Nave crociera, seconda parte
Elio Scarciglia, Matera, particolare

Nave crociera, seconda parte

diTeresa Mariniello

Sono stata nei resort di lusso. In completo incognito, per assegnare le stelle tanto agognate, mi son fatta servire e riverire, ho assaggiato budini e carni, esfolianti e terme, suite, e passeggiate in boschi addomesticati. Dopo un po’ diventava noioso stare in veste di osservatrice, senza coinvolgimenti che non fossero lavorativi.

Qui sono alla prima esperienza, e devo dire che avere incontrato alcune delle persone dello staff mi ha fatto piacere. Lucia è bionda, provvista di un seno generoso che invano cerca di camuffare con collane grandi e variopinte, sguardo attento e aperto, vivo e perspicace. Presenta i vari spettacoli di cabaret con una padronanza strabiliante. Quattro lingue diverse in successione, per i vari gruppi. Questo mestiere mi dice subito, lo fa solo d’estate. Perché è ben pagato e anche perché ha l’occasione di viaggiare un pochino, solo un pochino, scendendo nei porti di attracco, ed esercitandosi con le lingue.

Sua passione. 

Per il resto dell’anno fa l’insegnante in un liceo, ha a che fare con i ragazzi e le loro storie, con un mondo, che mi dice, al di là delle apparenze, può essere molto divertente. Non credo che per lei ci voglia molto…ha l’arte dell’ironia, della battuta pronta al momento giusto, infaticabile non si sottrae al piacere della compagnia. 

Soprattutto durante il mattino, parte libera della sua giornata, durante la colazione le si raccoglie intorno sempre un gruppo di persone dello staff, ma anche i camerieri se possono, per il sorriso che suscita. Anch’io ho preso ad aspettarla per colazione, mi alleggerisce, spettegola con arguzia dei vari visitatori, degli abiti, o movenze, o pensieri carpiti, e ne fa teatro. 

Altra persona che si unisce a questi incontri è Gianluca il pianista. 

Alto, prestante, barba lunga e scura, orecchino alla Corto Maltese, sembrerebbe il classico maschio latino, e invece presto e, senza alcuna necessità, mi dice che a lui piacciono i maschi.

Gli ribatto che non era nelle mie mire conquistarlo, mi incuriosisce tutt’al più.

Si lascia andare a confidenze, tipo quante donne abbiano cercato di redimerlo senza successo, come la loro compagnia gli risulti spesso noiosa o scontata.

E, inaspettatamente, mi dice: “tu sei particolare, invece .”

Colto, di ottimo gusto, elegante, di mestiere fa il pianista ai bar, e si occupa di incisioni discografiche.

Sarà un vizio appreso in crociera, hanno necessità di dirmi cosa fanno e che storie hanno, per non confondersi nell’anonimato dei frequentatori abituali.

Gianluca usa farlo tra una suonata e un’altra del suo repertorio. Piano bar quando lavora. Impeccabile, elegante, suona per il piacere degli altri, li accompagna nel loro chiacchiericcio godereccio.

Quando non è però di turno, la musica è jazz! Coinvolgente, calda, protagonista.

È la sera tarda uno dei momenti più belli. Ci si raccoglie in molti, a cena o nel dopo cena, e si è padroni della nave. Di quella parte non accessibile ai visitatori.

È in una di queste sere che all’ improvviso sento un forte rumore esterno, ripetuto nella notte e nella pioggia... Sì. Piove, ci stiamo inoltrando nel nord, nei fiordi.

Mi affaccio sul ponte e su di me vedo qualcosa di strano: “ragazzi, cosa è? La luce, e quelle pale…ma, è un elicottero!

   “Qualcuno che sta male…” aggiunge Lucia.

   “non è che per entrare nei fiordi occorre magari un capitano diverso dal nostro, più esperto?”

   “none, ogni tanto qualcuno sta male, il medico di bordo non basta, o non vuole prendersi la responsabilità..., son troppo vecchi anche per un viaggio del genere…farebbero bene a starsene che so…in Versilia…o in un paesino tranquillo con una piazza sotto le chiome di un albero centenario come loro e più paziente di loro. Invece no…devono venire qua a fare i giovanotti!”

Esco, coprendomi velocemente con un impermeabile leggero, non ascoltando più Lucia che in certi momenti ha una crudezza di giudizio sulle cose che mi infastidisce.

Sul ponte si è radunato un gruppetto di persone, l’elicottero resta sospeso e fermo sulla nave, apre la pancia e da questa esce un operatore sanitario seduto su una sedia. Giù e ancora giù, molto dall’ alto. Con gesti sicuri accomoda la persona, la imbraca, la assicura. Sono lontana, ma non mi sembra un anziano, al contrario mi sembra giovane, e pallido, e spaventato.

La corda oscilla nel vento, lo issa per una ventina di metri. Penso che anche io potrei trovarmi in una situazione del genere, potrei non essere accompagnata da nessuno lì in alto, come invece accade a questo sfortunato malato, ma essere sola. Come spesso sono e decido di essere.

E una sensazione di vertigine mi prende. 

Non mi interessa altro di questa vicenda, domani certamente ne conoscerò i particolari, se ne parlerà al ponte 0, intanto che si fa colazione. Ora voglio proteggermi da questo spaesamento che dà il vedere da vicino un preludio di morte.


La lettura di questo articolo è riservata agli abbonati
ABBONATI SUBITO!
Hai già un abbonamento?
clicca qui per effettuare il login.

Commenti

Lascia il tuo commento

Codice di verifica


Invia

Sostienici