Teatro della memoria - terza parte
Opera di Edoardo De Candia

Teatro della memoria - terza parte

diOnofrio Arpino

Prima di mettersi in viaggio, la vide mangiare una mollica di pane intinta in un calice di vino e levare gli occhi al Peccato Originale. Forse una richiesta di protezione. La nebbia li nascose alla vista per un lungo tratto. Non avevano bagaglio, tranne lo zaino di Yasmeen. Costeggiarono l’orlo della gravina prima di deviare verso la via Appia. Sembrò a Basilio di abbandonare le certezze del passato in cambio di un futuro rischioso. L’immagine della consacrazione dell’ostia – e di sé stesso che dal presbiterio ascolta solo la cerimonia – si affacciava spesso ad agitarlo. 

Percorsero sentieri nascosti dalla macchia mediterranea, tenendosi lontani dalle strade di collegamento, a volte tenendosi per mano sui tratti pericolosi, a volte provando la sensazione del bisogno dell’altro e la dolcezza di darsi finalmente del tu. 

Superarono la chiesa rupestre denominata Cristo La Selva, seguiti per un po’ da un nibbio curioso poi, con un largo giro che tagliava l’Appia, s’inoltrarono nel Villaggio Saraceno. Sulla costa ionica, all’orizzonte, si scorgeva Metapontum. Un vecchio tunnel in disuso, scavato nella roccia per evitare di scalare la collina, consentì di aggirare il confine di Oblivium. Era sera tardi quando raggiunsero il monte senza incontri pericolosi.

I saggi, uomini e donne di varia età, tra cui Marta, a cui Yasmeen consegnò lo zaino, li accolsero da vecchi amici. Indossavano toghe bianche con fascia color porpora, simili a quelle degli antichi senatori romani, e sedevano su scranne davanti alle finestre arcuate da cui era possibile guardare il Tempio della Memoria. Bevvero insieme la tisana di benvenuto mentre il maxischermo mostrava la forma a Pantheon del tempio, le colonne del pronao e la parte centrale a cupola, sotto cui erano riuniti i convitati, vestiti di sete sgargianti. Tra l’andirivieni generale, anche bambini con in braccio eroi guerrieri e bambine con bambole lolite, più somiglianti alle evoluzioni delle Barbie e delle Bratz che alle bambole dell’Ottocento.

“Il Tempio è pronto per essere inaugurato” disse preoccupato il più autorevole dei saggi, un anziano col volto non indurito dagli anni. “Gli abitanti di Oblivium cederanno a Mnestic la memoria della propria corteccia cerebrale e quella del sistema limbico. Basterebbe ricordare le parole di Leopardi per esserne allarmati: solo la memoria può ricostruire secondo sensibilità e immaginazione i dati che i nostri sensi ci procurano.” 

I rintocchi di mezzanotte interruppero le considerazioni. Sul maxischermo comparve la sala del Consiglio allestita come un teatro di posa. Donne tornate ad essere archetipi della condizione femminile costretta a servire andavano avanti e indietro. La voce del portavoce gracchiò dal maxischermo imponendo attenzione. “Abbiamo l’onore di assistere a una svolta storica. La necessità biologica di dimenticare trova soluzione nel nostro repositorio comune. I primi minuti della nuova epoca devono mostrare in diretta i riversamenti della memoria in quella di Mnestic, vero atto propiziatorio del nuovo futuro. Vedrete anche quelli di ospiti prestigiosi. A noi non resta che affidarci ai custodi del nostro passato.”

“La vecchia Tv ha fatto scuola” sbottò l’esperta delle comunicazioni. “L’atto sacrificale dei culti antichi e gli ospiti prestigiosi fanno passare qualsiasi oscenità.”

Un’amara confusione prese Basilio: Yasmeen non era più con loro e la parola ‘sacrificale’ aggiungeva un cattivo presentimento a ‘consacrazione dell’ostia’.   

Mentre sullo schermo scorrevano i nomi dei donatori, accompagnati da applausi, iniziarono esempi di riversamenti. I donatori indossavano una cotta bianca con sopra il disegno del Tempio, ponevano sulla testa un casco percorso da una rete di led e lo tenevano per il tempo necessario all’implementazione. Un ronzio avvertiva che era terminata. Il donatore riceveva l’attestato di merito, l’alloggio e la rendita di servitore. 

In uno dei collegamenti con le associazioni di sostenitori, lo schermo proiettò le immagini di una veglia funebre. Quello che sembrava il corpo di un bambino era adagiato nella bara di cristallo. Basilio pensò che fosse un esempio di spettacolarizzazione ma si sbagliava. 

“Perfino chi è davanti al dolore” recitò compiaciuto il portavoce, “non manca a questo importante appuntamento. Sentiamo il dovere di ringraziare il Circolo di Pollicino per la testimonianza.”

L’applauso si moltiplicò attraverso i maxischermi. Con sorpresa e preoccupazione, Basilio vide Yasmeen tra i presenti. Non l’aveva vista andar via.

“Chi vegliate?” chiese il portavoce al presidente del Circolo di Pollicino, un uomo con i capelli bianchi e il volto giovanile.

“Il fondatore del nostro Circolo” rispose costui con gravità. “Si chiamava Pollicino ed era il personaggio di una antica fiaba. I personaggi delle fiabe muoiono quando non c’è più bisogno di loro.”

