Pierfilippo Agosti "Diario immaginario"
Elio Scarciglia, eros e passione

Pierfilippo Agosti "Diario immaginario"

diFloriana Coppola

Portami fino alla fine dell'amore/dove finisce il fiato/lasciami cadere di schianto
aggrappato all'ultimo sole/ al vapore, allo sfiocco di nebbia/al confine terra-mare
sul limite dell'onda madre/ riparti dal principio/ I'll be reloaded/ ascolta il mio respiro
I'm going to the sun road/ ultima chiamata/ ultima estrazione/ ultima neve da leccare


La scrittura diventa letteratura quando è capace di creare un mondo parallelo che seduce il lettore, quando costituisce una cifra stilistica originale e irripetibile che funziona per significato e forma. La scrittura diventa poesia quando il frammento possiede un nucleo emozionale/espressivo che esonda dal testo stesso, fermando un fotogramma di alta densità, incarnato in una serie di intrecci esistenziali. Diario Immaginario di Pierfilippo Agosti, ha questi ingredienti, che rendono il testo indimenticabile e prezioso. Ogni testo crea un’atmosfera surreale e sospesa, che avvolge chi legge.

 Chi lotta con i mostri deve guardarsi di non diventare,

così facendo, un mostro. E se tu scruterai a lungo in un

abisso, anche l’abisso scruterà dentro di te.

F.W. Nietzsche

Questa citazione che apre la silloge, indica la strada per immergersi nell’universomondo di Agosti. La scrittura è spada e scudo per la battaglia, per guardare l’abisso senza calarsi dentro, fino a perdersi. Ognuno conosce il suo inferno, che va rivoltato e spostato.  Solo l’immaginazione ha la potenza di spingere oltre la linea d’ombra, per non schiantarsi al suolo. La cognizione del dolore è la benzina a cui attingere per immaginare un’altra visione che lenisce e consola.

le cose cambiano di continuo

e ti accontenti di piccole cose

pur di non sciogliere nodi

Una dopo l’altra, le pagine del diario generano ritmo e sonorità, alludono al tempo che passa e non ritorna, al tempo che scarnifica il ricordo, alla nostalgia di ciò che si è perduto, sentimento che si trasforma in un paese straniero illuminato dal pallore lunare. Il registro linguistico è vario e utilizza con sapiente magistralità la lingua italiana e la lingua inglese.

mille frammenti impazziti

ci hanno feriti a fondo

impossibile ricomporre l’integrità perduta

della lastra originaria

ch’era chiarissima e pura

di tempera durissima

eppure franta.

 

L’autore ci trasporta in un viaggio planetario, esercizio lunare scritto da chi proviene da un altro pianeta e guarda spaesato, smarrito, le vicende terrene. Osserva le cose da una angolazione perturbativa, stravolgendo il senso di ogni gesto. La parola riscrive l’orbita stralunata, grottesca e surreale di una conversazione tra un io e un tu immaginari, interrotta da un monologo interiore in versi. La solitudine e l’incomunicabilità, la difficoltà a mantenere la temperatura di un sentimento, il potenziale sadomasochistico delle relazioni d’amore, le intermittenze di ogni emozione, l’impermanenza della passione, la trasformazione che ogni persona subisce sotto l’efferatezza del tempo che cambia ogni cosa e che tutto travolge. Il punto di vista dell’autore è fuori da ogni bisogno di consolarsi, oppure di sottoscrivere una certezza. Le categorie spazio/temporali vengono stravolte e di pagina in pagina si attraversano luoghi e periodi diversi, in un trasferimento epocale che disorienta e ipnotizza. Racconta brandelli di realtà nel loro disfacimento ma nello stesso tempo è parola commossa.

Vieni malpelo, ti leggerò la mano/ Cosa c'è da leggere in una mano, signora /Ti leggerò il futuro/ Ho solo tre soldi. Tre soldi sono la mia tariffa / Ho solo tre soldi per la mia amata /Ti porterò fortuna /Ho solo tre soldi, non posso. Ti maledirò malpelo / Non puoi maledirmi / Non posso maledirti sei protetto / è un guscio d'amore perfetto/ non posso maledirti malpelo. / I due si allontanano /si danno la mano/ lui ha i capelli rossi/ lei le gambe magre /e intorno un guscio d'amore perfetto che li rende intoccabili. Sono le sette alla fiera di Cork/ sono appena suonate le sette/ è l'ora dei miracoli.

La scrittura poetica di Agosti restituisce la bellezza di un attimo che si è perduto, nella consapevolezza estrema che proprio quell’attimo descritto sta sfumando, divenendo desiderio. Il tempo e lo spazio sono categorie che perdono sostanza. Il dubbio che tutto ciò sia veramente esistito, che tutto ciò sia stato realmente sentito e condiviso è essenziale per capire la poesia di Agosti. Il dubbio è pietra fondante e si mescola al turbamento nello stare al mondo, malgrado ogni ferita, ogni cicatrice, malgrado la percezione immensa e intramontabile di una solitudine e di un isolamento che includono ugualmente una pietas verso la condizione umana e una sensibilità accesa verso ogni dettaglio. La comunicazione è raccontata e contemporaneamente evasa. Un esilio dal mondo, stando ogni giorno nel mondo.

