Maria Hadfield Cosway
Elio Scarciglia, Duomo di Pisa, particolare

Maria Hadfield Cosway

diMonica Silvestrini

in viaggio in Europa fino a Lodi

Mentre cammina, l’uomo, nella storia, gli può accadere di udire i propri passi andare, all’unisono con quelli di illustri antenati, che furono, un tempo, dove ora lui si trova. E’ così che ci si sente quando, varcando la soglia della Fondazione Cosway, ci sembra di udire la voce di Maria, di vederla, nelle vesti di istitutrice, mentre si adopera per insegnare alle allieve del collegio le arti e le buone maniere.

Eravamo nel pieno delle ricerche e della stesura quando si presentò a Lodi, proveniente da Washington, un’anziana signora che aveva affrontato il lungo viaggio in aereo per conoscere da vicino la vita e le opere della Cosway….di lei ricordiamo che, mentre la si accompagnava lungo il corridoio del Collegio fondato dalla Cosway, rivolgendosi a noi, chiese: “Io sto camminando dove ha camminato Mary?”raccontano Elena Cazzulani e Angelo Stroppa, storici lodigiani che a lungo e con profitto, indagarono la vita di Maria Hadfield Cosway. 

Il palazzo sito a Lodi in Viale Paolo Gorini 6, che si estende fino a Piazza Zaninelli, dove si trova la meravigliosa stanza della Musica, fu istituito come Collegio Femminile da Maria, vedova Cosway nel 1812. L’8 novembre 1868, un decreto di Vittorio Emanuele II lo riconobbe come Ente Morale Laicale. Fu solo nel 1893, con decreto di Umberto I, che l’istituto iniziò a dipendere dal Ministero della Pubblica Istruzione. La futura e attuale denominazione di Fondazione Maria Cosway gli viene conferita, quale approvazione di nuovo statuto,  con deliberazione del 14 marzo 1989 della Giunta della Regione Lombardia. 

Le preziose informazioni, gemme incastonate nella ricca storia della mia città, mi giungono da quel lavoro pionieristico che Elena Cazzulani ed Angelo Stroppa fecero e donarono al mondo intero. All’epoca frequentavo il Salotto di Elena, che apriva la sua casa a tutti coloro che amassero chiacchierare d’arte, in particolare di poesia, e fui testimone di quella ricerca, della passione che i due misero nella realizzazione di quel secondo volume, che ho la fortuna e l’onore di possedere: Maria Hadfield Cosway, la donna, l’educatrice, L’Immagine,1997. Il primo volume: Maria Hadfield Cosway, biografia, diari e scritti, era uscito nel 1989.

Elena Cazzulani, autrice di libri in prosa e poesia, ci ha lasciati nel 2007; Angelo Stroppa continua la sua preziosa attività di storico e scrittore nella città di Lodi. I loro volumi ebbero una straordinaria risonanza non solo in Italia, ma anche Inghilterra, Francia, Stati Uniti e Canada. Lo stesso Presidente William Clinton ebbe modo di conoscerne l’opera, attraverso la recensione del primo libro scritta da S. Lloyd, e pubblicata da The Burlington Magazine nel 1990. Stroppa e Cazzulani furono ufficialmente invitati alle mostre delle opere di Richard e Maria Cosway tenute da S. Lloyd a Edimburgo nel 1995 e a Londra nel 1996, mentre sul catalogo delle stesse, la loro prima biografia su Maria Cosway veniva più volte citata. Anche il film Jefferson in Paris, di J. Ivory, presentato al Festival di Cannes nel 1995, contribuì a far conoscere il loro libro.

