Nave crociera - Terza parte
Elio Scarciglia, astratto 5

Nave crociera - Terza parte

diTeresa Mariniello

Ed eccomi pronta per l’escursione. È una parte significativa del compito assegnato. Chi partecipa, chi ne è soddisfatto e chi no, quanto incide sulla scelta della crociera. Oggi sarà Copenaghen! Giro semplice, turistico per la città, veduta alla famosa sirenetta, tour in battello.

Bene. Con gli altri faccio tutta la noiosa trafila di sbarco dalla nave e imbarco sull’ autobus. Mi guardo intorno, si tratta di coppie anziane o giovani con bambini. Amano farsi portare in giro, senza responsabilità ne programmi particolari, ascoltano distrattamente quanto la guida racconta, scattano innumerevoli foto a sè stessi vicino, si fa per dire, alla sirenetta.

Attacco il discorso con una famiglia. Il bambino ha orecchie a sventola, è un po’ bruttino, viene servito dalla madre più del necessario, il padre sembra seccato nell’ intimo. L’ altra sera l’ho visto alla roulette, puntava parecchio e sembrava molto assorbito dal gioco. Forse ha una identità o vita nascosta...ma, non sono affari miei.

Faccio trapelare una delusione amorosa, così da giustificare il mio essere sola e anche da scoraggiare tentativi possibili di approccio da parte degli uomini.

Lei mi racconta che hanno fatto altri tipi di viaggi organizzati da se stessi…ma…che fatica! conclude lei...E poi, comunque il cucinare, fare spesa, rigovernare casa…

Annuisco come a comprendere bene tutto ciò. In realtà non ne so e non ne voglio sapere nulla. Bado solo a me stessa, le nipotine che ho, esauriscono il mio desiderio genitoriale quando le vedo, e non è spesso col lavoro che faccio. Un uomo poi…l’ultimo che ho incontrato è stata una clamorosa fregatura, uno stillicidio di aspettative mancate, il perdere me stessa all’ ombra di un fantasma.

Ci ripenso come a una malattia, a una dipendenza reiterata e protratta. Il partire per un resort molto isolato nello Sri Lanka mi ha salvata. Fatto prendere le giuste distanze dalla storia a cui lui comunque teneva, per comodità.

Dunque quello che ha spinto questa famiglia, più lei che lui, a scegliere questa vacanza è stata la comodità, il rilassarsi davvero, girando nello stesso tempo. Vale anche per il gruppo di loro amici, con stessi più o meno pargoli al seguito. E se son partiti dalla Sicilia per venire al Nord, e se fanno tutte le escursioni vuol dire che hanno possibilità economiche per affrontare anche altro.

La sera mi risollevo il morale col gruppo, con la musica e le dita di Gianluca. Talvolta canta anche, invitandoci a seguirlo, interrompendosi se sembriamo un coro di ubriachi.

In questo caso chiama Clara e le dice: “solo tu. Vai.”

E Clara canta, e bene. Musicista anche lei, modula la voce battendo il ritmo col piede.

Fa parte di un trio che allieta gli ospiti con musiche tra il popolare e i famigerati anni 70, musiche sempre di moda. Non le preferisce, ma suona volentieri la sua chitarra con altri due musicisti.

I pendenti alle sue orecchie oscillano, si scorgono appena tra le onde morbide dei capelli. Su tutto il suo immancabile sorriso.

È mentre sorseggio un calice di bianco che incontro lo sguardo di Lucia. A bruciapelo mi dice: “ma tu, che ci fai qui? Che ci combini con quel cellulare dove scrivi?”

   “Mi occorre, prendo appunti per gli articoli di viaggio. Lavoro per testate di giornale di settore.”

   “Ah…ecco…vabbè…”

   “E tu invece? sempre in movimento, finisci una cosa e scompari…poi riappari…primula rossa devo chiamarti!”

   “Vado a far traduzioni, bella mia. Ho una figlia da mantenere e mi occorrono soldi.

Te lo racconto un’altra volta.”

Resto attonita. Mai avrei immaginato. Le ho chiesto solo per mascherare il disappunto che mi da doverle mentire, ma sono in incognita…a me non sembra un segreto da tenere questo, ma il capo è stato preciso: “non parlarne. Non so se ci sbilanceremo in questa impresa, in ogni caso la concorrenza è sempre presente, Alicia. A Copenaghen ti raggiungerà una persona che conosci, si tratta di Luisa. Si occupa della pubblicità della nostra azienda, lavorerà per noi a una nuova campagna. Lei dividerà con te e gli altri ospiti il tavolo da otto, qualche escursione, qualche drink…e…”

   “Spero non la camera!”

   “Non la camera…sempre morbida eh, Alicia?”

   “Sempre professionale, capo. In compenso.

Non sbatto la porta. Ma dirmelo dopo che ho accettato non è leale.

Ed eccomi ora ad aspettare la mia accompagnatrice Luisa. L’ ho vista in sala d’ attesa per una riunione al vertice, ed ha subito attaccato bottone, disinteressandosi completamente di quanto fosse coinvolgente per me ascoltare in quanti modi cucinano il riso in non so quale paese orientale, e di quanto fosse difficile fare la pubblicitaria oggi…neanche logorroica…neanche antipatica…semplicemente troppa.

Troppi colori nei vestiti, tacchi troppo alti, voce troppo squillante, modi troppo cordiali. Per essere veri.

“Ma dai, che bello avere questa occasione insieme! Lavoreremo entrambe godendoci una crociera e senza spendere soldi! Ne ho già fatte un po’, con mio marito, a cui piacciono tanto, sai i gruppi sono così stimolanti”

“Ascolta, Luisa, che dici se vai in cabina e disfi i bagagli? Domani il giorno è tutto in navigazione, per cui occorrerà andare al ballo cogli ufficiali, vestirsi in gala per la cena. Insomma per me è l’occasione di guardare meglio in giro e cogliere gli umori, e sono un po’ stanca per oggi. Ci vediamo per cena stasera, ti busso un po’ prima delle 21.”

   “Scusami…certo…sai, è l’eccitazione di essere qui, ma anche io sono un po’ stanca. Ho dovuto seguire tutto il giorno la manifestazione del design danese…”

   “A dopo allora” riesco a farle un sorriso…e già penso al raffreddore o influenza che avrò domani per sfuggire almeno in parte alla giornata che mi aspetta. Vediamo, la sera di sicuro… tanto lei mi riferirà ogni cosa del ballo, sarà come esserci anche io! Che il capo lo sappia poco importa, posso permettermelo.

A cena è un piacere, parla solo lei, un vero riposo per me. Ascolta anche gli altri, racconta che siamo amiche di vecchia data e che io sono sempre stata così, un po’ ritrosa, ma amabile a conoscermi.  Che sì, è vero ho avuto una delusione amorosa, perché non tutte hanno la fortuna di trovare un marito come il suo. E che adesso però ne sto uscendo, e sono pronta a scrivere bellissimi articoli sui luoghi che visiteremo.

Al che, è chiaro, che subito mi viene chiesto per quale giornale scrivo. E…incredibile, continua lei!

Mi sta davvero venendo un’influenza, e comincio cautamente a dire agli altri che forse no, non ce la faccio ad andare al ballo degli ufficiali, mi spiace tantissimo.

Mi rifugio nella mia cabina, allungo le gambe e guardo il mare.

E mi perdo. In ricordi. Nostalgie. Desiderio di tornare a casa, bambina.


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