Non vedo edifici crollare/grandi onde demolire i moli/ fenditure infiltrarsi al nucleo del pianeta
eppure il mio piccolo mondo geme di un dolore profondissimo/ e avvizzisce nero e muore
mentre il bosco brilla di lucciole/ e la grande avenue danza di taxi gialli/ e i cori risuonano in ogni navata/ e nessuno/ nessuno ascolta questa pena/ ancora più insopportabile / nel punto morto tra lo slancio di un'altalena / e il suo allegro ritorno. / Ogni martirio vive nel silenzio.

 

  Scoramento e tristezza si fondono al sentimento della compassione per ogni creatura. L’uomo e la donna sono sopra una linea immaginaria, vicino eppure lontani, presi da una nostalgia che li tocca e li divide. Il contrasto tra due sensazioni è spesso l’origine della genesi poetica del testo, seguendo la figura retorica dell’ossimoro, una combinazione comunque stilisticamente mai casuale, ottenendo sorprendenti effetti stilistici.  Gli ossimori sembrano privi di senso logico ma acquistano senso per il loro significato traslato, dando sostanza ed espressione al pensiero, nella sua forma espressiva e poetica.

Sto provando a dare ordine al mio caos/al momento ottengo un caos ordinato per sillabe:/ ca ca ca, pe pe pe, ti ti to/ risulta più vantaggioso alla consultazione/ esclusivamente per il sottoscritto/egualmente sconclusionato per i terzi/ho provato a archiviarlo sfruttando 3 dimensioni/lunghezza per larghezza per altezza/continua a derapare verso infinito/ possedendo una sua consistenza nella 4°/tracima attraverso la dimensione temporale
dal passato al futuro scansando il mio presente/precipita in gorgo vettoriale non-euclideo
si avvita a velocità-luce/poi stalla all'improvviso

La matrice letteraria di questo viaggio è sicuramente nordamericana. La disperazione ribelle della Beat Generation, la drammatica condizione di emarginazione e di esclusione che si respira nell’Antologia di Spoon River di Edgar Lee Masters, la spregiudicatezza del verso libero di Walt Withman e di Bukowsky, la rivoluzione letteraria di Salinger e di Hemingway, la mistica del quotidiano di Carver. Una sofferenza che consente un’ampia libertà espressiva, un’insofferenza per ogni atteggiamento erudito e saccente e che offre la possibilità di sperimentare virtuosismi creativi spregiudicati e disinvolti.

Nell’ultima sezione dedicata ai “figli della luna”, Agosti ci racconta in versi il suo forte radicamento paterno nella dimensione dell’autismo. Ogni poesia è confessione estrema di un amore pieno e sofferto, dell’empatica  immersione giornaliera nel percorso drammatico  del figlio, verso ogni gesto che apre alla comunicazione. Qui, con grande garbo e nobile delicatezza ci offre una chiave di interpretazione per una esperienza, che non viene mai capita fino in fondo. Diventa così la sua poesia testimonianza e maestra di vita per chi si avvicina con superficialità e distrazione a un mondo di affetti e di disperazione accorata.

 

Non avvicinarti sono pericoloso

 sono impegnativo, tirannico  

sono irraggiungibile.

Non avvicinarti se non ami il rischio

se non senti il richiamo dell’abisso

che ti trascina nel mistero fitto

 dei mondi del silenzio.

Non avvicinarti per capriccio

per curiosità, per pena provvisoria

per scrupolo sociale, per buonismo.

Se tieni la contabilità del dare e avere

se lavori di bilancia, non avvicinarti

ti prenderò molto più di ciò che avrai indietro

ti sottrarrò ogni momento, ti deprederò del tuo tempo

dei tuoi bisogni (leciti e chi lo nega)

di ogni molecola di energia

di ogni oncia di pazienza

di tutto ciò che ti era caro prima e che amavi

di ogni tuo desiderio, ogni piacere

delle necessità più elementari.

Non provare a toccarmi se reclami una vita

perché ho cancellato il prima

ho licenziato il dopo

li ho riassunti in un eterno presente

fatto della mia incombente esistenza

gigantesca, gigantesca

della mia perfetta estraneità al vostro mondo

e nonostante tutto

malgrado le lacrime e la fatica

e l’illimitato smarrimento

 

e l’incapacità di immaginare la luce

solo per un effimero istante di gioia purissima

assoluta

tu mi amerai fino alla fine

e non conoscerai altro amore all’infuori di me.

 

Pierfilippo Agosti ci regala così in questo affascinante Diario poetico, la sua weltanshauung, in una mistura esplosiva di rara natura, dove la scrittura diventa atto di sopravvivenza e testimonianza umana incancellabile.



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