La storia di Maria inizia nel 1760, anno della sua nascita. Gli Hadfield vivevano allora a Firenze, dove gestivano una inn, le nostre locande di un tempo. Così gli aristocratici inglesi, che erano soliti compiere il Gran Tour in Italia, si sentivano a proprio agio quando sostavano in dimore gestite da persone che parlavano la loro stessa lingua e ne conoscevano le abitudini. Dai diari di Maria, emergono particolari drammatici legati ai suoi primi anni di vita. La donna racconta infatti che una balia, alla quale la madre aveva affidato i suoi fratelli maggiori venne accusata di averli soppressi durante la notte e successivamente rinchiusa in prigione, dopo che una domestica la udì così rivolgersi  a Mary: “Cara piccola creatura, ne ho mandati quattro in Paradiso, spero di mandarci anche te”. Charles e Isabella Cosway erano di fede protestante ma decisero di educare i figli alla religione Cattolica. La loro grande casa, che si affacciava sull’Arno, divenne anche albergo per stranieri. Maria fu educata alla musica, al disegno, arti per le quali mostrava spiccata attitudine. Lei stessa scrisse, che all’età di otto anni, venne in contatto con una giovane signora che disegnava molto bene; si trattava di Angelica Kaufmann, pittrice svizzera, in viaggio in Italia e particolarmente perspicace nello scoprire talenti. E Maria dagli occhioni blu, l’aveva colpita sin da quando iniziò a suonare l’organo nel Monastero della Visitazione, dove veniva educata. La Kaufmann era appena tornata da Londra, dove aveva frequentato circoli di artisti e arricchito la propria esperienza. Intanto, le doti di Maria continuavano ad incantare tutti coloro che le stavano accanto, e fu così che il padre decise di mandarla a Roma, affinchè si perfezionasse nelle discipline artistiche. In realtà, il vero obiettivo non era quello di intraprendere regolari studi, ma di venire a contatto con le opere di maggior rilievo del periodo. Fu a Roma che Maria conobbe Füssli, le cui  straordinarie visioni le procurarono, come scriverà nel diario, qualche stravolgimento. La giovane sentiva che quella sarebbe stata la sua strada, sebbene inconsapevole, allora, di ciò che l’avrebbe davvero aspettata. Correva il 1779, quando il padre, che già godeva di povera salute, e stava per questo meditando di ritornare in Inghilterra, improvvisamente morì. 

Non trascorse molto tempo da quel giorno che, fuori dalla casa degli Hadfield, un calesse palpitante sostò, in attesa di Isabella e dei suoi quattro figli. La vedova di Charles era determinata a ritornare in patria e Maria, nonostante le crescenti aspirazioni, fu obbligata a seguirla.

Fu proprio Angelica Kaufmann ad ospitare la famiglia nella propria casa all’inizio, fino a quando la stessa riuscì a trovare per loro un’altra sistemazione, e poi una seconda, ad Hanover Square.

La bellezza e l’intelligenza di Maria attirarono diversi corteggiatori, tra i quali ci fu Richard Cosway, un ricco pittore, che la madre e la Kaufmann la persuasero ad accettare come futuro consorte, dissuadendola dal frequentare altri giovani. Maria aveva solo ventidue anni quando si unì in matrimonio con Richard, più vecchio di lei di vent’anni. Quell’intellettuale dal carattere difficile, ritenuto dai molti egoista, non avrebbe permesso alla giovane di percorrere quelle vie dei sogni che avrebbe tanto desiderato. Non solo, quella vita nella quale ella si sentiva imprigionata, avrebbe acceso in lei il desiderio di ritirarsi in monastero, luogo che invece sarebbe stato, con gli anni a seguire, visto in una diversa e innovativa accezione, e pensato per future giovani.

Vivere con un artista significava convivere con la sua fama, frequentare salotti ed ospitare personaggi illustri. Il destino di Maria si stava delineando, ma il grafico della sua vita si mosse ulteriormente e irrimediabilmente quando suo marito venne invitato a Parigi. Nel fervente ambiente parigino stelle brillavano e si offuscavano. Qui la coppia inglese conobbe Vittorio Alfieri, il Conte Melzi D’Eril, la contessa d’Albany. E il futuro presidente degli Stati Uniti: Thomas Jefferson.  Ambasciatore presso il re Luigi XVI, lo statista americano, aveva da poco perso l’adorata moglie Marta. Era settembre quando Maria e Jefferson si videro per la prima volta.  Erano entrambi ospiti, con Richard Cosway, del pittore John Trumbull. E fu lì che si riconobbero, che iniziarono a mostrare interesse l’uno per l’altra. Quel giorno stesso si isolarono dai presenti, e nei successivi si incontrarono spesso. Passeggiarono i due, immersi nella campagna francese e lungo la Senna, fino alla partenza di lui. Le scrisse una lettera, si rividero, e poi si separarono. Jefferson le dedicò innumerevoli dolci parole. Head and Love: era tra Ragione e Amore che il futuro presidente stava, come lui stesso scrisse mentre sedeva accanto al fuoco, triste e in solitudine. Scrisse quel dialogo tra Ragione e Sentimento, adottando quella forma di narrazione, che nel settecento era cara ai suoi amici Franklin e DuPont, e al suo amato Sterne. Maria era comunque una donna sposata e ciò ostacolava, in qualche modo, quel flusso di vita, che scaturiva e voleva scorrere, libero, dal cuore.

