La forma del cielo di Arsela Isakaj

La forma del cielo di Arsela Isakaj

diCinzia Caputo

Come in una fiaba…

Un ragazzo

dagli occhi blu

e l’anima buona

è il mago

di questa storia.

 Questo l’incipit dei versi narrati da Arsela Isakaj in La forma del cielo, Terra d’Ulivi edizioni. Racconta di un amore finito, della fine di mondo che è sempre quello che accade a noi donne quando perdiamo un compagno che avevamo sperato fosse per sempre. L’autrice anche con una certa dose di ironia ci racconta e si racconta:


Avrei preferito un ranocchio.Ho posato una corona di fiori sulla tua testa e hai creduto di essere un re.


Comprendere che tradire è il compito individuativo che soprattutto noi donne dobbiamo affrontare per esprimere noi stesse, valorizzarci e non restare ombre dietro agli uomini amati.


 Non sentivo più il corpo quando eri tu a modellarlo.


E’ un processo lungo e doloroso quello che ci separa dall’amato, un lutto che ci fa in frantumi per poi ricucire i pezzi in modo nuovo e sembra di non riconoscersi, si ha paura di non essere più sé stesse.

 

Mi hai

aperta

e mi sono ricucita,

ma ora

non riconosco

le parti nuove

e qualcuno

tenta ancora di riaprirmi.

Come farò a ricucirmi?

 

Racconto gentile di un percorso evolutivo al femminile dove attraverso l’espressione simbolico/linguistica si sprigiona la potenza emotiva ed immaginativa che diventa arte.


Nell’aprirsi e nel chiudersi della cavità originaria, possa tu esser femmina comprendendo ogni cosa. Lao tze

Il confronto con il maschile è il problema essenziale della donna che deve liberarsi dallo stato di dipendenza e di inferiorità nei confronti dell’autorità maschile, sia interiore che esteriore, occorre che la donna, invece di proiettare i suoi bisogni di amore e protezione,  esclusivamente su un uomo reale o sui valori collettivi della cultura patriarcale, cominci a riconoscerne l’esistenza anche dentro di sé come componente originale e attiva della sua personalità.

 

Si passa così dall’amore dell’altro all’amore di Sé.

Ti chiedo solo di non far rumore. Come sai ho il sonno leggero e i sogni piombo.

Quando tornerai la serratura sarà la stessa, ma la tua chiave sempre guasta.

 

Se la donna riesce a stabilire una relazione positiva con questa parte, essa determinerà il rafforzamento e la maturazione dell’Io femminile. Il mondo dei segni è stato realizzato dagli uomini, la donna deve creare i suoi segni se vuole vivere come protagonista nel mondo, altrimenti subirà sempre il potere della  cultura dominante.

Il codice femminile è quello dell’Eros quando si esprime attraverso la scrittura che è cifra del Logos, costituendo così  una forma di integrazione, in cui si può utilizzare l’immaginario femminile nel codice di un linguaggio che è ancora quello maschile. Questo accade nella scrittura dell’autrice, una penna leggera e incisiva allo stesso tempo, ironica e dolorosa, morbida e dura.  

Possiamo dire con le parole del poeta Rilke, di sentirci come <<l’ultimo della sua stirpe>>, il predestinato a nominare ed evocare per l’ultima volta gli oggetti del proprio universo, così Il femminile deve poter  rinominare il mondo con le sue parole.  

In accordo con il pensiero della Zambiano ritengo che per salvaguardare l’uomo sia necessario un sapere che riesca ad esplorare un logos che scorre nelle viscere.

 Una forma di sapere che illumini il sentire originario in cui convergono corpo e spirito, passione e ragione, divenendo così testimone di quella ragione poetica, materna e mediatrice, in cui può accadere il miracolo di una  parola che comunichi con l’anima del mondo. 

 

Tradire il filo

che mi legava

all’amore

è stato il tuo compito

nel mondo.


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