Venezia non è una città come le altre
Foto di Elio Scarciglia

Venezia non è una città come le altre

diElisabetta Baldisserotto

Il secondo volume dell’antologia Natale a Venezia, appena uscito per i tipi della Neos edizioni, ha come sottotitolo L’oro della laguna. 

L’oro, si dice in uno dei diciassette racconti che compongono il volume (Due ferventi cristiani), “non è un colore come gli altri”. Nell’arte figurativa cristiana è, per tradizione, il colore dello spirito. Usato per le aureole, i paramenti sacri, i fondali musivi, è simbolo di ciò che è divino. Allude all’infinito e all’eternità. Non a caso, quindi, abbonda negli addobbi natalizi pubblici e privati. 

Ma, in quanto metallo prezioso, è simbolo anche di ricchezza e potere. Con l’oro si forgiavano le monete. E il denaro, si sa, è lo sterco del diavolo. 

“La caratteristica colorazione gialla dell’oro – ci viene spiegato in Elemento 79 è dovuta all’assorbimento delle lunghezze d’onda del blu dalla luce incidente”. Un blu che, nel racconto, rischia di diventare sempre più scuro fino a trasformarsi in nero. A suggerire che il Bene è sempre mescolato al Male, la cui tendenza è quella di prendere il sopravvento.

Il significato sovradeterminato dell’oro connota anche Venezia, che, al pari del colore, non è una città come le altre. Per alcuni è una miniera d’oro, da sfruttare e svendere pezzo dopo pezzo. Per altri è l’unica città a misura d’uomo, benedetta dalla bellezza e dalla luce. Fuori dal tempo. Galleggiante sulle acque dell’eternità. 

Venezia ha un passato glorioso, quello della Serenissima, presente nel racconto Due ferventi cristiani e un’origine ancora da chiarire che sconfina nella fiaba come ne I pesciolini d’oro. Ma Venezia ha attraversato anche fasi più prosaiche, sebbene ruggenti, come quella del Risorgimento che rivive nel racconto L’Oro della Patria. E fasi oscure come quella del fascismo di cui si narra ne Il sole d’inverno. 

A Venezia, da secoli, le donne si dibattono “tra strasse e affanni” (Il regalo di Natale), i ladri si arrampicano sui tetti (La prima stella), le coppie cercano difficili equilibri tra immaginazione e realtà (Quello che conta davvero), le future madri vanno in barca come “madonne dei pescatori” (L’attesa), i poveri agonizzano in solitudine (Luci a Natale). 

Oggi Venezia, preda di affaristi senza scrupoli e di quella “mentalità nuova, in cui tutto funziona in modo sempre più perfetto, ma provvisoriamente. Poi via, al macero” (Oro con dedica) è anche la Venezia degli eterni precari, costretti a escogitare espedienti per sopravvivere (L’età dell’oro). 

Nonostante lo scempio di cui è vittima, Venezia è pur sempre una città diversa dalle altre (non soltanto per l’assenza delle automobili) e questa antologia ce la fa esperire attraverso i sensi. Attraverso la vista, prima di tutto: “Una luce dorata rimbalza sui tetti, sui campanili, su una cupola menta, su angeli che si stagliano verso l’alto come se la città fosse già un presepe” (Se chiudo gli occhi). “Una luce così veneziana, come quella che brilla tremula sul pelo dell’acqua quando il sole la colpisce entrando improvvisa girando l’angolo di un rio sconto e tu non te l’aspetti” (Il vestito d’oro). “Mi libravo senza paura nell’aria tersa, sopra le nuvole, e scrutavo dall’alto l’immensa distesa dei tetti che sembrava quasi un mare pietrificato nel pieno di una tempesta, un caos ordinato così bello e pittoresco che non rimpiansi di aver perduto il mio peso. Vedevo Venezia dall’alto ed era colorata d’oro. Poi mi avvicinavo e le giravo di nuovo intorno come se fossi un gabbiano affamato”» (Il corno d’oro del ghiozzo paganello). Inoltre ce la fa sentire attraverso il gusto e l’odorato: “Erravamo spesso senza meta, abbandonati alla città, il sapore di liquirizia delle caramelle di zia che duellava con l’odore salmastro che saliva dai canali” (La gazza ladra). E infine attraverso l’udito, con le note del suo dialetto liquido “«Cossa ti disi, se fasémo un sprisséto?». «Bon, ‘ndemo» e delle sue espressioni idiomatiche «Oro, vecio, vien co’ mi»”. Bisogna sapere, infatti, che la parola “Oro” a Venezia viene usata anche per esprimere gradimento, approvazione, stima. Se una persona è Oro, vuol dire che è una persona disponibile e per bene, una persona speciale. Come il protagonista di Oro, ti vol un spriss?, esempio di un’umanità sofferente ma dal grande cuore.


Natale a Venezia. L’oro della laguna, Neos 2021 è curato da Elisabetta Tiveron e Caterina Schiavon e contiene racconti di: Elisabetta Baldisserotto, Francesca Boccaletto, Annalisa Bruni, Enrico Cerni, Mario Coglitore, Marco Crestani, Cristina Gregorin, Roberto Masiero, Marilia Mazzeo, Francesco Paloschi, Irene Pavan, Monique Pistolato, Caterina Schiavon, Lorenza Stroppa, Elisabetta Tiveron, Annarosa Tonin, Sara Zanferrari.

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