 A lei, Maria, nel frattempo, Londra aprì di nuovo le sue porte, dove il matrimonio con Richard continuava a non renderla felice. Sembra che il marito non fosse in grado di comprendere i moti emotivi della moglie, che aveva, per così dire, comprata con una somma di denaro. Sembra che fosse distratto da altri interessi, che fosse infedele e che avesse un bruttissimo carattere. 

Maria e Jefferson si rividero a Parigi nel 1787, quando lui le chiese di raggiungerla. Poi si separarono nuovamente. Lei tornò a Londra, lui rimase a Parigi. Da quella volta essi non si incontrarono mai più. Furono solo le loro parole, la memoria del tempo vissuto, a fluttuare ancora nell’aria. Pensieri, sembra, che li raggiunsero ovunque essi furono, fino alla morte. 

Louisa Paolina Angelica fu l’unica figlia di Richard e Maria. Dopo la sua nascita,  il 4 maggio del 1790, Maria accusò gravi problemi di salute, per i quali dovette allontanarsi, approfittando della partenza del fratello George, diretto in Italia. Ella cercò poi di recuperare il tempo perduto, dedicandosi all’educazione della figlia, che prematuramente, inaspettatamente, la lasciò, all’età di soli sei anni. Colpita da un doloroso mal di gola, come scrive Maria nei suoi diari, ella se ne andò, lasciando i genitori distrutti e incapaci di proseguire insieme, quella vita che si era per loro spezzata.  Era giunto il momento di tornare in Italia, dove Bettina Cosway, sorella di Maria, viveva, sposata ad un agricoltore di Maleo, in bassa Lombardia. Tuttavia, dai suoi diari, ancora si legge di una vita in movimento. Maria infatti, dopo un breve periodo di riposo, continuò a viaggiare, ritornò a Parigi. I diari raccontano di giorni trascorsi in una Parigi in mutamento. Era la Francia di Napoleone, nulla era uguale a prima, ad eccezioni dei luoghi, che aveva amato e condiviso con la gente di un tempo, con il futuro presidente degli Stati Uniti d’America. Maria ancora attraeva il prossimo con i suoi modi e la sua educazione, anche se si definiva piuttosto fredda all’apparenza e così di sè scrisse : “Non incanterò mai a prima vista”. Nella nuova Parigi la non più giovane donna frequentava diverse persone, anche di origine inglese, come lei. Spiccava, tra gli altri Joseph Fesch, zio di Napoleone, sua sorella Madame Bonaparte e pittori emergenti, come Jacques Louis David. In cuor suo, ella sperava di divenire un’artista alla pari dei grandi del tempo, sperava che le sue incisioni l’avrebbero resa nota, sperava che Napoleone stesso le avrebbe viste e diffuse. Il destino di Maria, tuttavia, la portò altrove; dinnanzi a lei si delineava ormai un percorso diverso, ma non meno importante. I suoi sogni giovanili, infatti si sarebbero avverati. Quando Fesch dovette lasciare Parigi per volere del nipote, che lo volle arcivescovo a Lione, dove avrebbe ridato vita a vecchi ordini religiosi, in particolare quello dei Gesuiti, lei lo seguì. A lui aveva confidato il suo progetto educativo: la fondazione di una scuola di educazione a Lione. Maria raggiunse la città qualche mese dopo Fesch: era il 1803. Solo un anno dopo, l’istituto che riuscì a fondare contando quasi interamente sulle proprie forze e ottenendo il permesso della Municipalità, ospitava sessanta allieve. Maria era una donna, non aveva esperienze pregresse, eppure sola con i suoi sogni giovanili, con il Monastero di Firenze nel cuore, ella si fece notare dal Ministro per l’educazione, che le scrisse, onorato e