Credendolo a favore, il portavoce abbozzò un sorriso aperto.  “Ci illumini, presidente!” 

Il presidente fece una pausa per sottolineare l’importanza di ciò che stava per dire. “Pollicino è la metafora dell’uomo che pensa, che deve trovare la strategia per risolvere i suoi problemi. I sassolini sono i due sensi della stessa direzione: porli significa assegnare punti di riferimento; trovarli significa ricostruire il nostro passato per scegliere il futuro. Ambedue indicano che la strada maestra della ragione poggia sulla memoria. Se l’uomo non può fare come Pollicino allora Pollicino è morto...”

Il collegamento si interruppe e il portavoce, con un falso sorriso, riprese: “Ci scusiamo per l’inconveniente tecnico. Completiamo l’intervista solo in connessione audio. Continui pure, presidente!”

Con voce più metallica, il presidente riprese: “Pollicino muore come fiaba per rinascere in Mnestic. Con la memoria donata diventiamo le foglie del più grande albero del pensiero, in grado di ritrovare i sassolini e di risolvere ogni problema personale e sociale. A chi non ha fiducia in questo progetto di salvezza lancio una frase di Dante: Ora tu chi sei che vuoi sedere sulla scranna per giudicare da lontano mille miglia con la veduta corta di una spanna?”

“Benvenuti nella nuova epoca, amici del Circolo di Pollicino” salutò il portavoce, passando il collegamento a un’associazione che si occupava di persone ritenute fragili.

I saggi non erano sorpresi. “Tocca sentire Dante usato contro di noi…” disse il più autorevole, “ma Dante sa vendicarsi: il Circolo di Pollicino è una nostra creatura. Sapevamo che il presidente poteva essere oscurato e clonato ma avevamo bisogno di un diversivo per Yasmeen.” 

Basilio si agitò. Una fiammata di dolore lo prese al petto. Lo schermo la mostrò mentre indossava la cotta e il casco. In braccio aveva la bambola della sua antenata, forse portata nello zaino. Tentarono di fargliela lasciare ma lei resistette. Non era questa la strategia che lui aveva ipotizzato. Soffrì per tutto il tempo, guardando allucinato l’operazione. Quando il casco le venne tolto il rumore del processore aumentò enormemente di volume e cominciò a fare fumo. I mercenari mescolati fra gl’invitati accorsero con gli estintori. Lo spavento fece disperdere i presenti.  

“Il processo non è più arrestabile” continuò il saggio, abbandonando la preoccupazione e alzandosi dalla scranna. “Il numero dei calcoli e le istruzioni implementate stanno sconvolgendo ogni piano di archiviazione. Abbiamo in questo modo trasformato Mnestic nel personaggio Funes. I dati rimbalzano in un gioco di specchi che moltiplica ogni particolare rimandando all’infinito qualsiasi operazione. Proseguendo in questo sforzo si innalza la temperatura al punto di far bollire Mnestic e rendere insufficiente il sistema di raffreddamento. A Yasmeen va la nostra gratitudine.” 

Marta abbandonò ogni riserva. “Perché l’orgoglio deve passare attraverso il sacrificio? Un’altra donna ha donato parte della sua vita per concedere all’umanità il tempo per capire il rischio che corre. Non sarà facile per il Consiglio riportarsi allo stesso punto in tempi brevi.”

L’ammirazione per il sacrificio che la riduceva a una vita forse vegetativa accentuò il dolore di Basilio. La domanda fu quasi un grido di disperazione: “Cosa succede ora?”

“Abbiamo una buona notizia per lei” lo rassicurò Marta. “Il piano prevedeva di indirizzare i dati di Yasmeen anche in una rete esterna che fa capo a noi. Prima di allontanarsi Yasmeen mi ha consegnato il database delle proprie conoscenze, il suo teatro della memoria. Abbiamo anche la seta su cui Yukiko ha disegnato i circuiti dei saperi condivisi con Yasmeen. Il ‘servizio postale’, ricorda? Con il nostro simulatore avvieremo il recupero della memoria. Yasmeen chiede a lei di starle vicino: la rieducazione può essere lunga e i sentimenti sono fondamentali per il successo. Ecco il suo messaggio.” Pigiò un tasto sul palmare; la sua voce registrata lo invocò: Perdonami se ho mantenuto il distacco necessario. Voglio che tu sappia che non mi sono servita di te; è sincero ciò che provo. Aiutami a tornare nel tuo mondo. “Cominceremo dalla bambola, dai video dell’antenata e dall’odore della camomilla secca perché incide sul circuito limbico dell’olfatto poi passeremo all’olio di timo serpillo.” 

Basilio capì finalmente qual era il piano di fuga, a cosa fosse servito il rito di abluzione. Gioì vedendo entrare Yasmeen con in braccio la bambola, seguita dal presidente del Circolo e da Yukiko. Avevano approfittato della confusione generale per allontanarsi dal Tempio. Ma il dolore tornò presto come inquietudine. Marta la portò vicino a lui per farle sentire l’odore del timo; lei, confusa, sembrò non riconoscerlo. Il dubbio che la rieducazione restituisse la combattente che aveva conosciuto lacerava la speranza ma gli bastò averla vicino per decidere: il coraggio di combattere ora toccava a lui.  

FINE



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