In cerca di un dio che odia le croci
Foto di Elio Scarciglia

In cerca di un dio che odia le croci

diCarol Guarascio

“BIOGRAFIE” DI FRANCESCO PALMIERI, 

 

Dal primo all’ultimo verso di questa raccolta non smette di accompagnarci un ritmo di settenari talmente rotondi da cullarci dolcemente e farci riconciliare con tutte quelle tematiche ostiche, tortuose e indecifrabili anche per la poesia: la vita, la morte, dio.

Dio è super-evocato e chiamato in causa di continuo, a volte è proprio lui ad essere “il male”:

Il male è troppo dio nel cuore

Troppo dio

in questa carne che sbaglia.

 

Oppure

Dov’è la salvezza

se è dio persino

a far piangere dio

 

Il poeta invidia quasi il dio della donna a cui spesso si rivolge, perché è un dio sano, un dio che fa miracoli, un dio giusto; d’altronde lei è convinta del fatto che stare senza dio non ha senso.

 

E allora Palmieri scrive:

Io dico che avrei voluto

Che il tuo dio fosse migliore

Un dio che odia tutte le croci

Un dio che sa quanta tristezza

dimora in chi non è felice.

 

Della morte Palmieri costruisce metafore liquide:

 

È un’acqua la morte

Che trasuda dai muri

Poi si allarga la crepa

 

E si attende la piena.

 

Nei versi si dice ancora della morte che essa interrompe il dialogo, non permette nessun tipo di comunicazione ulteriore, non contempla appuntamenti per il giorno dopo, lascia orfani i nomi dei morti sulle labbra…

E forse la vita è solo un vivere morti, un vivere inesistenti;

il corpo di notte si chiude a rosa e fa le “prove di morte”, dorme “tutto buio”… Lo scrivere soltanto dilata la vita, la scrittura rende più vivibile la vita, lei che “ci vuole leoni aguzzi” ma “siamo tutti bambini/traditi ad uno ad uno/ stranieri e ognuno solo”. Eppure “la parola è un niente” e scrivere serve solo a non morire.

E forse l’eternità è essere bambini e guardare i vecchi elaborando l’unica idea di morte possibile per loro, ovvero quella di essere assunti in cielo ad assumere il ruolo di angeli custodi che proteggono i loro cari dall’alto. Non c’è altra morte per loro. 

Ce ne sono tanti di angeli tra queste pagine, spesso vanno a piedi, a volte il loro passaggio è solo uno sbuffo d’aria, non può essere presenza. In alcuni casi ci sono angeli assassini, evocati dal poeta che si trova “solo fra cielo e terra”, ormai perduto e stanco.

Ci sono specchi che rimandano all’io lirico un’immagine difficile da accettare, “una maschera appassita” che ormai ha preso possesso del volto e sente il tempo che la aggredisce senza tregua.

 

È una raccolta sincera e organica questa di “Biografie” di Francesco Palmieri, che si ferma a tirare le somme e stilare un bilancio di una vita piena e felice, almeno finché si è stati bambini…

Per acquisti 

 

Commenti

Lascia il tuo commento

Codice di verifica


Invia

Sostienici