Simboli, tradizione e conoscenza intuitiva
Gaspare Canino, Aldilà del cancello

Simboli, tradizione e conoscenza intuitiva

diFabio Tamborrino

IL MITO DELLE ORIGINI


Nelle moderne accademie si è in genere concordi nel considerare la Storia come una concatenazione lineare di eventi, nel corso dei quali la nostra specie si è evoluta da una condizione primordiale di scimmia antropomorfa, a ciò che siamo oggi. Un percorso quindi scandito dall’inesorabile progresso di una Umanità guidata dal faro della Ragione e confortata dalla Scienza.

Non è sempre stato così.

Questa idea ha di fatto preso corpo solo negli ultimi due secoli e mezzo, dall’Illuminismo in avanti, e si contrappone ad una concezione comune alle antiche culture tradizionali, e tramandata per millenni, che parla di una caduta dell'umanità -quindi di un processo non evolutivo ma involutivo- a partire da uno stato di originaria perfezione, che Esiodo aveva chiamato Età dell'Oro. Va detto che in epoche recenti, alcuni studiosi come ad esempio Oswald Spengler, hanno ripreso questa idea e, ripulendola dalle inevitabili coloriture proprie delle diverse culture nelle quali essa ha attecchito, l'hanno riproposta come chiave di lettura possibile, in alternativa al modello ormai consolidato della moderna storiografia.

Tale visione tradizionale ci racconta, in linguaggio mitologico, di un’originaria stirpe di uomini, viventi in uno stato di perfezione adamitica, in assoluta armonia con la natura manifestata e con il proprio simile, in cui l'essere umano aveva, con le cose del mondo, un rapporto più intenso ed immediato. Nell'atto del conoscere, più che la distinzione tra soggetto e oggetto, ciò che contava era il legame che poneva le due cose in relazione, legame che solo la percezione intuitiva permetteva di cogliere.

Tale percezione si integrava quindi con le informazioni derivate dai sensi fisici, e mediate dalla Ragione, per offrire all'individuo l'esperienza completa di un Universo vivente e pieno di significato.

Conoscenza intuitiva (sintetica e unitaria) e conoscenza razionale (analitica e duale), come i due cavalli della biga alata di Platone. Silente la prima e discorsiva l'altra, erano perfettamente integrate, come lo sono i due bracci di una croce, simbolo antichissimo emerso dall’inconscio dell’Umanità ben prima dell’era Cristiana [1]


LA “CADUTA”

Urbanizzazione, incremento demografico, sviluppo degli scambi e del commercio, crescita tecnologica: furono verosimilmente questi i fattori che determinarono un graduale allontanamento dallo stato edenico, dall’originale equilibrio di cui fece le spese la facoltà intuitiva. Sottoposto a una tale quadruplice spinta, l'Uomo non fu in  grado di conservare la propria struttura interiore tradizionale: l'Ego si impose sul Sé, l'antico patto si spezzò, Caino uccise Abele; la conoscenza fu intesa non più come Via di consapevolezza e di integrazione, ma solo come strumento finalizzato alla realizzazione di un utile.

Tutto cambiò.

Il Cosmo non era più un’entità vivente, una Iside dalle mammelle gonfie di latte con cui nutrire i propri figli, ma solo una complessa e inanimata struttura[2], soggetta alle regole della geometria e della matematica, da studiare all'unico fine di sfruttarne senza freni le risorse. Gli Dei smisero di vivere tra gli Uomini, e si ritirarono, mentre i loro messaggi, come la loro stessa natura, si fecero sempre più astrusi e incomprensibili, fino alla definitiva scomparsa, così come è ormai evidente ai giorni nostri.

Con l'affermarsi dell'Io, l'Uomo si è ritrovato solo, figlio di se stesso, e in questa condizione di isolamento egli si è organizzato in una struttura sociale fondata unicamente sulla distribuzione delle risorse materiali e del denaro, e sul benessere derivante da queste. Nessun altro criterio ordinatore è stato più preso in considerazione.

Anche la parola e la scrittura, che in principio erano strumenti carichi di valore simbolico, con la potenza evocativa che era loro propria, non furono risparmiate dal processo di volgarizzazione legato al progressivo decadimento dell'Umanità. Non c'era più spazio per l'infinita miriade di sfumature così intense e policrome, che solo il contatto intuivo con la realtà poteva offrire, inesprimibili con il linguaggio convenzionale.


