Non sparare all'angelo custode
Elio Scarciglia, Costa a Nord di Otranto

Non sparare all'angelo custode

diElisabetta Baldisserotto

C. G. Jung ci ha insegnato che quando una persona aderisce in modo totalizzante a determinati ideali o valori, nella sua psiche si crea uno squilibrio. La personalità si irrigidisce, diviene dogmatica e intransigente, sempre sulla difensiva, mentre tutto ciò che ha rinnegato finisce nell’inconscio e da lì invia segnali allarmanti, generalmente sotto forma di sintomi.

Una delle protagoniste dell’ultimo romanzo di Saveria Chemotti, Ci darà un nome il tempo, appena uscito per i tipi di Iacobelli, sembra soffrire di questo problema.

Claudia Ermini, docente di Letteratura italiana all’Università di Padova, ha fama di vecchia carogna incallita. Severa ed esigente, non si fa scrupolo di stracciare lo schema di lavoro di tesi di Marta, allieva brillante, davanti ai suoi occhi allibiti. Claudia ha perso da tempo la dimensione spirituale, vive una vita dis-animata, tenendosi alla larga dai sentimenti. Formatasi durante le lotte studentesche, femminista militante, ha maturato convinzioni laiche e agnostiche, ma è il dolore per due lutti gravissimi che la porta a costruirsi una corazza di durezza e inflessibilità.

Marta, figlia inquieta di un contadino e di una levatrice, dopo la laurea si dedica al giornalismo, all’insegnamento e al sindacato, senza mai trovar pace, finché decide di farsi monaca di clausura. Quando viene a sapere che la sua ex professoressa sta organizzando un convegno sulle donne e il sacro, la contatta via mail. Nasce così un carteggio che porta le due donne a confrontarsi circa le loro opposte posizioni. Si provocano, si stuzzicano, si mettono alla prova reciprocamente, fino ad aprirsi l’una all’altra nel modo più sincero e autentico possibile. Il colloquio (“Noi siamo un colloquio”, diceva Hölderlin) produce crepe, scava gallerie, getta ponti, mette in crisi certezze consolidate, insinua dubbi, ammorbidisce spigoli: gli opposti s’incontrano e si conciliano.

Non mancano i conflitti e le parole aspre, soprattutto da parte di Claudia, ma alla fine vince sempre la voglia di continuare a parlarsi.

Scrive Marta, diventata da tempo Suor Serena: “Se prendi tra le mani il Vangelo, le risposte stanno lì, sono ‘le istruzioni per l’uso’ diceva il nostro professore. Non smettere di cercare quello che c’è anche se non lo vedi. Nel Talmud si scrive che Dio è contento se qualcuno lo osteggia, perché vuol dire che desidera confrontarsi con lui. Dio non si rassegna a perderti. Tu potrai negarlo, ma Lui non potrà mai rinnegarti. Perché tu lo neghi proprio mentre lo cerchi. Ricordati che ha spalle grosse e ti potrebbe sostenere… Chiedo all’Angelo di Dio di vegliare su di te. Non sparargli. A presto”.

Risponde Claudia: “Cara Serena, le tue parole, al solito, sono state una doccia fredda e calda insieme. Proverò a ripulirmi dalle incrostazioni. (…) Sto tentando di mettere in discussione la mia ritrosia a leggere oltre il divieto, oltre la resistenza ferrea, integrale, a un prontuario di norme che, ancora, lo sai, mi vedono in difficoltà. Non so se riuscirò mai a riguardare il viso dell’uomo in croce e a rileggere quelle sue parole chiare e rivoluzionarie, per i tempi. Ma non provo più astio per quei discorsi. Ormai fanno parte della nostra storia”.

La corrispondenza tra loro apre varchi che rivelano “due anime profonde, determinate nella loro inquietudine a trovare nuovi orizzonti in cui forse nessuna delle due sperava più”.

Un percorso alla conoscenza di sé questo romanzo dalla scrittura sapiente ed elegante, in cui Claudia (che nella vita zoppica, come vuole l’etimologia del suo nome) troverà un nuovo modo di stare al mondo, senza tante barriere e inciampi, meritandosi il nome di Chiara, come le suggerisce un suo piccolo amico. Marta, che ha già cambiato nome trovando la serenità, rispolvera, grazie alla sua ex prof., il proprio carattere battagliero, riallacciando il legame con il suo passato. Perché, come dice Mariangela Gualtieri, nei versi in esergo all’ultima sezione del libro, “Siamo questo traslare, cambiare posto e nome.  / Siamo un essere qui, perenne navigare / di sostanze da nome a nome”.

 

 

Saveria Chemotti, già docente di Letteratura italiana moderna e contemporanea e Letteratura italiana di genere e delle donne, ha scritto numerosi saggi sulla narrativa e la poesia del Novecento italiano e dedicato molte ricerche alla storia e alla scrittura delle donne. Ha pubblicato quattro romanzi: La passione di una figlia ingrata, 2014 (finalista alla XXXIV edizione del Premio Comisso); Ti ho cercata in ogni stanza, 2016; Siamo tutte ragazze madri, 2018; Quella voce poco fa, 2019. Sempre del 2019 è la raccolta di racconti A che punto è il giorno e del 2021 la raccolta scritta a quattro mani con Mario Coglitore, Il giogo dei ruoli.


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