Marco Dané dalla tv dei ragazzi ai libri di aforismi
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Marco Dané dalla tv dei ragazzi ai libri di aforismi

diFloriana Coppola

Nato a La Spezia è un autore televisivo, pedagogista e regista teatrale. Giovanissimo ha debuttato in teatro con opere come La mandragola, Sogno di una notte di mezza estate ecc. Si è poi trasferito a Roma dove fino agli anni 2000 ha lavorato in rai come conduttore, autore e presentatore prediligendo le trasmissioni per i ragazzi.


Signor Dané lei si è diplomato maestro, specializzato nel rapporto con gli alunni con handicap mentale e in particolare nell'autismo, laureato poi in lettere moderne. Come nasce la sua passione per l'infanzia e quale figura è stata per lei magistrale? 

 

     Il mio primo ricordo è in terza elementare quando il maestro Maurizio, (ed è un buon segno che io ricordi ancora il suo nome) mi faceva leggere spesso in classe ad alta voce i libri di testo. Un giorno mentre leggevo notavo con la coda dell’occhio che al banco a fianco un compagno stuzzicava in modo poco carino il compagno che aveva delle evidenti difficoltà di attenzione e di comportamento. Non ebbi il coraggio di fermare la lettura per segnalare questa spiacevole situazione ma quello fu il momento in cui decisi di fare il maestro prestando particolare attenzione a questi alunni in difficoltà.

    L’altro momento importante della mia vita fu l’incontro con il professore di letteratura alle scuole superiori. Un omone grosso con un viso simpatico e con un vocione che forse non si addiceva alla recitazione delle poesie del dolce stil novo o a quelle dell’amore romantico. Ma forse, proprio per questo segnò un punto a suo favore per cui mi innamorai della letteratura e ancor oggi questo amore non è finito nonostante l’età.

   Ancora mi emoziono con le poesie di Leopardi o di Pascoli o di Montale che spesso recito in pubblico. Il più grande complimento ricevuto durante questa mia attività l’ho avuto da una persona che poi ho saputo essere il ferramenta di quel quartiere. Prima si erano fermate alcune persone che avevano espresso il loro compiacimento, ma il commento del “ferramenta” è stato meraviglioso ed espresso in dialetto: “Certo che se uno me le spiega così le poesie allora le capisco anch’io.”

 

A Roma inizia la sua carriera televisiva, alternando il lavoro televisivo e artistico con l'impegno sociale. Il suo interesse per la letteratura incontra la televisione, nascono tante trasmissioni di grande valore educativo in un grande contenitore che era la tv dei ragazzi. Ce ne può parlare?

 

          In effetti quando sono partito per Roma con la ferma convinzione che sarei riuscito a coronare un altro mio sogno che era proprio quello di usare la tv come mezzo divulgativo, mi chiedevo come mettere insieme l’impegno educativo, quello artistico e quello sociale. Beh, come si dice, la fortuna non si trova per strada, te la devi cercare. Ed io così ho fatto ho messo insieme tutto puntando sulla tv dei ragazzi.

       La mia prima trasmissione fu “GIOCAGIO’” ed ebbi la fortuna di lavorare con Gianni Rodari che ne era il principale autore. Poi venne “TRENTAMINUTI GIOVANI” , un TG fatto dai ragazzi per i ragazzi, e poi “TANDEM” un programma contenitore unico nel suo genere per ragazzi e giovani. Due ore di diretta in cui accadeva di tutto. Dai giochi interattivi ai cartoni animati, dalle interviste agli attori di teatro alla musica dedicata ai giovani, dai giochi in studio alla fiction per giovani. Il giusto completamento fu poi continuare il gioco di parole “PAROLIAMO” che riusciva ad aumentare il bagaglio lessicale ai giocatori. (ed erano tanti).

 

E ora parliamo del suo libro, un libro di filastrocche, che prossimamente sarà editato da Terra d'ulivi edizioni, sulla scia dell'esperienza di Rodari? Ci vuole raccontare la nascita e la formazione di questo testo per i bambini e come gli adulti possono usarlo?

