Il senso sparuto del vuoto
……Ciò che lo definisce uomo creante è la sua particolare disposizione e il suo titanico coraggio ad arrendersi di fronte all’evidente realtà del vuoto che ha dentro.
La ricerca del vuoto è l’essenza del profondo dell’Essere, la citazione in esergo da cui
l’autrice parte lo sottolinea con forza.
Una concezione organicista dell’universo suggerisce un’arte tendente a ricreare un microcosmo totale in cui primeggi l’azione unificatrice dello Spirito, in cui lo stesso Vuoto, lungi dall’essere sinonimo di nebulosità o di vaghezza, viene ad essere l’ambito di una rete di interazioni in cui arte e vita sono un tutt’uno. L’ideale che anima l’artista è quello di realizzare un microcosmo vitale in cui sia in grado di funzionare anche il macrocosmo.
sento che cadrò
sfogliandomi col vento in un autunno strano che mi passa accanto
l’ombra delle cose
dentro.
Il Vuoto è tradotto dal ritmo del verso che non è mai una misura calcolata che spezza lo sviluppo continuo, ma uno spazio che permette alle parole di risuonare, una risonanza oltre la risonanza che apre al silenzio.
mi accosto alle parole col tremore di chi porta tra le braccia
un bambino appena nato, col timore che mi cadano, la riluttanza
per tutte quelle rughe – quando si dice che invecchiando si ritorna allo stato primordiale, vale
anche il contrario-
il volto livido, gli occhi (ancora d’acqua)
e la paura di non conoscerle, la pelle
rossa dallo sforzo, i varchi duri a cedere….
In poesia, infatti, il vuoto si introduce tramite soppressione di alcuni termini grammaticali, detti appunto parole vuote, istituendo nella composizione la forma del parallelismo. Tali procedimenti per la discontinuità e reversibilità cui danno vita nella progressione lineare e temporale del linguaggio, esprimono il desiderio del poeta di creare un rapporto di reciprocità tra soggetto e mondo oggettivo.
poi un giorno arriva quel tepore a g r a p p o l i d i g l i c i n e
e sai di maggio coi fioretti sulla lingua
che un poco pungono e un po’ sono sacrifici
dolci a mo’ di mamma
lo vedi in una rosa antica e s g r a n i tra le dita
corone profumate di ricordi è arrivato maggio, arriverà l’estate che hai cercato mesi
La filosofia che sta alla base del pensiero Orientale e in particolare di quello taoista sostiene che tutta la realtà nasce da due principi fondamentali e complementari: lo yang (o principio attivo, maschile, creativo) e lo yin (passivo, femminile, ricettivo); tali principi non sono considerati come opposti e irriducibili, né dotati di attributi morali (il bene contro il male), ma perennemente destinati a fondersi e dividersi in vari modi e in un ciclo infinito. L'essenza della realtà è in sostanza il mutamento.
Il Vuoto quindi, è un elemento altamente dinamico, connesso al principio dell’alternanza Yin/Yang, e costituisce il luogo in cui si operano le trasformazioni, in cui il Pieno e in grado di raggiungere la vera pienezza.
bianco è il silenzio
e il colore vi è dentro tutto e unico
come l’ovale di un utero pieno
sta ai vuoti incrinare le rughe al velo
La concezione del TAO rispecchia l’ordine della Natura in senso dinamico, ed è il “senza forma” che produce tutte le forme esistenti attraverso e per mezzo dell’interagire di due principi archetipici primordiali antitetici ed al tempo stesso complementari: Yang, il Creativo, principio attivo maschile rappresentato nel libro dell’I Ching, graficamente dalla linea intera, che simboleggia l’energia del Cosmo e Yin il Ricettivo, principio passivo femminile rappresentato graficamente dalla linea spezzata, che simboleggia l’energia della Terra.
una pioggia che scompagina, un infrangere di vetri il vuoto che tracima dalle foglie di un giovedì
da tagliare, come quelle steppe ancora secche, residue dall’inverno questo è il tempo del mio tempo
una primavera che ancora strozza i lacci alle dita e scolora i cieli, sempre così grigi
Ed è ancora il Vuoto che permette quel processo di interiorizzazione e di trasformazione con cui le cose realizzano il proprio sé e il proprio altro, raggiungendo così la totalità.
l’essenziale
lasciamo decantare un calice di mare con lo stelo tra due dita
il tempo che ci vuole per la trasparenza ho la lingua che ricalca i bordi
ed echi conquistati a prescindere dai vuoti forse io tu o ancora un altro noi riusciremo a prenderci i silenzi
da trasformare in verbo
con la precisione di una miniatura
Così l’artista ci suggerisce un senso che sfiora la saggezza dell’arte come vita
arriva come uno sfiorare di mare
i capelli, la salsedine risveglia richiami il bucare la risacca per contare le volte che la quiete s’infittisce
sul mio profilo
nel bisogno di trovarti amore, sono carne cerco varchi in cui insinuare silenziosa
il calore dei ritorni le vertigini
intrecciate come nidi
quanto è semplice questo cadere sulle cose il ripetersi sui tetti -ogni sera
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