I VEGGENTI E LE ORIGINI DELLA TRADIZIONE


Eplausibile pensare che questa atrofia della facoltà intuitiva sia dilagata presso tutte le comunità umane in modo non uniforme, e che singoli individui, o gruppi isolati, declinassero più tardivamente rispetto agli altri, conservando quindi abilità e poteri che dovevano apparire soprannaturali a coloro che ne erano ormai privi.

Iniziati ai grandi Misteri, re-sacerdoti degli antichi culti, sciamani, bardi, profeti, e poi visionari, mistici, eremiti, guerrieri. Rispetto ai contemporanei, e ancor più ai posteri, quegli individui, quelle piccole comunità, erano capaci di “vedere” aspetti della realtà negati ai più, agli uomini comuni. Solo che ciò che videro non era riducibile ad alcuna definizione o trattazione discorsiva che non ne alterasse e degradasse profondamente il significato più intimo; il linguaggio della ragione, dell'analisi come mezzo di conoscenza, non era adeguato a trasmettere il senso di quanto sperimentato attraverso il rapporto intuitivo con la realtà circostante.

Essi pertanto, attraverso i simboli, cercarono di fissare ciò che era possibile trasmettere della loro sapienza, elaborando sistemi dottrinari, rituali e tecniche di purificazione e di meditazione - si pensi al Raja-Yoga - e di trasformazione del pensiero discorsivo in pensiero immaginativo. Quei saggi rivolsero lo sguardo al cielo stellato, nel quale seppero leggere le storie dei progenitori dell'Umanità trasfigurati in forme di eroi, semidei e incarnazioni della divinità, dei loro rapporti con gli Dei, e delle cosmogonie che ne conseguirono, in un intreccio di narrazioni leggendarie poste nella dimensione astorica e atemporale propria del mito, e presenti in tutte le culture. Così prese corpo la Tradizione, nucleo fondamentale di tutte le vie della ascesi spirituale.


I SIMBOLI


Un simbolo è qualcosa di statico (ad esempio un oggetto, una immagine, un segno), o di dinamico (come un gesto, un'azione, un suono), atto a rappresentare se stesso sul piano materiale e al contempo, attraverso uno stretto rapporto di analogia, ciò che non ha nome, ed è inesprimibile e inconoscibile con i mezzi della scienza analitica. Esso ha il potere di far emergere profondi contenuti inconsci, consegnandoli alla coscienza.

L'intero patrimonio tradizionale è costruito sul concetto di simbolo: esso è una porta che si schiude alla coscienza ordinaria la quale, cambiando stato, può sperimentare l'intera gamma di significati trascendenti contenuti nel mondo circostante, lo stesso del quale prima si aveva solo una conoscenza razionalizzata e materiale. In questa prospettiva, ogni cosa può svolgere la funzione di simbolo, rappresentando, come avevo spiegato all'inizio, se stesso così come viene percepito dai sensi fisici, e al contempo quella parte che si manifesta solo alla facoltà intuitiva. Ma non basta. Attraverso l’esperienza dei simboli, è possibile indirizzare le forze richiamate con la purificazione, la concentrazione e la meditazione, verso la vera ascesi spirituale, la dissoluzione dell'Io, fino alla reintegrazione con la Causa Prima originaria.

   l'approccio al simbolo necessita, tuttavia, di una guida e una preparazione adeguata, senza cui il suo significato riposto può venire distorto fino all’inversione dell’effetto, e alla evocazione di forze maligne e distruttive: si pensi alla swastika, la croce uncinata, simbolo di antica e nobile origine, prima di essere degradato ad emblema della follia criminale nazista.

Da queste considerazioni, si definiscono meglio il ruolo e l'importanza della Tradizione. Essa è la sola vera guida per chi, con purezza di cuore e di mente, è in cerca della fatidica chiave per la Trascendenza.

La Tradizione è una sola, non importa quanto possano sembrare diversi i linguaggi e le metafore con cui essa si è stratificata e si è tramandata presso tutte le civiltà, nel corso della storia e nei luoghi più disparati della Terra. La Via da essa indicata è sempre la stessa, così come lo sono i simboli, presenti nelle sue pur molteplici mitologie e dottrine. 


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[1]  Si consulti "Il simbolismo della Croce" di René Guénon

[2] Si legga il saggio "L'eternità attraverso gli astri" di L. A. Blanqui



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