 

       In primis occorre considerare che già lavorare in un ambiente come la tv e con personaggi come Rodari, ti pone in una situazione di maggiore creatività, ma poi il piacere di comunicare con i bambini che sono ancora “sani” cercando di restare come loro, ti aiuta molto. L’anno scorso (vituperato 2020) in pieno confinamento, insieme ad una mia collaboratrice, pensammo di usare i nuovi mezzi di comunicazione proprio per un messaggio educativo usando le filastrocche di Rodari. Mi venne in mente di provare a scriverne qualcuna e non mi sembravano male, così provai a continuare fino a scriverne trenta. Ognuna ha una morale, un po’ come le fiabe antiche e conosciute (vedi la volpe e l’uva ecc.) che raccoglie la conoscenza e i comportamenti dell’uomo. Ho voluto aggiungere una cosa anomala al libro, la morale, che questa volta non si deve dedurre, ma viene raccontata e anche quella in rima. L’ho fatto perché non sono sicuro che tutti sappiano interpretare le vecchie fiabe o i messaggi delle filastrocche. Per esempio c’è una filastrocca che tratta proprio di bambini come sono e cosa fanno e poi la morale in rima dice che “Ogni bambino ha qualcosa di diverso, Può essere aperto o introverso, Col naso lungo o col naso corto, Qualche volta ha ragione e qualche volta ha torto, Ma la cosa bella e clamorosa, È che ognuno è bravo in qualche cosa. Gli insegnanti e i genitori possono usare questa raccolta di filastrocche proprio per discutere se quegli insegnamenti sono validi ancora oggi orientando gli scolari verso un mondo più civile.

 

 La famiglia italiana è cambiata, la scuola e la tv sono cambiate e non sempre in meglio. Quali sono le sue riflessioni in merito al rapporto tra le due maggiori agenzie televisive di informazione italiane in relazione al mondo della multimedialità?

 

       Non è un discorso facile perché come in tutte le cose ci si scontra tra il profitto e la diffusione della cultura. Eterno dilemma che si presenta sempre ai governanti e non solo. All’inizio della Rai e quindi del servizio pubblico c’era un vero desiderio di usare il mezzo televisivo per aumentare la cultura degli Italiani, vedi i programmi di Albert Manzi per l’alfabetizzazione e quelli dei ragazzi nella nota “TV dei ragazzi”. Fino alla fine degli anni settanta anche con telescuola la Rai contribuì parecchio al progresso culturale dell’Italia, ma quando nella metà degli anni ottanta la tecnologia offrì ai grandi network un numero illimitato di canali televisivi, la concorrenza divenne spietata e così si ebbe l’idea di spostare i programmi culturali e per i ragazzi in canali dedicati, ma lontano dai canali principali. Il risultato fu che i bambini e gli amanti della cultura furono emarginati nei loro canali che si vedevano da soli senza più i congiunti come succedeva prima, senza più condividerne la conoscenza. Oggi è ancora così per cui i genitori si fidano dei canali che sono dedicati ai bambini anche se pieni di pubblicità che in teoria sarebbe proibita. Ogni membro della famiglia rischia di avere il suo televisore in una perfetta solitudine.

 

 In conclusione cosa consiglia agli adulti, ai genitori e ai docenti, per contrastare gli effetti negativi di questo isolamento forzato durante la pandemia, in considerazione di un’offerta non sempre adeguata ai bisogni dei bambini?

 

 

      Intanto di cercare di vedere quei programmi ancora educativi insieme e poi parlarne. Poi di cercare di uscire un po’ fuori da sé educando e invogliando a scrivere qualunque cosa venga in mente. Una buona difesa in momenti difficili come la pandemia è scrivere. Può sembrare assurdo ma rivedere quanto scritto aiuta ad uscire fuori di sé, sentire che ci sono gli altri anche se in modo diverso. Quasi raccontare qualcosa che nasce dalla nostra mente e vive una sua vita in un mondo diverso. Finita la pandemia ci si accorgerà come questi scritti siano serviti a vincere la solitudine e saranno una buona base per la rinascita.



Un momento della trasmissione “Paroliamo” condotta da Marco Dané


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