dimensione di un processo fenomenico ,-(della realtà)-, rispetto ad un atto che divinamente ci introduce ad un ordine percettivo superiore, nel senso che scomoda categorie di giudizio, cognitive più elaborate e raffinate della comune percezione della realtà. Non che la scarti, ma ne sottolinea  una parte o la totalità attraverso un rimarco, un’ attenzione, in modo che la percezione primaria sia più completa, più vicina alla realtà dei dati visibili. Un ritorno alla realtà in qualche modo attraverso una capriola , un capitombolo. Dal punto di vista dell’Occidente questo rimarco, questa procedura di conoscenza, è stata messa a punto da una generazione che ha prodotto il Rinascimento Europeo. Come sottolinea Andrè Neher, per la prima volta la Ragione è associata alla Fede, la Filosofia alla Mistica, Il Dottor Faust-Prometeo alla Virtù della Teologia, il rigore della Scienza alla Virtù del Divino. E’ nell’Ottica in particolare e nella Rappresentazione matematica, simbolica della realtà, che questa nuova Visione, questa nuova prospettiva assume valore epistemico universale. La vera Rivoluzione dentro la Rivoluzione del moderno. Come se un artefatto, il cannocchiale, il riquadro prospettico, desse più Natura alla Natura ,ritraendola come immagine speculare del Divino. E’ il Trionfo di Platone, della Idea più che di Aristotele. La politica filosofica appare in Occidente come Virtù Politica ed Estetica, in Oriente con la Rinascita del Chan e della Spada. E’ dunque nella Visione, nella Percezione della realtà ,attraverso la Sapienza della Cognizione, nel primo abbozzo di una fenomenologia dello spirito che bisogna trovare le categorie d’interpretazione del Sacro e del Divino. Quello che oggi noi chiamiamo Spazio simbolico ovverossia la Forma,il segno senza significazione ma che ha un significato oltre il segno stesso. L’etereo e l’incorporeo, l’astratto dentro una Forma Vuota,   Simbolica. Tutto ciò che appare, appare simbolicamente, come interfaccia, interconnessione tra reale ed irreale, pura forma asostanziale: questa è la vera scoperta dell’estetica Rinascimentale e ciò che Michelangelo afferma con una potenza figurativa a fronte della quale, obiettivamente il suo genio, più che quello di Leonardo, chiama alla gloria del Divino. Come se fosse il quarto stato dell’essere, la quarta dimensione dell’essere. Dovremo aspettare, attraverso la rilettura di Galileo e Newton, il Novecento teorico di Einstein , di Bergson,di Gaston Bachelard, di Poincarè ed infine di Heiddeger, per avere la descrizione esatta di questo paradigma fondamentale, per  cui la verità è lo spazio, il luogo aperto tra l’essere e il non essere dell’Essere stesso: la realtà del Tempo, passando prima però per Caravaggio e  Kant, per approdare a Leopardi e Kafka per sobbalzare ai pittori immaginisti francesi come Bonnard, Matisse e Seurat , all’estetica contemporanea di Alberto Burri, al cinema di Ozu e il primo Luchino Visconti. L’estetica, il guardare il mondo, attraverso l’occhio visione e la sua protesi più prossima, la mano, diventa prima estetica teologica e poi infine estetica semantica e  fenomenologia del trascendente tout court-

Vincenzo Crosio, storico della conoscenza



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