L’universo respira nei luoghi segreti del cuore
HiroKazu Kore'eda

L’universo respira nei luoghi segreti del cuore

diAlessandra Gasparini

 “Monster”( Kaibutsu, L’innocence) di Hirokazu Kore’eda

Kore’eda, grande maestro di cinema, giapponese, ci offre una nuova perla,  luminosa, preziosa e profondamente umana, che ci accompagna e ci sostiene nella riflessione su noi stessi e sull’universo di cui siamo parte. Seguiamo la storia narrata.

SAORI

Minato è un problematico, intenso, bellissimo adolescente. Vive con la madre, Saori, una giovane stiratrice, rimasta vedova quando il ragazzino era piccolo. Lei lo ama teneramente, la vita della donna è difficile, faticosa, ma ogni momento libero è dedicato a lui. Quasi ancora bambino, ma complesso, tormentato. Di fronte alle sue provocazioni lei reagisce con estrema pazienza, ma quando Minato le rivela di essere sottoposto a maltrattamenti dal suo giovane insegnante pretende una riunione con i docenti e la preside della scuola. Tutti loro, facendola indignare, minimizzano la cosa, per salvaguardare il buon nome dell’istituto.

IL PROFESSOR HORI

Questo l’inizio della storia, raccontata dal punto di vista della giovane madre. Kore’eda, che ha come nota stilistica costante dei suoi film un approccio poetico alla realtà, che racconta le sfumature e le pieghe nascoste dei rapporti tra gli esseri umani e di questi con la natura, ci narra ora un’altra storia. O meglio, la stessa, ma da un altro punto di vista, quello del professor Hori. L’insegnante che abbiamo detestato nella prima parte è un giovane pieno di buone intenzioni, che si trova ad insegnare in una classe in cui alcuni studenti gli creano difficoltà. In particolare Minato, che viene preso in giro dai compagni per la sua amicizia con il piccolo  Eri, sbeffeggiato e isolato dagli altri perché sembra una bambina, ha tratti delicati, è dolce e buono, molto intelligente e fantasioso. Eri vive con un padre alcolista subendone le imposizioni e le violenze, ma non lascia trapelare nulla. 

Il professor Hori ha una relazione con una ragazza che accoglie clienti in un bar, un’attività che viene socialmente identificata come una forma di prostituzione. I due stanno bene assieme, ma Hori teme che questa relazione lo possa mettere in cattiva luce. La preside, preoccupata per le notizie trapelate tramite la stampa, lo spinge a confessare davanti ai colleghi di avere maltrattato e ferito Minato. Chi è Hori? Una vittima delle ipocrisie sociali o una persona meschina? Gli altri ormai lo considerano indegno d’insegnare.   La sua crisi è molto profonda, arriva a pensare di uccidersi.

ERI E MINATO

Il terzo racconto è quello che ci rivela tutta la tenerezza dell’amicizia tra Minato e Eri, che condividono un luogo segreto, rivelato da Eri,  lontano dai grattacieli della città da cui provengono, dove attraverso una buia caverna si entra in un bosco e lì, in un vagone di treno abbandonato e arrugginito, i due possono creare un universo giocoso, vitale, dove, fuori  dalla società, si può decidere di essere se stessi e di ridere, parlare, ascoltare, essere felici. Ma non è facile dimenticare il mondo fuori. Minato cerca inizialmente di ribellarsi al sentimento che prova, sino a deridere pubblicamente e aggredire in classe l’amico. Tuttavia il loro legame è diventato forte come l’amore. Perché Eri ha un grande potere, di sapere ascoltare l’universo, la natura, che ci parlano. Di trasmetterne la magia a  chi gli sta accanto e accetta di lasciarsi coinvolgere nel suo bel gioco. Minato, che non sa dare senso alla sua vita e che stava per affondare nel dolore, non può non amarlo.

LA PRESIDE FUSHIMI

Il quinto personaggio importante della storia è la preside Fushimi. Da ipocrita tutrice di un ordine del tutto apparente,  che sembra in realtà detestare i ragazzi, quale ci appariva nel primo episodio, finisce per rivelare una sensibilità inattesa, frutto di un vissuto molto doloroso, che deve nascondere. Insegna a Minato a suonare la tromba, gli suggerisce di soffiarci dentro tutto il suo dolore. Il suono che Minato riesce a fare uscire è salvifico, per lui e per un’altra vita, che è in pericolo …

Magia del cinema di Kore’eda, dell’incanto della sua narrazione. Supportato da un bravissimo sceneggiatore (di solito Kore’eda scrive i testi dei suoi film) Yuji Sakamoto, che è stato premiato al Festival di Cannes 2023. Le immagini e i dialoghi scorrono fluidissimi, trasportandoci nella dimensione del metafisico, talvolta del fiabesco, sempre però tenendoci anche legati alla realtà. Coinvolgendoci in un caleidoscopio di emozioni. Le più lievi, le più dense, anche le più forti, pregnanti. Bruciano, come il grattacielo all’inizio del film, per poi purificarci e liberarci dall’oscurità del mondo, farci uscire dalla caverna buia e assaporare la pienezza della luce. Eri, come un piccolo Buddha, è un bambino filosofo, non esente dal male, conosce la violenza e aspetti di morte fanno parte del suo vissuto, tuttavia ci affascina perché il mondo che sa immaginare è quello che tutti, forse, vorremmo, dove la natura ci accoglie come una grande madre, dove corriamo liberi verso la gioia, dove sappiamo che nessun legame con chi amiamo si spezzerà mai. 

Tutto questo accompagnato dalla struggente colonna sonora del grandissimo compositore Ruichi Sakamoto (L’ultimo imperatore), che ci ha lasciato nel marzo dell’anno scorso, prima che il film uscisse. La sua musica si fonde con gli elementi di una narrazione profondamente intimista, con i meravigliosi primi piani e i morbidi paesaggi, accompagnandone il ritmo incalzante, simile al battito accelerato  del mio cuore, che si lascia trasportare nella perfetta armonia che il film sprigiona.

Un piccolo grande capolavoro, con cinque grandi interpreti.

“ Attraverso lo sguardo dei bambini posso introdurre punti di vista critici sull’esistenza degli adulti” ( Hirokazu Kore’eda)


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