“La vita va così” di Riccardo Milani
L’ultimo film di Milani, presentato come film d’apertura alla ventesima edizione della festa del Cinema di Roma, racconta la storia di una terra, la Sardegna meridionale, e del suo ultimo custode, un pastore di nome Efisio Mulas.
È un film di tensioni e contrasti tra chi crede e si identifica in un progresso fatto di cemento e ruspe e chi riconosce solo alla terra la propria memoria e la propria identità.
I due personaggi principali del film che corrispondono a queste caratteristiche sono, da una parte un ricco imprenditore del Nord Italia intenzionato a costruire un resort di lusso in quel tratto di costa incontaminato, e dall’altra un pastore solitario e ostinato a non vendere la sua parte di terreno mentre tutti gli altri lo hanno già fatto.
Dai titoli di coda sappiamo che Milani si è ispirato a una storia vera.
Sorge naturale allora chiedersi chi era questo pastore che rifiutò milioni di euro pur di difendere la sua terra.
Il suo nome era Ovidio Marras, nato e vissuto a Teulada, proprietario di un podere nella zona di Capo Malfatano da dove si muoveva per pascolare le sue vacche in riva al mare.
Nonostante le molte pressioni, anche da parte suoi stessi compaesani che vedevano nel resort possibilità lavorative, nonostante i tentativi di corruzioni e le altissime offerte in denaro, Ovidio Marras rispondeva sempre di no, la casa era sua e a lui il denaro non interessava.
Quasi analfabeta intraprese una lotta legale che durò sedici anni, diventando il simbolo della resistenza ambientalista e della difesa del territorio dalla minaccia dei colossi dell’edilizia e della speculazione.
Fu definito il Davide sardo e tutta la vicenda, portata avanti anche grazie all’aiuto di associazioni come Italia Nostra, ebbe grossa risonanza anche internazionale.
Nel 2016 Ovidio Marras vinse la sua causa in Cassazione che decretò non solo la sospensione dei lavori ma anche la demolizione delle varie strutture
che erano state costruite tutt’intorno al suo podere e sulla strada di campagna che lui usava percorrere con le sue vacche verso il mare.
E qui c’è l’altro grande protagonista del film, il mare e la sua costa.
Aspra. Alta, resta come sospesa sull’azzurro per poi distendersi in ampie spiagge chiarissime. Appena oltre la macchia mediterranea con i suoi corbezzoli, ginestre, lentischi.
Questo il luogo di tutti, come lo definiva, e perciò difeso, Ovidio Marras morto a Gennaio del 2024 all’età di 93 anni.

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