Voci perdute e ritrovate
Foto di Giancarlo Baroni

Voci perdute e ritrovate

diElisabetta Baldisserotto

Terra del Salento, estate 1959. Terra di ulivi e di cicale. Terra riarsa, sole accecante, labbra screpolate, caldo insopportabile. Ernesto De Marino e la sua equipe indagano intorno al mistero della taranta. Esiste davvero un ragno che morde le donne e le rende invasate?

La gente del luogo non parla. Diffida degli studiosi muniti di registratori, macchine fotografiche, cineprese e taccuini.

Tra loro Annabella Rossi, giovane antropologa che, nel 1970, in Lettere da una tarantata, pubblicherà l’epistolario di Anna, anziana contadina semianalfabeta, “morsa, a quindici anni, dal ragno che le toglie la gioia, le squassa il corpo, la butta per terra, le sbatte la testa, e il braccio si frattura. Per giorni i lividi le segnano il corpo”.

Nel 2014 la giornalista Ada Mabilia, venuta in possesso di alcuni misteriosi “pizzini”, inizia a sua volta una ricerca per scoprire l’origine e il significato di quei rotolini di carta conservati gelosamente per decenni dalla propria madre, scomparsa da tempo. E si ritrova a ricalcare le orme di Annabella.

Comincia così il bel romanzo di Elianda Cazzorla, Tela di taranta, uscito a giugno 2021 presso Iacobelli, come un’indagine intorno a un mistero al centro della vita di tre donne, che è poi il mistero della vita umana, del passato che si ricongiunge al presente attraverso fili impercettibili, segni magici, coincidenze di date, ritrovamenti fortuiti, sogni che sono ricerca “di spazi più aperti di una camera da letto”.

Con il calore e la passione della donna del sud, con la sua lingua intensa, immaginifica e al tempo stesso impeccabile, Elianda tesse la sua tela narrativa e affronta il tema dell’incomunicabilità: tra esseri che si amano, tra generazioni (“quanto poco sappiamo delle persone che ci vivono accanto e anche di chi ci ha messi al mondo. Sono lì ogni giorno, e ogni giorno potremmo sapere. Invece rinviamo convinti che ci sia tempo”), tra mondi socialmente diversi, come quelli dell’antropologa e della contadina, o incommensurabilmente distanti, come quelli dei vivi e dei morti.

Per gettare un ponte tra i mondi, per sanare la frattura che li rende inconciliabili, ci sono debiti da saldare. Rimorsi da placare. Biografie da ricostruire. Documenti da studiare. Immagini da interpretare. Voci perdute da ritrovare. Colloqui, dentro e fuori di sé, da intrattenere per la prima volta.

Ada, la voce narrante, rappresenta dunque quella parte di noi che è impegnata a penetrare il mistero della propria vita attraverso la riscoperta delle origini, attraverso la ricostruzione, pezzo per pezzo, del proprio passato che chiede di essere riletto, riattraversato, compreso a fondo nella sua complessità. Ma poiché il passato non è solo nostro, è intessuto delle vite altrui, per Ada si rende necessario portare alla luce le storie di queste donne a lei misteriosamente legate, per restituire loro verità e quindi dignità. Per elaborare il lutto e riconciliarsi, sebbene sempre in modo provvisorio e imperfetto, con se stessa. “Del resto questa è la nostra condanna, di donne e uomini in cerca di se stessi: dirsi con la lingua d’altri e non sempre riconoscersi”.

Libro che sfugge alle classificazioni, questo di Elianda Cazzorla. Potrebbe essere un romanzo storico, visto che Annabella e Anna sono realmente esistite. “E perché non un giallo surreale? Ada le ha incontrate con i loro corpi e le loro voci a Roma e Ruffano, attraversando l’Italia in treno. Come nei reportage, registrando interviste e osservando soggetti. Ha formulato ipotesi, come nei saggi, per sostenere una tesi. Quindi non c’è un’etichetta per Tela di Taranta. La tessitrice del mistero ha intrecciato trama e ordito secondo il suo volere, lontana dalle imposizioni di un unico genere letterario”.

 

 

Elianda Cazzorla, nata a Bari, vive a Padova. Già docente di lingua e letteratura italiana, esperta di educazione linguistica, autrice di antologie per la scuola superiore, scrive per quotidiani e mensili. Suoi racconti sono comparsi in riviste e antologie. Isolina, un martedì, il suo romanzo d’esordio (Iacobelli, 2019), è nato sulle pagine di Carte Sensibili, con cui collabora mensilmente dal 2015.

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