curioso di avere notizie del luogo e delle sue regole. Alle ragazze si insegnava la religione, la lettura, la scrittura, l’aritmetica, la storia, la grammatica, la geografia, il cucito, il ricamo. Alcune di loro seguivano lezioni di musica e di disegno. In seconda, si tendeva  a valorizzare e perfezionare le personali attitudini. In terza, l’ultima classe, le si preparava anche alla vita domestica. Eppure, i successivi avvenimenti, tra i quali la lontananza di Fesch, che la lasciò al suo destino, e il forzato abbandono del ruolo di direttrice per assumere quello di insegnante, la deluderanno profondamente. Fu allora che le tornò alla mente l’Italia, con tutte le sue possibilità. Richard Cosway, intanto, aveva sempre contribuito al mantenimento della moglie, che si diceva, non desiderava comunque rivedere. Ed eccola, quindi, a Lodi, là dove avevamo iniziato. Era il 18 febbraio 1812. Qui l’attendeva il Duca Melzi d’Eril, ora Duca di Lodi, vecchia amicizia di Parigi, il quale, dopo averla invitata in città, a seguito di un breve scambio epistolare, aveva acquistato quello che era un tempo il convento dei Padri Minimi. L’edificio sarebbe diventato la nuova Casa di Educazione di Lodi. Il collegio fu visitato dall’imperatore Francesco I nel 1816 e l’anno successivo dal poeta Carlo Porta, la cui nipote era una delle allieve della scuola. Maria diresse il suo collegio finchè la salute glielo consentì. Dopo il viaggio  a Londra, nel 1817, e la sua permanenza accanto al marito aggravatosi,  e altre brevi assenze, ella si dedicò anima e corpo alla sua scuola. Nel 1820, con il marito malato, aveva partecipato ai funerali di Re Giorgio III, molto vicino a Richard, che l’aveva ritratto. Fu Giuseppina Merisi a dirigere il collegio, in sua assenza, colei che ne era stata la prima allieva . Nel 1830 la Cosway acquistò l’intero stabile dagli eredi del Duca di Lodi e per suo volere, la scuola fu trasformata in un istituto religioso. Successivamente, fu la stessa Maria a dimostrarsi interessata all’idea dell’imperatore di fondare un nuovo luogo d’educazione a Milano, diretto dalle Dame Inglesi ( dall’ordine  istituito da Mary Ward nel VII secolo). Fu ancora la Cosway a proporre di fondere il proprio collegio con quella nuova istituzione. Grazie alla generosità manifestata, anche economicamente, con i cospicui doni elargiti all’istituto, ella fu insignita del titolo di Baronessa dall’imperatore nel 1833. A settantasette anni, raggiunse Roma, Milano e infine Vienna, per incontrare la Superiora delle Dame Inglesi. Durante l’ultimo anno della sua vita, Maria, costretta a rimanere nella propria stanza, continuava a dare disposizioni, attenta e premurosa verso le educande. Morì il 5 gennaio 1838. Thomas Jefferson se ne era andato otto anni prima, il 4 luglio, data per lui memorabile, a Monticello, Little Mountain, la grande casa, eretta da artisti chiamati dall’Europa, tra i quali George Headfield, fratello della sua Maria. 

Maria Luisa Caterina Cecilia Hadfield Cosway è sepolta sotto la cappella laterale della chiesa di Santa Maria delle Grazie, là dove era solita unirsi in preghiera con le sue allieve,  nella città di Lodi.

Nell’interessante volume di Cazzulani e Stroppa compaiono, oltre la storia, articoli dalla Gazzetta della Provincia di Lodi e Crema di un tempo, oltre ai testi di numerose lettere dal carteggio e dai diari di Maria Hadfield Cosway.









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